Parlando di In Rainbows, l’ultimo album dei Radiohead, non si potrà fare a meno di accennare all’avanguardistica strategia di marketing che ne ha preparato l’uscita.
Nessun contratto con una casa discografica, nessuna anticipazione e copie omaggio a giornali e riviste del settore. L’album sarebbe uscito solo online lo stesso giorno, per tutti: il 10 ottobre 2007. Il prezzo? It’s up to you. Offerta libera, anche niente. Per fan, collezionisti, amanti del vinile e degli artbook c’è il super cofanetto a 40 sterline, ordinabile dallo stesso sito.
Si è parlato di scavalcamento dell’industria discografica, di nuove forme di distribuzione e di tutto quello che un gesto del genere comporta . Ma non si tratta solo di marketing: con quel “It’s up to you” i Radiohead, da sempre fuori dagli schemi in campo musicale, rovesciano le leggi del mercato. Sia chiaro, l’economia di mercato è una mostro difficile da abbattere e questa strategia, sui grandi numeri, è insignificante e frivola, ma porta anche nell’industria discografica quello che a livello globale (e con conseguenze ben più serie) sta tentando di sconvolgere il Moloch indifferente e inumano dell’economia di mercato, l’economia per cui il prezzo è deciso da domanda e offerta, senza interferenze morali. In breve: l’idea di questa nuova economia è che l’etica non dovrebbe mai essere scissa dall’economia, che la povertà, la qualità della vita e l'eguaglianza non si valutano solo attraverso i tradizionali indicatori (ricchezza, reddito o spesa per consumi) ma soprattutto analizzando la possibilità di vivere esperienze o situazioni cui l'individuo attribuisce un valore positivo.
Sì, trovare i Radiohead e l’economista indiano Amartya Sen (autore di “Etica ed economia”, “Risorse, valori, sviluppo” ecc.) nella stessa pagina, potrebbe sembrare blasfemo, forse inopportuno ad un primo sguardo. Ma il principio è lo stesso: riportare la soggettività, i valori, l’etica, l’umanità nell’economia.
E penso che la decisione dei Radiohead di distribuire il nuovo disco a offerta libera, sapendo del loro orientamento politico e dell’interesse per il libro di Naomi Klein, sia una mossa consapevole in questa direzione.
Il prezzo lo decidi TU, non il mercato, questa indifferente e oscura entità metafisica che se ne sbatte dei tuoi bisogni morali, esistenziali e sentimentali. Tu, individuo responsabile e complesso, con la tua storia di vita, i tuoi gusti, il tuo modo di pensare.
Non una variabile in una equazione matematica, sullo stesso livello di altre variabili incorporee come domanda e offerta, non uno stupido puntino nella massa di cui si possano calcolare e decidere i bisogni e le preferenze (musicali, letterarie ecc.).
Insomma, portare nell’industria culturale e discografica principi che stanno cercando di smuovere l’economia di mercato a livelli “primari”, è un gesto di rara intelligenza e sensibilità.
Nessun commento:
Posta un commento