Rapporti di ricerca sulla vita sessuale delle formiche australiane e sugli ultimi avvistamenti di corridori onirici

sabato 25 dicembre 2010

L'angelo

Clara scopa solo i vecchi, i malati terminali e i poveri di spirito.
In quanto angelo non ha sesso, ma ama farlo con devozione assoluta.
Vive in una stanza angusta in via di Torpignattara.
Una delle sue amanti abita nello stesso condominio, al primo piano. Sta sempre sulla soglia di fronte a un piccolo televisore, come faceva da ragazza, quando viveva al paese e aveva già quattro figli. E' sorda, per questo mette la TV a tutto volume e, quando i vicini scendono per protestare, offre biscotti al miele e mostra le foto dei figli e le cartoline che le mandano a Natale.
Un altro amante è un vecchio pieno di rancore. E' l'incubo delle centraliniste del CUP e degli autisti dell'ATAC, perché passa le giornate sugli autobus – ha sempre qualche esame delle urine da consegnare, qualche analisi da ritirare – a insultare giovani donne e a sputare sui liceali, come se ognuno di loro, con malignità, fosse venuto al mondo solo per rubagli il posto e la vita.
L'altro amante è morto stamattina. Si è iniettato una dose letale di eroina, nella vasca da bagno. “Non sopporto più questo schifo, la gente è cattiva. Voglio averti tutta per me, per sempre scoparti, nel paradiso, dove c'è solo la tua bellezza.”
La polizia ha chiamato Clara, perché c'era il suo indirizzo sulla lettera del suicida.
“Perché mi hai lasciata?” sospira l'angelo. “Non lo sapevi, amore mio, che io sono qui, soltanto qui.”

lunedì 13 dicembre 2010

Merry Comedy

Sarà l'atmosfera natalizia, sarà la mancanza di idee, ma oggi voglio condividere con voi le tre comedy che apprezzo di più e che spero siano sempre più amate e seguite.

Bored to Death è la storia di uno scrittore che si sente uomo d'azione, è annoiato, non riesce ad affrontare il secondo romanzo e la ragazza l'ha lasciato perché fuma troppa erba e beve troppo vino bianco. Tutto ciò lo porta a mettere un annuncio si craiglist e a improvvisarsi investigatore privato. Senza licenza. Lo affiancano l'amico fumettista, pazzoide e iper-emotivo e il brillante e piacevolmente egocentrico direttore di una rivista. Comicità raffinata e surreale, fra Wes Anderson e Woody Allen, tanto per dare delle coordinate da non prendere troppo alla lettera. Nella prima stagione i tre caratteri stentano a coordinarsi e le tre rispettive storie non sempre sono legate e appaiono frammentarie. Ma nella seconda stagione tutto si amalgama e fila liscio, regalando picchi di comicità e umanità che pochissime altre commedie riescono a raggiungere. Ecco quali...


Raising Hope Una famiglia della lower lower lower class americana e una bambina pucciosissima. È prodotto dalla stessa cricca di My Name is Earl. E se lì il cinismo era nella "media", qui ci sono andati giù pesante per contrastare, immagino, la pucciosità del tutto. Nella puntata natalizia, tanto per fare un esempio, il babbo cerca di ammazzare "passivamente" la suocera per non pagare le tasse sulla successione della casa, gratis fino a natale. Le lascia punzecchiare il fuoco finto nella TV, aspettando che prenda la scossa, non interviene quando si fa il caffè solubile col veleno per topi (la ferma solo quando lo offre alla moglie) e solo alla fine, quando la vecchia sta per strozzarsi con una polpetta, le dà un colpetto sulle spalle per fargliela sputare e fra i denti mormora: buon natale.
Ecco, per chi non ha mai visto la serie, questo dettaglio può essere un po' fuorviante, ma era solo per rassicurare gli scettici che non ci troviamo affatto di fronte alla solita comedy sulla famiglia, magari un po' particolare e disfunzionale, i buoni sentimenti e via dicendo. Perché sì, i sentimenti ci sono, ma si esprimono in modo quanto mai puro e realistico.

Community Io ho amato fin dalla prima puntata la comicità intelligente e l'originalità di questa serie. Ma so che alcuni hanno cominciato ad apprezzarla davvero solo a metà della prima stagione... quindi datele tempo e sarete ampiamente ricompensati. È un vulcano di idee, un crossover di generi, una esplosione di battute brillanti e giochi meta-linguistici inarrestabile. Forse è questo che le impedisce di avere il successo che merita. Un po' perché ci sono a volte troppe citazioni, un po' perché le battute sono fin troppo intelligenti e raffinate, quando non si alternano a una demenzialità surreale spiazzante, un po' perché... che ne so, certe volte le cose molto belle proprio non sono destinate a sfondare. È una serie camaleontica che riesce sempre a sorprendere perché non segue le imposizioni e i limiti del genere ed è di una profondità rara. In una delle puntate che più ho amato, in cui c'è una curiosa rivisitazione del "Giardino Segreto" e si parla anche di razzismo e differenze di genere, due personaggi così commentano la distruzione del loro piccolo eden segreto:
"La purezza che non può essere per tutti non è vera purezza.
Forse il paradiso è una bugia."

