Rapporti di ricerca sulla vita sessuale delle formiche australiane e sugli ultimi avvistamenti di corridori onirici

domenica 13 maggio 2007

Trovare lavoro

Non ho scritto per una settimana sul mio blog neonato perché dovevo venire a capo di una importante questione.
Perché non riesco a trovare il lavoro che mi piace?
Analizzando il problema sotto ogni punto di vista sono arrivata alle seguenti conclusioni:
1. Il 90% dei lavori sono, altre che alienanti, perfettamente inutili. Servono a  far funzionare macchine e istituzioni di cui non abbiamo affatto bisogno.
2. Poiché il 90% della popolazione mondiale non disoccupata spende 8 ore della propria giornata per far funzionare macchine (e istituzioni) inutili e dannose, è necessario che il prodotto di tutto questo lavoro sia consumato. Così sono sistemate anche le restanti ore non lavorative.
3. Bla bla bla: queste cose si sanno e c'è chi le ha spiegate un triliardo di volte meglio di me. La questione è: come trovare il lavoro che mi piace?

Così, seguendo il consiglio di una psicologa del lavoro e le indicazioni di una rivista sull'autovalutazione professionale, ho fatto una lista dei lavori che vorrei fare:

1. Assistente del Dottor Who
2. Pirata spaziale
3. Spia per conto degli alieni in orbita sulla terra.
4. Addetto alle risorse umane per il segretissimo progetto di preparazione all'Era Glaciale.

Allora qual è il problema? Dipende da me? Non è certo colpa mia se il mondo del lavoro è fatto solo di operatori di call center e altre misteriose figure come i procacciatori e i venditori junior! Di conseguenza ci sono fior di manuali e siti web su come scrivere il curriculm perfetto e su come presentarsi ai colloqui di lavoro. Tutto questo impegno per fare le fotocopie e rispondere al telefono per otto ore al giorno, magari in una grande e prestigiosa azienda come la Wind... sì... vai lì per rispondere al telefono e poi scopri che la Wind se la fa con la Imi che produce armi per la Nato e Israele. Nessuno è pulito. Ma è probabile che dopo otto ore che ripeti le stesse frasi al telefono sei anche abbastanza stordito da non accorgerti che sei sporco. Magari lo sei solo perché non sei più capace di reagire.

Proponimenti per il futuro:

- Fai sempre attenzione!
- Non desiderare mai più di lavorare in pubblicità
- Il prossimo curriculum scrivilo in modo che possa piacere al Dottor Who. Non si sa mai.

mercoledì 9 maggio 2007

Calcoli per un viaggio spaziotemporale

La stella che sto guardando adesso non esiste più da 10000 anni.
Il cielo stellato come lo vediamo è una fotografia di migliaia di anni fa, prima della nostra nascita, forse prima dell'esistenza del primo neanderthal e della prima scimmia. E le stelle che realmente esistono in questo momento le vedranno gli abitanti della terra fra 10000 anni.

Se mi affaccio alla finestra stanotte, una stella mi vedrà fra 10000 anni.

Ma forse non siamo abbastanza luminosi per attraversare l'universo.

Le particelle di luce ci rimbalzano addosso e trasportano la nostra immagine in alto, forse fin dove volano gli aerei, forse oltre la ionosfera. Ma mi piace pensare che le stelle siano pazienti, che fra 10000 anni una di loro raccoglierà le particelle di luce che si sono perse nell'universo, e ci sarà anche la mia immagine di questa sera, registrata grazie a una stella sua lontana antenata e alla lampada a neon della cucina.

Ma è piuttosto probabile che alle stelle importi poco di collezionare fotografie di sconosciuti.

Così la mia immagine (sempre che le particelle siano abbastanza furbe da ingannare i controllori di volo e i guardiani della ionosfera) viaggerà nello spaziotempo curvo e infinito, nell'oscurità... nell'oscurità... finché fra 1 milione di anni tornera sulla terra, in questo stesso punto dove mi sono affacciata alla finestra.
E questo fantasma non troverà più una finestra e la luce al neon della cucina, non troverà più neache la terra. E se avesse i sensi si guarderebbe attorno piena di stupore e di tristezza.

E per fortuna che è solo un mucchio di particelle, perché solo le cose abbastanza morte e abbastanza luminose possono sopportare l'infinita solitudine dell'universo.

lunedì 7 maggio 2007

DIETA LETTERARIA

Ho ideato questa dieta per risolvere contemporaneamente due annosi problemi che affliggono il nostro paese: il degrado culturale dovuto a trent'anni di televisione berlusconiana, ai tagli alle spese per la cultura e le università, nonché alla mancanza di lettori. E la prova costume.
E' una dieta molto semplice, efficace e adatta a tutti.

1. Fate una lista dei primi dieci alimenti che vi vengono in mente (ad esempio: rapa, cosciotto di pollo, cotechino, pera ecc.).

2. Scegliete un romanzo della vostra libreria (e se non avete romanzi ma solo libri di Bruno Vespa, vi consiglio di cominciare immediatamente questa dieta con un massiccio acquisto di opere di Conrad e Stevenson. I nostri studi dimostrano che sono la medicina più indicata per gli interventi di urgenza. Fatelo subito o le vostre cellule cerebrali rischiano il suicidio di massa.)

3. Cominciate a leggere il romanzo scelto e sottolineate ogni volta che trovate scritto uno degli alimenti indicati nella lista. Se a fine romanzo non avete trovato neanche uno degli alimenti elencati dovrete digiunare fino alla prossima lettura. In caso contrario, mangiate solo gli alimenti della lista letti nel romanzo. E buon appetito!

