Rapporti di ricerca sulla vita sessuale delle formiche australiane e sugli ultimi avvistamenti di corridori onirici

mercoledì 10 ottobre 2007

Gioco #1


La rubrica a sorpresa del mercoledì per oggi e per le prossime settimane è dedicata ai giochi.

Perché mi piace giocare, anzi devo ammettere che questa è la cosa che amo fare di più e, dal momento che ho una visione molto ampia del concetto, include un po’ tutto, dal sesso alla musica. Qui presenterò soprattutto giochi che si possono fare anche da soli, a casa, in metropolitana, in autobus, durante lezioni noiose, in fila in posta o semplicemente quando si ha voglia di farli.

Quello di oggi non è tecnicamente un gioco, ma un’azione poetica.

L’ha inventato e attuato, insieme ad un amico, Alejandro Jodorowski, regista, scrittore, psicomago, poeta, lettore di tarocchi, drammaturgo, fumettista e recentemente anche sacerdote (ha celebrato il matrimonio di Marilyn Manson).

A differenza di molti giochi pieni di regole, sottoregole ed eccezioni, questo ha una sola regola e non ammette eccezioni.

Si tratta di camminare in linea retta senza mai deviare.

Ecco come lo descrive Jodorowski nel libro “Psicomagia”

“Se durante una passeggiata ci imbattevamo in un albero, invece di giragli intorno ci arrampicavamo in cima. O ancora: se il cammino veniva ostruito da una macchina posteggiata, ci salivamo sopra e camminavamo sul tetto...
Davanti a una casa suonavamo il campanello, chiedevamo permesso, entravamo dalla porta e uscivamo dove potevamo, anche da una finestrucola…”.

Per quanto mi affascini, devo ammettere che non ho mai avuto il coraggio di giocare. Ed ho la sensazione che se riuscissi a fare questo atto poetico, dopo potrei fare qualsiasi cosa, realizzare i miei desideri, e avere tutto quello di cui ho bisogno. Più che una sensazione è una certezza.

Non gioco perché ho paura che il proprietario della macchina si incazzi, che la signora a cui chiedo di entrare non mi apra, ho paura di farmi male o di rendermi ridicola. Ed è la stessa paura che mi blocca e mi impedisce di realizzare quel che voglio. Questo gioco mi affascina tanto da anni perché non si tratta solo di macchine, alberi e signore diffidenti, ma  degli ostacoli, dei pregiudizi, dei tabù che preferisco ignorare o aggirare, fino a convincermi che quella non è la direzione giusta, che forse non lo desidero veramente.

Forse questo particolare atto poetico rappresenta la mia terapia psicomagica, ma può darsi che per altri non ci sia nessun problema ad attuarlo. Invito gli amici e i visitatori di passaggio che decidono di giocare a mandarmi un messaggio in cui descrivono dove e come hanno camminato in linea retta, gli ostacoli incontrati, il modo in cui li hanno attraversati, le reazioni delle persone, le sensazioni provate ecc. Pubblicherò il messaggio su questo blog o, se preferite pubblicarlo sul vostro blog, mandatemi solo il link. Grazie.
 

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