sabato 4 dicembre 2010

Il caldo e il freddo

È una tradizione solida e radicata quella di formare due partiti opposti ogni volta che viene introdotto un cambiamento. C’è anche chi si pone nel mezzo e cerca di individuare razionalmente rischi e vantaggi di tale cambiamento, ma si tratta di pochi, freddi pensatori “neutrali” (come se ovunque fosse necessario allestire un campo di battaglia). Se parli con passione, se sei caldo, devi schierarti. Così anche per gli ebook si sono formati due schieramenti ed entrambi si crogiolano al fuoco d’una parola presa in prestito dai due linguaggi più caldi della nostra storia: quello del sesso e quello della religione. Ah, la parola è feticismo.
Ci sono da una parte i feticisti della carta, dall’altra i feticisti della tecnologia.
Non voglio parlare qui del futuro dell’editoria, dei vantaggi e degli svantaggi dei nuovi supporti di lettura, dei nuovi scenari economici e culturali che tale innovazione può aprire. Mi interessa parlare degli “affetti”, dei sentimenti profondi, irrazionali, ma non per questo meno validi, che suscita l’ipotetica fine del libro stampato.
Probabilmente ai magnate dell’editoria che si apprestano a varare le navi del nuovo formato, non gliene importerà una cippa di fragili, evanescenti nostalgie per l’odore dell’inchiostro, per la ruvida, calda consistenza della carta e via dicendo. Oppure gliene importa, ma sanno che le passioni, in guerra come nel business, si costruiscono. Con la pubblicità, con i dibattiti in tv, con tutti gli strumenti di persuasione che, nella nostra epoca, rinunciando in gran parte alla violenza esplicita, hanno raggiunto vette impensabili in tempi meno "illuminati".
Il libro, comunque, è un colosso difficile da battere nella coscienza collettiva. È una cosa grossa, forse al livello della teoria della terra piatta o del sole che ci gira attorno. Stiamo parlando di qualcosa su cui sono state fondate intere religioni. E non venite a dire che contano le parole che sono nel cuore e che viaggiano nello spirito, perché quelle parole sono state vergate prima nella pietra, poi sulle pergamene o altre robe che dovrei aver studiato archeologia per sapere, poi ricopiate a mano da monaci pazienti e infine stampate su fogli di carta, ma sempre, sempre palpabili, annusabili, leccabili… e provate pure a leccare lo schermo di un computer e vedete se non prendete la scossa.
Sono state scritte su supporti solidi, caldi. Non sono parole immateriali, fredde.
Ecco, di questo m’interessa parlare. Di cosa consideriamo caldo e di cosa freddo e di tutti i sentimenti suscitati da queste parole e del peso che assumono in una conversazione “razionale”.
Provate a leggere uno qualsiasi dei forum in cui si parla di ebook o a parlarne con un amico. Verranno fuori sempre queste parole.
C’è chi giura che non leggerà mai un libro sul freddo schermo di un computer.
Non ho mai avuto modo di toccare un lettore ebook in funzione, ma sono abbastanza sicura che lo schermo del computer acceso è caldo. Spesso molto caldo.
Sicuramente più caldo di un foglio di carta.
Allora perché alla tecnologia si accompagna sempre l’aggettivo “freddo”?
Sarà colpa della fantascienza e delle infinite opere letterarie e cinematografiche che hanno dipinto civiltà future e ipertecnologiche nelle quali gli uomini si muovono in spazi asettici e hanno cervelli enormi e cuori (spesso anche sessi) striminziti?
Io per prima vorrei tanto dare la colpa (e il merito) alla fantascienza, a questo genere ghettizzato e disprezzato che, a mio parere, ha influito nella nostra cultura, intesa in senso antropologico, più di tutte le opere della cultura alta messe insieme. Credo anche che, se sopravvivremo agli sconvolgimenti climatici portati dal riscaldamento globale, un giorno le opere che definiranno la nostra epoca saranno soprattutto quelle fantascientifiche, come in passato lo sono stati il romanzo psicologico borghese, la poesia cavalleresca, i pipponi romantici. E il postmoderno? Manierismo.
Tornando all’accusa di freddezza a carico della tecnologia, temo di dover chiamare in causa imputati ben più “incorporati”(sempre nel senso dell’amico Bourdieu) e ancestrali di un genere letterario (basso e popolare, per giunta) del XX-XXI secolo.
Oggi sentiamo parole e non vediamo chi le pronuncia. Vediamo oggetti che non possiamo toccare e annusare. Interi mondi, immensi corpi solidi, non solo piccoli rettangoli di fogli rilegati, vengono risucchiati in microscopici chip.
Non comprendiamo come funzionano gli oggetti che usiamo quotidianamente e poco importa che, in fondo, anche una banale forchetta sia composta da atomi e micro-universi di cui non conosciamo il funzionamento. La quantità di “ignoto” percepita in un cellulare è più alta di quella percepita in una forchetta. È il percepito, non il “reale” che fa girare il mondo. (Ehm… non mi sembra il caso di accennare a Heisenberg e alla fisica quantistica in questo momento).
Inoltre, un libro, quando finisce nell’oscuro, invisibile spazio di un lettore ebook, diventa immateriale. Non si può sentire, toccare, annusare. Un morto non sente più nulla. La morte è fredda.
Eppure anche i pensieri e i sogni sono immateriali e nessuno definirebbe freddo e asettico il proprio cervello.
La tecnologia ha estromesso i nostri sensi e ci ha immersi nell’immateriale flusso del pensiero puro.
Non credo che i sostenitori del partito tecnologico e degli ebook abbiano argomenti più razionali dei “feticisti della carta”. Sono in gioco sentimenti profondi. È in discussione, come sempre, la definizione del mondo, di ciò che è caldo e di ciò che freddo. Di ciò che porta la vita e di ciò che porta la morte.
Qualcuno sarà pure arrivato a leggere fin qua e vorrà sapere in che partito sono io riguardo agli ebook. Bè, non sono nel mezzo. Ma non sono nemmeno un’estremista “tecnologica”. Sono favorevole, da molto prima che se ne parlasse anche nella nostra provincia Italia. A volte mi dispiace che non siano arrivati prima, quando dovevo aspettare che mio padre mi portasse in biblioteca o dovevo mettere da parte la paghetta destinata al pranzo per potermi comprare un libro. Penso all’enorme quantità di libri che avrei avuto a disposizione… In fondo, però, è meglio così. Già passavo tutto il tempo a leggere da piccola, se avessi avuto pure gli ebook sarei diventata bianca come un vampiro.
Tuttavia, non m’interessava scrivere un articolo a favore degli ebook. Mi piace contribuire, come una minuscola, effimera operaia, alla costruzione della grande torre di Babele del senso, ma ancor più mi piace allontanarmi dal lavoro, di tanto in tanto, e guardare da lontano come sta venendo su bene la torre.
 

sabato 27 novembre 2010

#2


Vite

più brevi di un lampo sull'acqua

come la luce

eterne

sabato 13 novembre 2010

#1

Non c'è bellezza senza mistero. Non sapere se le cose hanno un fine, o una fine, perché la vita è così breve (un moscerino e una stella sono fatui allo stesso modo), non sapere cosa vede un gatto quando fissa il vuoto e se l'amore che proviamo è abitudine, chimica o un buco nero mutaforma, non sapere nulla per certo può ispirare una buona dose di disperazione. Sarei più felice se il mio campo visivo fosse invaso dalla pura luce? Sono le ombre e i contrasti, le zone d'ignoranza, che danno senso alla parola "bello" (la meraviglia è una raffinatezza dell'ignoranza). Se mi fosse concesso di scegliere fra conoscenza e bellezza, non sono sicura che rinuncerei alla seconda, pur con tutto il suo carico di angoscia.

lunedì 8 novembre 2010

Scott Pilgrim

In questo post parlavo di poteri vegani e offrivo un libro a chiunque avesse indovinato la citazione.
Era difficile sì, e poi non tutti sanno che i vegani hanno dei superpoteri che immancabilmente perdono quando si concedono un gelato. Almeno non lo sa chi non ha letto il mitico "Scott Pilgrim" del canadese Brian Lee O'Malley. In particolare il volume n.3, "Scott Pilgrim e l'infinito sconforto", dove Scott deve sconfiggere il terzo ex-fidanzato malvagio della sua amata Ramona, il diabolico Todd, che attualmente sta con Envy Adams, la ragazza che ha spezzato il cuore del nostro eroe, e suona nel gruppo rivale. Todd ha dei superpoteri, perché è vegano. Ma questo l'avevo già detto... Cominciamo dall'inizio.



Scott ha ventitré anni e ha una vita niente male, come assicura il titolo del primo volume. Suona il basso nei "Sex Bob-omb", vive a sbafo a casa di un amico, indossa sempre magliette fighissime e, dopo una disastrosa storia d'amore, esce con una diciassettenne. Tutto bene, finché si innamora di Ramona, una misteriosa ragazza con i rollerblade che Scott non riesce a togliersi dalla testa. Semplice: lei, per le consegne, usa spesso l'autostrada iperspaziale che passa nel suo cervello. Per conquistare Ramona, Scott dovrà sconfiggere i suoi sette ex fidanzati malvagi. Ecco, detto così, sembra terribilmente demenziale. E lo è, ma dobbiamo cambiare avverbio.



E sì, avete capito: questo è un fumetto da non lasciarsi scappare. Le magliette potete ritirarle in qualsiasi negozio iperspaziale. Sconti da urlo in fase REM.
Scott Pilgrim è un calderone di idee e di generi assolutamente geniale. Manga, videogiochi, pop music e scene di vita quotidiana rese con pochi, efficaci tratti che non hanno nulla da invidiare a fumetti all'apparenza più seri e "autoriali" (anzi, in quel caso li chiamano "graphic novel"). Certo, leggere un elenco di ingredienti non è come assaggiare quel che ne vien fuori. Se sento parlare di piatti come "pecorino e miele" o di "gamberetti e succo d'arancia" posso storcere il naso e dire: che schifo! Poi, magari, li assaggio e mi fanno schifo lo stesso. O li trovo paradisiaci. Insomma, oggi il cielo è pesante e buio, mi sento la pioggia nelle ossa e non ho molta voglia di impegnarmi con una recensione. Leggetelo e bon.

domenica 31 ottobre 2010

Dal diario dei sogni

Sogno #1
Una famiglia di mostri paga dei servitori senza scrupoli per farsi accusare di crimini non commessi

Sogno #2
Un gorilla incastrato nel tetto di una chiesa diroccata, in incubazione.  Un feto di gorilla gigante, albino, spelacchiato e umido. Nella vetrina di un negozio di elettrodomestici vedo qualcosa di fragile che spunta dal vetro. Una falena rossa. È incastrata nel vetro, come il gorilla nel tetto della chiesa. Dalle ali gocciola sangue. Anche sulle mie gambe ci sono gocce di sangue. Sono in una stanza piena di coperte, vecchi mobili e biciclette rotte. Non posso uscire. Dalla finestrella vedo la gente scappare dai mostri in incubazione nei muri dei palazzi, nell'asfalto delle strade, nelle vetrine dei negozi.

Sogno #3
Sono nella cucina di mia nonna. Sto giocando con l'iPod. Intorno a me decine di persone, perlopiù sconosciuti. È una festa, anche se non so cosa si stia festeggiando. A un tratto cominciano a morire. Mio padre dice: ma non vedi che stanno morendo? Non ti sei accorta che questa stanza è piena di cadaveri?
No, non me n'ero accorta. Cosa distingue un cadavere da una persona addormentata?
Accanto a me c'è un ragazzo che sembra ancora vivo. Chiamo il pronto soccorso. Ma non risponde nessuno. Forse il numero è sbagliato. Provo ancora. Il ragazzo è vivo, ma potrebbe morire da un momento all'altro. Cerco il numero in internet, ma la pagina non si carica, la linea è un 56k disturbato. Chiedo a mia madre di cercarlo sull'elenco telefonico, ma la pagina dei numeri di emergenza è strappata. Il ragazzo è riverso sulla sedia, la maglietta sollevata sulla pancia, che si alza e s'abbassa lentamente. Respira ancora. Compongo un numero a caso e mi risponde una bambina. Le chiedo di aiutarmi e le spiego dove cercare nell'elenco o in internet. La bambina sta per dirmi il numero, ma cade la linea.
Mi sveglio, sudata e col cuore in gola. Anche mio marito è sveglio.
"Qual è il numero del pronto soccorso?", chiedo agitata.
Lui salta su e afferra il telefono, nel panico totale. "Che hai? Cosa ti senti?”
“Ah, niente, c'era uno nel mio sogno che stava morendo e io non sapevo il numero del pronto soccorso", spiego placidamente.

domenica 17 ottobre 2010

Storie di bambole



 
Nota: Ho fotografato queste bambole al mercatino dell'antiquariato di Bruges. La storia più affascinante è quella della donna che le ha collezionate. Ma dalle poche parole che ci siamo scambiate posso solo immaginarla e lasciare che siano le sue bambole a raccontare.


sabato 9 ottobre 2010

Siamo



Siamo sconosciuti
che si sorprendono
dietro le maschere
di intimi amanti

giovedì 7 ottobre 2010

L'invasione degli ultracorti


Il libro narra la drammatica storia di Kodak, Helmut e Sonia, i cuccioli della cagnetta Laika tornati sulla Terra per vendicare la madre. Appena posano le zampe sull'odiato suolo i loro caschi spaziali esplodono e le schegge di vetro lunare si trasformano in uno sciame di pesci volanti a onde corte. Senza i caschi i tre perdono i loro poteri e si trasformano in innocui bastardini. Sonia diventa il cucciolo da compagnia di una eccentrica idol giapponese, mentre Kodak cade nel vortice della tossicodipendenza dopo una fulminea e brillante carriera nella squadra antidroga del Cinquantatreesimo Stato (una Repubblica Anarcosindacalista comparsa al confine dell'Arizona per l'impatto con una dimenisione parallela causato dall'atterraggio dell'astronave). Helmut, rimasto solo nella ricerca dei fratelli e dei mandanti dell'omicidio della madre, si unisce a una banda di senzatetto e incide con loro un disco classic-punk-metal, con influenza di r&b venusiano. Il disco ha un immediato e inspiegabile successo, dato che tutte le tracce sono raccapriccianti uggiolii ritmati da colpi a caso sui bidoni della spazzatura. Durante un'intervista con MTV Helmut incontra sua sorella Sonia, che a sua volta è diventata famosa per una apparizione in un film di mafia russo-cino-calabrese e ha scalzato la sua padrona dai ventagli degli otaku e dalle prime pagine di tutte le riviste di gossip. Grazie a una Visione Migratrice Part-time (elemento che sarà approfondito nel secondo volume della saga) i due cani spaziali scoprono che i pesci volanti a onde corte generati dall'esplosione dei loro caschi si sono infilati nelle narici di sessantasei teenager, trasformandoli in alieni pandimensionali dai poteri strafighi. A guidare l'esercito c'è nientepopodimeno che il fragile bastardino Kodak! Riusciranno i nostri eroi a ottenere vendetta e a sterminare l'umanità?

PESCE D'APRILE!!!! Ho preso in prestito una Visione Migratrice Part-Time che, oltre a centonovantanove poteri vegani (regalo un libro al primo che indovina la citazione), dà la facoltà di fare pesci d'aprile in qualsiasi giorno del calendario.

"L'invasione degli Ultracorti" è il nuovo, straordinario titolo delle Edizioni XII, in libreria dal 10 ottobre!
Sessantasei racconti brevi, brevissimi, da una riga a una pagina, di venti autori diversi racchiusi in un libro piccolo, adatto per letture veloci in qualsiasi situazione.
La minacciosa copertina (che ha ispirato il mio pesce d'aprile) è opera del brillante duo Diramazioni.
Gli autori sono: Valchiria Pagani, Roberto Bommarito, Marialuisa Amodio, Mirko Dadich, Angelo Frascella, Davide Cappadona, Simone Lega, Gloria Gerecht, Stefania Mosoni, Paolo Azzarello, Maurizio Bertino, Paolo Di Pierdomenico, Noemi Turino, Enzo Milano, Andrea Viscusi, Matteo Carriero, Simone Corà, Gabriele Lattanzio, Danilo Giovanelli, Kandido Burenson.
Il curatore è Raffaele Serafini, presente nella blogosfera col nome di gelostellato.

Il titolo è già disponibile in preordine scontato presso l'e-shop di Edizioni XII (a soli 6 euro!!!)

Per ulteriori informazioni si veda la scheda di Corti - Seconda stagione sul sito di Edizioni XII. Da qui si ha accesso alla scheda stampa.


lunedì 20 settembre 2010

In edicola... (a novembre)!

Questo grazioso Titty fetish appollaiato sulla spalla di un lavoro in pelle dal grugno klingoniano sarà l'immagine di copertina del numero 61 della rivista Robot, in uscita a novembre.
Ci sarà anche un mio racconto, "Vestiti usati a Treptow Markt", insieme al racconto vincitore del premio Robot 2010, "Hidden" di Luigi Rinaldi e a "Alice, davanti allo specchio" di Sergio Cicconi.

Viva la fantascienza!

Link alla notizia su fantascienza.com: qui

La radio emozionale

Una cena romantica e il nostro pc è pieno solo di musica che farebbe spegnere le candele con la potenza delle vibrazioni? No problem: su stereomood c'è una playlist pronta per l'occasione. Party con gli amici e nessuna voglia di pensare anche alla musica, pur sapendo che mettendo la riproduzione casuale rischiamo una sfilza di pezzi deprimenti che farebbero finire anzitempo la festa? Su stereomood ci sono playlist pronte per ogni tipo di festa, evento e momento della giornata. C'è la musica da ascoltare appena svegli, quella perfetta per quando puliamo casa (c'è persino la variante "pulizie di primavera"), quella da ascoltare mentre lavoriamo, scriviamo, dipingiamo o studiamo. Non può mancare la playlist per quando siamo ai fornelli, o quella che accompagna i momenti intimi. Ce n'è anche una da metter su mentre ci vestiamo. Non l'ho mai provata perché indosso sempre la prima cosa che trovo nell'armadio, tempo 10 secondi: non esistono pezzi così brevi.
Ci sono liste di brani adatti a ogni stato d'animo e situazione. Si possono aggiungere canzoni alla libreria personale, mixare playlist, creare nuovi tag.
La novità rispetto ad altri siti, web radio e simili con sistema di tag? Funziona. Le canzoni si accordano davvero allo stato d'animo o all'attività scelta. Sto ascoltando "crazy". Prima di metterla su pensavo: non potranno mancare gli Animal Collective e Screamin' Jay Hawkins. Infatti ci sono, insieme ad altre canzoni piuttosto... particolari. Ieri sera ho fatto partire "candlelight dinner". Impeccabile. Da notare che la selezione è molto buona, la qualità audio è ottima (è comunque possibile segnalare l'eventuale bassa qualità di un brano) e il buffering impercettibile, una scheggia.
Per chi fosse interessato alla questione dei diritti: il sito prende i brani da blog internazionali.


lunedì 7 giugno 2010

Il trasloco

Il trasloco.
"Fico! Come te lo sei procurato?" esclama Luca indicando il feto in barattolo poggiato s'una pila di libri.
"Credevo fosse tuo. L'ho trovato nello scatolone del pentolame" risponde Lisa, continuando a svuotare i pacchi.
"Come ci sarà finito?"
"Appunto. Se non è tuo, preferisco liberarmene."
"Starà da dio accanto alle action figure!"
"Non voglio quella roba in casa. Tanto più che non sappiamo come sia finita fra le nostre pentole. E poi è illegale tenere feti in... formalina, o qualunque cosa sia quella sbobba verde."
"Ma figurati! Se viene uno sbirro qui, prima ci arresta per l'hashish e per le tonnellate di roba piratata e poi, forse, per il feto. Ti prego, Lisa, lasciamelo tenere."
"Va bene, basta che lo nascondi quando viene qualcuno."
Una settimana dal trasloco.
"Smettila di tossire e fare quei versi, non riesco a dormire” fa Lisa con voce roca, dando una gomitata al ragazzo.
Che... che c'è? Non sono io.”
Accendi la luce.”
Ok... calmati.”
Viene dal barattolo. Guarda: si è mosso!”
Luca le carezza la guancia. Lei non distoglie lo sguardo dal feto.
Sarà la vecchia di sotto che russa.”
Ma erano sibili e gorgoglii, come una caffettiera con troppa acqua.”
Uguale a come russa mio padre!”
Luca la stringe a sé, allungando il braccio verso l'interruttore della luce.
Lasciala accesa, per favore. Solo stanotte.”

Un mese dal trasloco.
“Luca... tu non pensi mai... insomma, siamo sposati da un anno e non ne abbiamo ancora parlato e... lo so che prima ci dobbiamo sistemare, trovare un lavoro vero, ma non pensi mai ad avere un bambino?”
Luca fa girare fra le dita il filtrino a S che ha appena preparato, come un micro-bastone da majorette.
Ma abbiamo già il nostro fetino!”
Non scherzare su questo! Non scherzare!” strilla Lisa.
Scappa a chiudersi in cucina, sbattendo la porta.
Luca si fuma la canna.
Lisa torna per gli ultimi due tiri.
Ha gli occhi arrossati.
Comunque non siamo sicuri che sia il feto di un essere umano. A poche settimane si somigliano tutti... potrebbe essere un vitello, una tigre o... che ne so.”
Tre mesi dal trasloco.
“Dai, lasciami, starò via solo due mesi. Siamo già stati separati qualche settimana, no?”
Ma non eri così lontana. Melbourne è agli antipodi, lo sai?”
E tu lo sai che sei uno scemotto?”
Facciamolo solo un'altra volta.”
No, perderò l'aereo. Fa' il bravo e non distruggermi la casa. E niente festini con gli amici. E ricordati di nascondere il feto se viene qualcuno.”
Cinque mesi dal trasloco.
“Che puzza! Ma che hai combinato? Sembra un cimitero di topi morti.”
Lisa posa le chiavi sul tavolo, appende il soprabito e inizia a disfare la valigia.
Ti ho portato un regalo... ehi, che hai? Neanche un abbraccio, un bacio, e che cavolo!”
Lisa nota che il barattolo del feto è in pezzi accanto al letto.
L'hai rotto, meglio così. Dove l'hai buttato? Non è che l'hai lasciato a putrefarsi in giro?”
Il ragazzo, immobile, col volto contro il muro, emette un sibilo.
Non stai bene? Dai, togliti quel cappuccio, tanto non mi fai paura.”
Un altro sibilo.
Lisa si avvicina. “Sei il solito scemo.” Lo abbraccia. Le sue mani affondano nel torace molliccio e appiccicoso. Non riesce a staccarle, grida, mentre la figura lentamente si volta, emettendo fischi e gorgoglii, come una caffettiera con troppa acqua.

venerdì 4 giugno 2010

"Il cerchio si è chiuso" di Loredana La Puma

Cosa hanno in comune "Il cerchio si è chiuso", romanzo real-fantasy di Loredana La Puma, e una perfetta pop song, di quelle che ti ritrovi a canticchiare nella doccia, che hai voglia di ascoltare quando sei felice e che conservano il loro fascino inalterato nel tempo, come una "Strawberry fields" dei Beatles o una "Good Vibrations" dei Beach Boys?
Un tema semplice e immediato.
Un ritmo irresistibile, che cattura come un incantesimo.
Un tono leggero, che si introduce fra le tue sinapsi come una deejay timido e imbranato dietro la consolle, e poi fa vibrare i muri, ti entra dentro le ossa, ti emoziona in modo tutt'altro che leggero.
La trama è come un buon refrain: orecchiabile, ma unico. Nuovo.
Siamo a Palermo. Elli Giordano è una studentessa universitaria e la sua vita scorre sui binari della normalità: genitori amorevoli, una grande amica, lo studio, i ragazzi (coi quali non è molto fortunata, ma la prende con ironia). Be', forse è decisamente sfortunata, visto che il primo ragazzo per cui prova una vera attrazione, sembra venire da un altro pianeta.
Neanche Elli, a ben guardare, è Miss Normalità: percepisce i pensieri e le reali emozioni delle altre persone; è stata adottata e sua madre è morta in circostanze misteriose; strani figuri la spiano, con tecnologie da FBI e altri, ancor più strani, cercano di ucciderla.
Basta spoiler: non voglio rovinarvi la lettura.
C'è l'eterna lotta fra il bene e il male, ma non in qualche mondo lontano, in un tempo indefinito. Qui. Oggi. Fra le strade di Palermo. E a combatterla non ci sono le solite figure di cartapesta, ma personaggi vivi, che alla fine del libro devi salutare come vecchi amici. E' una cosa rara.
Ci sono i sentimenti: amore, amicizia, invidia, odio. Quelli forti, netti, di pancia, come gli ingredienti di base per fare un buon sugo. Attenzione a non confondere banalità e semplicità, perché non solo non sono vicine di casa, ma vivono agli antipodi.
E la semplicità richiede grande perizia e intelligenza. Questo, oltre alla buona dose di ironia che arricchisce il romanzo, assicura una piacevole lettura anche a chi non ama le storie di genere con protagonisti adolescenti o giovani adulti.
E infine, il ritmo. Il vero incantesimo che mi ha stregata dalla prima all'ultima pagina del libro, costringendomi a leggere per ore, incapace di uscire da un mondo divenuto reale come quello che avevo attorno.
Qualcuno dirà: come fai a paragonare un mattone di 483 pagine a una canzone pop di 3 minuti? Be', ho letto il libro in un solo giorno. Da pagina 1 a pagina 483 potevano essere passati 3 minuti, 3 secondi, 3 anni. Era parecchio che un romanzo non mi catturava al punto da farmi perdere il senso del tempo. Una delle giornate spese meglio della mia vita.
Qui trovate la scheda del libro e potete scaricare i primi due capitoli.

giovedì 27 maggio 2010

ABNPDS a Fumone

Sabato 5 maggio, alle 10.30 presento "Al buio non parliamo delle stagioni" alla Festa del Libro di Fumone.
Fumone è un borgo della Ciociaria, di circa 2.000 abitanti, costruito su un colle a forma di cono. Su wikipedia scrivono che, "in giornate di cielo particolarmente terso, è possibile scorgere persino un'eventuale eruzione del Vesuvio".... sticazzi! Chissà se lo scrivono pure sulle brochure turistiche: venite a Fumone, dove potrete gustare i sapori autentici della Ciociaria, passeggiare fra i caratteristici vicoli medievali e fare perfino il filmino dell'eruzione (eventuale) del Vesuvio. Se il cielo è terso.

lunedì 3 maggio 2010

"Il mangianomi" di Giovanni De Feo

Ci sono libri che ti portano lontano, in un lungo viaggio avventuroso, e tornano di soppiatto a risvegliare le tue paure inconsce, a rovistare negli angoli bui del tuo immaginario, dove dormono gli incubi che da bambino ti svegliavano nel cuore della notte.
"Il mangianomi" è uno di questi libri. Ed è una vera fiaba, come se ne raccontavano una volta. Piena di crudeltà, coraggio e mistero.
Nel ducato di Acquaviva, giunge un essere senza nome, un'ombra mostruosa che ruba i nomi e le identità di ogni essere animato e inanimato. Uomini che non riconoscono i propri cari, campanili che diventano orride torri viventi, animali deformi con volti umani. Nobili e contadini si rivolgono all'unico che possa salvarli, il leggendario cacciatore Magubalik. Non di un esercito ha bisogno il giovane cacciatore, ma di tre cani soltanto. E tre saranno, come in ogni fiaba che si rispetti, i suoi aiutanti: una lupa forte e assetata di libertà, un alano veloce come il vento e un cane dall'udito straordinario. Comincia la caccia e comincia a girare la lanterna del cantaombre, il misterioso narratore che ci accompagna nell'avventura.
Siamo nel regno di Napoli, fra ducati, banditi, spagnoli e pirati saraceni. Queste le coordinate dell'immaginario. Per meglio trovare la rotta dobbiamo aggiungere delle coordinate metafisiche: siamo nella valle dei nomi, dove i nomi delle persone danno vita al linguaggio stesso, e identità e nome sono una cosa sola. Io il viaggio l'ho appena terminato, e non voglio svelarne le tappe, perché, sebbene le strade di questa storia siano tracciate nelle profondità del cuore umano, e il genuino piacere dell'avventura che spinge a percorrerle.
Qui potete leggere le prime 170 pagine del libro (parte I più il primo capitolo della parte II).
Qui trovate la scheda del libro.

giovedì 22 aprile 2010

Riflessione su "Le regole dell'arte"

L'altra sera mi trovavo con alcune amiche a un reading di racconti di giovani scrittori in un caffè letterario romano. C'era una giuria che avrebbe votato ogni racconto. Anche il pubblico aveva diritto al voto, per alzata di mano.
Il primo lettore non era poi tanto giovane e il suo racconto non l'ho trovato poi tanto bello. Mentre cerco il suo nome nella lista dei partecipanti per mettere un bel 5 accanto al titolo del suo racconto, come promemoria per la votazione finale, un'amica mi avverte: "Guarda che non è in concorso. Quello è XY, noto scrittore, più volte candidato al premio Strega". Ups!
Un'altra ragazza, che non aveva sentito, mi chiede: "Perché non è nella lista?"
Io: "Perché è già famoso."
Lei (del tutto estranea al campo) insiste: "Ma quindi non lo votiamo?"
No. Già consacrato. Il 5 lo tengo per me. Ascolto gli altri racconti. Tutti ben scritti e di buon livello. Alcuni sicuramente più interessanti e piacevoli del racconto dello scrittore consacrato XY. Ma eravamo nel pieno di un piccolo gioco di creazione del valore. Perché, come scrive il sociologo francese Boudieau, il valore non è intrinseco all'opera d'arte, ma è conferito dai partecipanti al campo culturale: lettori, editori, traduttori, editor ecc.
Cito un brano di Pierre Bourdieu, tratto da "Le regole dell'arte", pag. 304.
"Il produttore del valore dell'opera d'arte non è l'artista ma il campo di produzione in quanto universo di credenza che produce il valore dell'opera d'arte come feticcio producendo la credenza nel potere creatore dell'artista. Dato che l'opera d'arte esiste in quanto oggetto simbolico dotato di valore solo se è conosciuta e riconosciuta, ovvero socialmente istituita come opera d'arte da spettatori dotati della disposizione e della competenza estetica necessaria per conoscerla e riconoscerla in quanto tale, la scienza delle opere ha per oggetto non soltanto la produzione materiale dell'opera ma anche la produzione del valore dell'opera o, il che è lo stesso, della credenza nel valore dell'opera. [...] La credenza collettiva nel gioco (illusio) e nel valore sacro delle sue poste in palio è a un tempo la condizione e il prodotto del funzionamento stesso del gioco."
Devo precisare che Bourdieu quando scrive "spettatori dotati della disposizione e della competenza estetica necessaria" non intende persone che per gusto innato si trovano imbevute di tale capacità di discernimento del bello e del brutto. Tale capitale culturale, sottoforma di "competenza estetica", se lo sono giocato e guadagnato nel campo culturale, non indipendente dagli altri due campi, quello "sociale" e quello "economico".
Apparentemente, questa rivoluzione nella critica letteraria e artistica, era stata già fatta dalla storia sociale. Ma Bourdieu va oltre, perché la storia sociale, pur indagando le condizioni sociali di produzione del signolo artista e interessandosi ai committenti e ai fruitori dell'opera, non pone "la questione del loro contributo alla creazione del valore dell'opera e del suo creatore" (Bourdieu; Le regole dell'arte, pag. 305).
Immagino l'abissale confusione di un mondo in cui, all'improvviso, scompaiano tutti i segni di riconoscimento del valore. Solo pagine anonime, senza editore e senza copertina, solo film senza titoli di coda (e con un totale reset della memoria degli spettatori sui volti degli attori), solo flussi sonori e concerti di band senza nome, di orchestre senza volto, l'autocombustione di tutti i crediti culturali. Insomma, avete capito: l'anarchia nel campo culturale. Secondo il caro Bourdieu è impossibile, perché immediatamente cominceremmo a conferire valore a queste opere senza nome, troveremmo dei segni di riconoscimento, e si riformerebbero i rapporti di potere nel campo culturale. Idem per tutti gli altri campi, se una "calamità" del genere dovesse accadere. Altrimenti, sarebbero solo una massa di opere senza valore (come accade con internet. Il valore, concordo con Bourdieu, non è interno all'opera, ma esiste solo se riconosciuto e legittimato da chi,a sua volta, è stato legittimato a conferire valore).
Eppure mi piace accarezzare questa visione di anarchia nel campo culturale (non meno di quanto mi piaccia immaginarla negli altri campi).
L'anarchia non è uno scenario possibile (a meno che non cambino radicalmente le regole di ogni campo... diciamo che è molto, molto improbabile, con una percentuale di probabilità simile a quella della costruzione di una macchina del tempo), nè un punto di arrivo. Per me è uno stato mentale, un punto di partenza. Tenere la mente sempre aperta, non dare nulla per scontato, osservare da tutti i lati un oggetto, anche da quelli all'apparenza inesistenti. Consapevolezza dell'habitus (ancora un concetto del caro Bourdieu), di tutte quelle regole incorporate e per questo percepite come naturali. Operazioni sull'habitus, con delicatezza chirurgica. Fa male, perchè non è prevista l'anestesia. Forse è l'unico modo per partecipare al gioco senza subirlo. Ma quali sono le regole del gioco di chi lavora sull'habitus, quale la posta in gioco di questo nuovo campo?

giovedì 15 aprile 2010

In tour

Al buio non parliamo delle stagioni è ancora in tour.
No, non è una band, anche se mi piacerebbe. E, comunque, sarebbe un nome troppo lungo per un gruppo. Ci sono i Godspeed You Black Emperor!, è vero... ma se avessi un gruppo non credo che farei post-rock.
ABNPDS ('mazza, è lungo pure come acronimo) è il mio primo libro.
E questo è il calendario delle prossime presentazioni.

16 Aprile 2010 a Torre Annunziata (Na)

Ore 19.30.
Caffè Letterario "Nuovevoci" in via Gambardella, 13 bis

Qui trovate una presentazione dell'evento e una recensione del libro


14 Maggio 2010 a MATERA

Ore 19.30
Libreria dell'Arco
in via Domenico Ridola, 37
Relatori: Giovanni Moliterni e Costantino Dilillo (scrittore)

21 Maggio 2010 a BOLOGNA

Ore 20.45
Associazione culturale "La Grotta 1570" in via dell'Arcoveggio, 77
Relatori: il presidente dell' Associazione Culturale "La grotta 1570" Stefano Gardini e la scrittrice Beatrice Masella
Accompagnamento musicale e letture di Gloria Fuzzi
A seguire rinfresco.

mercoledì 24 marzo 2010

Schegge di carta. Di romanzi e specchi

Oggi mi è arrivato un messaggio su Anobii: uno studente (di sociologia, presumo), per la sua tesina sul romanzo, mi chiedeva di rispondere a un breve questionario.
La prima domanda era: "Cosa c'è di meraviglioso nella lettura di un romanzo?"
Dopo aver succhiato, come zucchero sciolto sotto la lingua, tutti gli echi della parola "meraviglioso", che erano perlopiù strani mondi lontani, esotiche dolci violenze al senso del gusto e dell'ordinario, passeggiate sulle sabbie di vulcani inesistenti, in compagnia dei mostri (con cui, inspiegabilmente, avevo una sospetta familiarità), mi sono soffermata sulla pertinenza lessicale della domanda formulata dallo studente. Non un secco "bello", o un banale "fantastico" oppure - orrore! - un clinico "interessante". Ma "meraviglioso"... quella parola che in un lampo può far venire l'acquolina in bocca al nostalgico astinente lettore, che per lavoro o per analoghe sciocchezze sta sottraendo tempo prezioso all'esplorazione dei mondi dei suoi romanzi.
E dunque, cosa c'è di meraviglioso nella lettura di un romanzo?
C'è una speranza, quella stessa speranza che ci mantiene vivi. C'è il coraggio, pagina dopo pagina, di sfidare la morte, la brevità delle nostre vite. I romanzi ci permettono di vivere, sia pure di riflesso, innumerevoli altre vite, esperienze che per vari motivi non potremo mai fare. Poco importa se in questa casa degli specchi, dove ogni romanzo letto deforma o abbellisce la nostra immagine, gli unici illusi siamo noi che ci specchiamo, perché la morte non si lascia ingannare dai riflessi e alla fine ci prenderà lo stesso. Ogni lettore sogna, in segreto, di trovare il romanzo perfetto, quello che gli restituirà un riflesso talmente reale da ingannare la morte stessa.

venerdì 5 marzo 2010

Città di carne

Da bambina sognavo case fatte di corpi, strade di carne, mobili composti da braccia incrociate e tavoli con gambe umane. Pettinando le mie bambole fredde fantasticavo di camminare su tappeti di finissimi capelli intrecciati e di abbandonarmi in morbidi grembi-poltrone. Vedevo il mio corpo fra mille altri, a formare un immenso palazzo di carne, dove nessuno piange, nessuno è solo.

Nella città di carne i bambini si addormentano in stanze piene di occhi e quando hanno freddo non trovano il severo silenzio delle lenzuola, ma si riavvolgono in calde pance rumorose, posando il capo su morbidi glutei rosati. Quando vogliono guardar fuori non trovano l'ostilità del vetro, ma gambe che si aprono su schiene illuminate e braccia in fiore.

Nella città di carne non ci sono specchi. I corpi hanno la felicità immobile delle cose. Solo le ombre vivono, si affannano e sognano.

mercoledì 3 marzo 2010

Nuovi appuntamenti al buio

Segnalo due nuove inziative per la promozione del mio libro "Al buio non parliamo delle stagioni".
Finché non gli faccio un sito tutto suo, dovrò ospitarlo nel blog. Ma ci sto lavorando...

Pagine di donne

Un reading tutto al femminile di autrici Albus.

Mercoledì 10 marzo, ore 17.30
Salone delle suore trinitarie
via Giovanni de Matha, Somma Vesuviana (NA)

Introduce: Anna Maria Pone (presidente F.I.D.A.P.A.)
Interventi delle scrittrici: Marialuisa Amodio, Anna Bruno, Irene Caliendo, Emanuela Esposito, Elena Grande, Marta Pagliaro.

Presentazione di "Al buio non parliamo delle stagioni" a Rovigo.

Sabato 13 marzo, ore 18.30
Libreria "Spazio Libri"
Corso del Popolo, 219, Rovigo
Relatore: Giovanni Chiarini, giornalista del Corriere del Veneto.

Vi aspetto!

venerdì 29 gennaio 2010

Prima presentazione del libro

Presentazione in anteprima del libro Al buio non parliamo delle stagioni
Relatori: la dottoressa Francesca Toglia, e il poeta scrittore Marco Managò.

QuandoSabato 13 FEBBRAIO 2010 alle ore 19

Dove: Libreria "IL MATTONE" in via Bresadola 12/14 Roma. (Telefono 06.25210252)

Come arrivare:
in auto: potete arrivare dalla via Prenestina, per 4 km all'interno del raccordo Anulare o da Porta Maggiore, sempre prendendo la Prenestina
coi mezzi pubblici: tram 5, 14 o 19.
col deltaplano: guardando il cupolone, virate a sud-est, sfruttando le correnti ascensionali degli sfiatatoi della stazione Termini, e scendete sul primo terrazzo disponibile nei pressi del quartiere Centocelle.
col teletrasporto: impostate sulle coordinate 42?ZZTOP.,:..
A beneficio di chi viene con la mongolfiera o il deltaplano, metto una mappa:



Vi aspetto!

Marialuisa

giovedì 28 gennaio 2010

Al buio non parliamo delle stagioni

Cari lettori del blog, affezionati o capitati qui per caso, è con gioia che annuncio l'uscita del mio primo libro.

Al buio non parliamo delle stagioni
Scheda tecnica:



Titolo: Al buio non parliamo delle stagioni
Autore: Marialuisa Amodio
Prezzo: € 9,50
Pagine: 120
Isbn: 978-88-96099-25-4
Anno: 2010
Genere: Racconti
Collana: Narrando
Editore: Albus Edizioni

La foto di copertina è della bravissima Julia Franken (sito)

Dalla prefazione di Tullio Dobner (scrittore e traduttore ufficiale di Stephen King):

"Marialuisa tesse questa sua tela tra l’ammiccante e il commovente con un filo pulito di inchiostro noir che non conosce le sbavature ed è questo un aspetto che particolarmente mi rincuora. Una volta tanto nel leggere ho sentito emergere una personalità originale e, mi permetto, anche di grande interesse. Il fatto che, a differenza di tanti “nuovi” scrittori non abbia sentito la necessità di imitare chi l’ha preceduta è una qualità che merita una lode specifica.
Scrivere “con” il lettore e non “per” il lettore è indice di talento vero."


E, in esclusiva per i lettori del blog, alcuni stralci del libro:

da "Primavera - Crescere è normale"

Al ragazzo cominciarono a crescere le braccia e non si fermarono più.
Iniziò con una violenta febbre che rasentava il quarantadue.
A tutti i suoi compagni capitava di stare a casa una settimana e tornare a scuola più alti di dieci centimetri.
Una normale febbre della crescita.
Sandro restò a letto solo una notte e un giorno.
Quando si alzò, poteva toccarsi le ginocchia con le mani.

da "Estate - La vacanza"

E le braccia continuano a mescolare, mentre il resto del corpo, ormai senza testa, si liquefa in una cremina di grasso, sangue e sudore, scivolando denso lungo i bordi della pignatta. Anche le ossa rimaste scoperte, friabili come zucchero, entrano nell’impasto. Il ventre ondeggia e si ripiega sulle gambe, inglobandole e facendole implodere in una massa gelatinosa che precipita verso i piccoli piedi sformati dalle scarpe strette, finché tutto il tremolante, informe ammasso della fu parte inferiore del corpo della Rubini è risucchiato nella pentola...

da "Autunno - Polvere"

Viveva in quella casa una donna cieca che per conoscere le cose leccava la polvere. Una lunga malattia l’aveva resa paralitica e le aveva atrofizzato i sensi.
La sua lingua soltanto era viva. S’insinuava in una fessura fra i mobili, dove la polvere s’era nascosta da anni, e di ogni granello riconosceva la provenienza...
da "Inverno - Il campo"

Nella penombra ambrata dal sole, fra questi manichini sorridenti coi capelli rigidi per lo sporco, questi enormi orsi di pezza le cui repliche vive verranno a cercarmi fra qualche ora e l'odore di plastica bruciata, mi sento al sicuro.

Che tu nasca bambino o adulto non dimenticherai mai i primi tempi nel Nido e i grandi giocattoli buoni che ti hanno coccolato nel buio, quando fuori soffiava il vento e non sapevi ancora i nomi e le dimensioni delle cose.

È possibile leggere "Polvere" in versione ridotta sul sito di oblique e cliccando qui potete scaricare i racconti della serata 8x8 (fra cui il mio "polvere") in pdf.

.... tutta questa "gioia" deve avermi dato alla testa: quando mai ho pubblicato nel blog dei testi colorati?... mah!

sabato 23 gennaio 2010

10 buoni motivi per alzarsi il sabato mattina


1 Il cuscino sta prendendo fuoco a causa di una fusione nucleare fra gli atomi del tessuto sintetico di bassa qualità della federa e quelli del cuoio capelluto, mutato da una interferenza onirica ad alta frequenza.
2 Il gatto ti sta puntando una pistola alla testa perché vuole i croccantini. E non quelli al tacchintonno che gli hai comprato l'altra volta, perché è contrario ai cibi transgenici. La carne di tacchintonno potrebbe spiegare anche perché il tuo gatto sia in grado di puntarti una pistola alla testa.
3 I vicini del piano di sotto stanno montando i nuovi lampadari, usando l'ultimo kit di attrezzi di ikea ispirato a Guerre Stellari. Ma non hanno interpretato bene i disegni delle istruzioni (forse sarebbero più comprensibili istruzioni scritte in svedese), regolando male la spada laser che ha fatto venire giù il soffitto, te, il letto, il gatto e la pistola.
4 La sveglia digitale che tutte le mattine ti ricorda che devi morire (perché l'hai impostata così, sai di essere una persona distratta e non vuoi dimenticare le cose importanti) non ha funzionato. Senti l'impellente necessità di fare qualcosa che te lo ricordi.
5 Dividi il monolocale con un tizio che lavora di notte in ospedale come inserviente ed è il suo turno di andare a dormire. Questo non sarebbe un buon motivo, visto che potresti anche mandarlo a quel paese e dirgli di dormire sul tappeto, se il tuo coinquilino non fosse un vampiro assetato di sangue e piuttosto irritabile al ritorno dal lavoro.
6 Le cimici che hai comprato su ebay, credendo di acquistare un kit tecnologico incredibilmente avanzato per spiare i vicini, si sono rivelate insetti alieni incredibilmente avanzati e hanno appena trasportato il tuo materasso sul loro pianeta natale.
7 Le tartarughe guardiane dell'Ordine Mondiale delle Azioni Necessarie per la Salvaguardia del Pianeta hanno scoperto che era di vitale importanza che ti alzassi presto questo sabato mattina o l'universo sarebbe imploso.
8 Fuori c'è il sole e gli uccellini cantano. Il problema è che hai dimenticato di chiudere la finestra e abbassare l'avvolgibile e dovrai alzarti per rimediare.
9 Fuori ci sono tre soli e gli uccellini cadono a terra stecchiti. Sarà mica ora di raggiungere il rifugio anti-atomico in cantina?
10 Dopo il disastro atomico, gli scarafaggi hanno preso il potere e ti hanno ordinato di alzarti, anche se è sabato mattina, perché è il giorno della tua esecuzione come criminale di guerra e genocida.
Ricorda di far sparire tutte le prove (bottigliette di Baygon, trappole col veleno ecc.) prima di un disastro atomico.

Se ti sei alzato un sabato mattina, senza la giustificazione di uno di questi buoni motivi, hai compiuto un'azione non necessaria e riceverai una multa dalle tartarughe guardiane dell'Ordine Mondiale: da 100 a 1000 punti in meno di karma positivo.

sabato 16 gennaio 2010

Pillola Blu

Ero a Matera, con la mia famiglia. C'era anche mio marito. Stavamo passando dai miei le vacanze di Pasqua. Faceva insolitamente freddo per essere l'inizio della primavera. Torno a casa dopo una passeggiata in centro. Le strade sono coperte di ghiaccio e neve sporca.
"Dobbiamo partire subito" fa mio padre. "La temperatura si sta abbassando di nuovo."
E io "Che?". Resto imbambolata a guardare mia madre e i miei fratelli che radunano il necessario nelle valigie. Sembrano tutti preparati e sanno perfettamente cosa sta succedendo.
"Questa volta prendete tutto." continua mio padre. "Scenderà parecchio sotto lo zero e non sappiamo quando finirà."
Io continuo a riempire il mio zaino. Ci metto soprattutto libri. "Ma dove andiamo?"
"Alle casette. Mi sa che ci resteremo parecchio" risponde mia madre, come fosse la cosa più naturale del mondo.
Boh, che casette?, penso. Intanto parte il tg e mi ragguaglia su quello che sta succedendo nel mondo. Non ci sarà la primavera e neanche l'estate. Si prospetta un lungo e gelido inverno, col rischio che nessuna forma di vita sopravviva, perché la temperatura potrebbe raggiungere picchi improvvisi di 100 gradi sotto zero. E risalire poi a circa 80 gradi sopra lo zero.
Mentre i miei sono indaffarati nei preparativi, mi dico "Non è possibile. Sto sognando. Ora mi sveglio."
Aspetto. Niente. Sono ancora lì.
"Tieni le chiavi della macchina, vai a portare questa roba" fa mio padre, mollandomi un valigione e le chiavi. Le tocco. Sono dure e reali e la valigia pesa sul serio.
"Ma non è possibile! Questo deve essere un sogno. Mi devo svegliare. Svegliati! Svegliati! Svegliati!"
Devo averlo gridato perché mio marito mi fa "Ma la smetti? Dai che sta arrivando"
"Chi?"
"L'ondata di gelo."
"Ah, già, come no..."
Finisco di riempire lo zaino di libri e in una borsetta a parte metto l'i-pod touch, la carta d'identità e il portafoglio.
Provo ancora a svegliarmi. Fa sempre più freddo e tutto continua a essere reale e dettagliato. Mi convinco che deve essere reale. Allora la vita che ricordo? Quella che facevo a Roma, la nuova casa, il nuovo lavoro e soprattutto, l'assenza di questi repentini sbalzi climatici e della prospettiva di un eterno inverno? Era un sogno quella vita?
Saliamo tutti in macchina. Si sta stretti, perché c'è anche mio cognato (ma non erano ancora fidanzati nell'altra vita?). Siamo in otto in mezzo a un ammasso di borse e valigie.
Mio padre guida come un pazzo sulla strada ghiacciata. Gli grido di rallentare o finiremo per schiantarci. Ma non può o non arriveremo in tempo alle casette.
Ed eccoci, a queste famose casette. Un villagio di cottage climatizzati e iper-isolati, costruiti per l'emergenza. Ci sono appena quattro stanze, compresa la cucina. Addio privacy. Mentre scarichiamo la roba dalla macchina, mi accorgo di aver perso il mio zaino pieno di libri. Mi viene anche il sospetto che mio padre l'abbia lasciato a casa apposta perché lo riteneva un peso inutile. Allora ho cominciato ad angosciarmi, perché se era vero che questo inverno sarebbe durato chissà quanto, io sarei stata sigillata in un maledetto cottage per anni con la mia famiglia e senza un solo libro da leggere!
Chiedo a mio padre di riportarmi un attimo a casa. Non si può, ovviamente. L'ondata è quasi arrivata e non faremmo in tempo a tornare alle casette.
Ora è proprio un incubo. Devo trovare qualcosa da leggere. Ho un certo numero di ebook scaricati nell'i-pod, ma ho dimenticato il caricabatterie a casa e, anche potendo usare quello di mio marito, l'energia elettrica dovrà essere risparmiata per le cose di prima necessità, non per caricare uno stupido i-pod.
Ok, sto sognando. Questo non è possibile e io ricordo che la mia vita non era così. Se questo è un sogno, ora mi teletrasporto a casa e cerco lo zaino coi libri. Facile no?
Ma non funziona, neanche un po'. Non galleggio, non volo, non riesco a teletrasportami neanche di un millemetro.
Fa un freddo boia. Allora mi viene il sospetto che questa sia la realtà e che tutta la vita che ricordavo fosse il sogno. Sono entrata nel cottage e non ricordo cosa è successo.
Poi mi sono svegliata. La mia normalissima vita a Roma, senza l'ombra di un'era glaciale.
Ho interrogato l'oracolo google: sogni lucidi o sogni coscienti, ovvero esperienze oniriche in cui ci si accorge di star sognando. Trovo una lista di "test di realtà": operazioni come guardare l'orologio, saltare, leggere e rileggere un breve testo per capire se cambia...
Provo a fare qualche test di realtà ora che so di essere sveglia. Tanto per togliermi ogni dubbio... Funzionano.
Mi chiedo, se questo è un sogno, e io sto sognando di scrivere sul blog... allora ho anche sognato di cercare su google informazioni sui sogni lucidi e la lista di test di realtà che ho letto è solo un parto del mio subcosciente che ancora cerca di ingannarmi su cosa sia la realtà.
Non voglio provare a svegliarmi.  Cosa accadrebbe se sospettassi di sognare ora e provassi disperatamente a svegliarmi?
No, non ci provo nemmeno. Sono decisamente un tipo da pillola blu. Se non altro, qui ho una libreria piena.

domenica 10 gennaio 2010

Crescere

"Lascio la luce accesa?"
"No, mamma, il mostro non mi fa più paura."
"È perchè è entrato dentro di te, tesoro mio."

venerdì 8 gennaio 2010

L'ultimo uomo sulla terra

Luca P. aveva un talento innato per la procrastinazione. Si era manifestato molto precocemente, permettendogli di restare ben dieci mesi nel ventre materno. Aveva resistito anche ai tentavi di induzione al parto e l'avevano dovuto estrarre col cesareo. La fortuna l'aveva dotato di tanti altri talenti. Era intelligente e creativo e sarebbe potuto diventare uno scienziato geniale o uno stimato medico o uno scrittore da nobel. Ma il talento della procrastinazione rimandava a un eterno domani l'esercizio di ogni altra qualità e Luca dovette accontantersi di smistare la posta nella ditta dello zio materno. Le pile di lettere che si ammucchiavano sulla sua scrivania potevano ricordare certe installazioni di arte moderna delle gallerie alla moda, ma lo zio capiva di arte quanto di noccioline (non per colpa sua, era allergico) e lo licenziò, nonostante le proteste accorate della sorella.
Mentre Luca era febbrilmente occupato nel procrastinare la ricerca di un nuovo lavoro, si presentò la Morte.
Driiin
"Non posso aprire, sono occupato."
Driiiin driiiiiiiiiiiiiiiiin.
"Ho detto che ho da fare"
"Va bene, passo domani."
La Morte era una procrastinatrice quanto lo zio di Luca un amante di noccioline e arte contemporanea e il giorno successivo si presentò puntuale alla porta.
Driiiin.
"E daje!"
"Senti, sono la Morte. Anch'io sono molto occupata, si sta avvicinando l'Apocalisse e ho un sacco di vite da prendere. Facciamo così, domani ti uccidi da solo, così io non vengo più a disturbarti e mi porto anche avanti con il lavoro, va bene?"
"Domani? Affare fatto."
E l'Apocalisse cominciò. Trombe d'aria, gelate improvvise, tsunami, guerre, pestilenze e fame.
Ogni tanto la Morte telefonava a Luca.
"Hai fatto?"
"Se ti rispondo al telefono vuol dire che non ho ancora fatto, no?" rispondeva Luca seccato e riprendeva a pensare alle cose che avrebbe dovuto fare. Ormai la lista era più lunga dei numeri dell'elenco telefonico di New York (quello stampato prima dell'Apocalisse), quindi aveva davvero tanto da pensare.
Quando si disattivarono tutte le linee telefoniche, la Morte regalò a Luca un cercapersone alimentato a radiazioni, così non avrebbe più avuto la scusa che la linea non prendeva perché le bombe H avevano distrutto il vicino ripetitore.
Sulla terra rimasero in vita solo Luca, gli scarafaggi e qualche banda di mutanti insediatasi nel sottosuolo.
L'ultimo uomo sulla terra stava andando a caccia di bacarozzi per la cena sulla cresta di un profondo cratere creato da una bomba H, quando la Morte gli arrivò alle spalle e fece: "Buh!"
Era tutta allegra, la Morte, perché aveva finito il lavoro e si sentiva molto soddisfatta e a posto con la coscienza. Però c'era un dettaglio che la crucciava.
"Senti, Luca, ho fatto un lavoro così buono che rischio di restare disoccupata per l'eternità e l'eventualità mi ucciderebbe."
"Eh, lo vedo. Non potevi prenderti pure i bacarozzi e lasciare qualche pollo? A te che cambiava? Tanto sei vegetariana."
"Infatti, pensavo proprio di ripopolare un po' la terra. E per fortuna sei rimasto tu. Se ti mettessi con una di quelle donne mutanti del sottosuolo... hanno anche dei polli, sai? Polli con le zampe di maiale, ma pensa che buona la cotoletta che viene fuori... Insomma, dovresti fare dei figli, crescerli, allevare i maialpolli, piantare semi, ricostruire. Che ne dici di cominciare domani?"
"Sì, sì... domani." rispose Luca e, appena la Morte si voltò, fece un tuffo a palla, sfracellandosi nel fondo del cratere.
Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...