NOTE: Cercate di non barare. Va bene per una volta leggere "Gabriella garofano e cannella " di Amado, ma non ne fate un'abitudine. E non vale neanche mettere in lista "funghi" ed "erba pipa" e poi andarsi casualmente a scegliere "Il Signore degli Anelli". Piacerebbe anche me, ma poi voglio vedere come ve la cavate con la fame chimica.

venerdì 4 maggio 2007

IL LIBRO DEL FIUME di Ian Watson

Questo urania è in casa forse da quando sono nata. Ma per vari motivi non l'ho mai letto. Quando ero piccola perché l'immagine di copertina della ragazza che entra nella bocca del mostro mi terrorizzava. In seguito, da adolescente, ero troppo impegnata a leggere i libri "seri" per degnare anche solo di uno sguardo qualunque cosa fosse di genere. Probabilmente c'è una fase dell'adolescenza in cui ci si illude di crescere e di imparare a pensare con la propria testa, quando in realtà si sta disimparando cosa significa avere una propria testa. Salto temporale di qualche anno: mi appassiono alla fantascienza e comincio a divorare i libri di Dick, Le Guin, Sturgeon, gli urania, i cosmo e compagnia. Il libriccino in questione, tuttavia, rimane ad ammuffire nel ripostiglio. Qualche giorno fa vado a trovare i miei per il ponte. Il libro che avevo portato lo finisco in treno e appena arrivata mi accorgo che le due librerie della città sono chiuse. In edicola non c'è niente di interessante. L'astinenza? Mai! Comincio a frugare febbrilmente nella libreria di casa e ritrovo il vecchio urania che mi terrorizzava da piccola, più puzzolente che mai. Stoicamente affronto il rischio di malattie sconosciute che batteri autogeneratisi nelle colonie di acari e muffa che popolano le pagine del libro possono portarmi, e inizio la lettura.
Sorpresa. La lettura è più interessante del previsto, lo stile fresco, scorrevole, piacevolmente ricco e ironico.
La storia è narrata in prima persona dalla protagonista, Yaleen. E non c'è mai una sbavatura da parte dell'autore nel rendere quelli che possono essere i pensieri e il linguaggio di una ragazza curiosa e vivace (seppure di un pianeta alieno). Ho trovato interessante che nella narrazione di una avventurosa traversata nella giungla l'autori si soffermi sul sentimento di solitudine di Yaleen, sulle sue fantasie e sul fatto che si masturba, più che raccontare di come affronta le insidie della vegetazione e le belve feroci. Niente di strano, comunque. Il libro è degli anni '80 e la fantascienza si è già smaliziata e affinata parecchio. Inoltre i grandi della sf sociologica hanno già dato alla luce i loro capolavori. Glisso sui particolari della trama (se vi interessa, leggetelo) per accennare all'interesse sociologico del libro.
Siamo in una pianeta in cui una corrente nera vivente al centro di un fiume non permette di passare dalla riva orientale a quella occidentale. Inoltre solo le donne possono navigare. Se gli uomini entrano nel fiume più di una volta nella vita muoiono o impazziscono. Così si sono sviluppate due opposte società: sulla riva est una società ricca e complessa, dove non c'è un vero potere centrale e ad avere potere economico e politico sono le donne, poiché possono navigare e commerciare liberamente lungo la riva. Gli uomini restano a terra a occuparsi dei bambini, dei campi, dell'artigianato. Le donne hanno liberamente amanti in ogni porto, ma, al contrario di quanto avviene in una società maschilistica, non opprimono il sesso rivale. C'è libertà di pensiero, di espressione, il commercio e gli scambi fioriscono, non ci sono armi da fuoco.
E sulla riva occidentale? Ovviamente l'opposto. Per farla breve sembra un pò la Spagna dell'Inquisizione. E ci sono le armi da fuoco, i roghi (le donne attratte dal fiume sono bruciate). Sono tecnologicamente avanzati solo in armi, strumenti di oppressione ed elucubrazioni astratte. Per tutto il resto (artigianato, letteratura, arte, insomma tutto quel che rende la vita piacevole e interessante) sono arretrati.
Per finire, e qui dò un'accenno di trama, se la società maschile della riva occidentale a un certo punto avvelena il fiume perché i loro Crociati invadano l'altra riva, considerata la terra del Demonio da converitre e purificare, le donne della riva orientale, pur dolendosi delle condizioni femminili sulla riva opposta, non pensano mai ad una invasione violenta, neanche quando le condizioni volgono a loro vantaggio.

Il libro non si trova più nelle librerie. Urania non l'ha neanche ristampato, anche se io lo ritengo superiore ad almeno la metà della collezione classici della fantascienza che è uscita negli ultimi anni. Però se vi imbattete per caso in una di quelle bancarelle di libri usati, vale la pena di sporcarsi le dita di polvere e muffa (e di beccarsi i batteri alieni di cui scrivevo sopra) per cercare questo libro.

giovedì 3 maggio 2007

perché

Ho deciso di aprire un blog a causa del sogno che ho fatto stanotte.

Non sono neanche sicura sia stato un sogno, perché ero a letto e guardavo il soffitto e c'era la penombra del mattino. Ho visto uno strano insetto stecco che si apriva come un ombrello rivelando un corpo umano in miniatura all'interno.

Poi è comparso, da dietro l'armadio-letto, un esserino fuligginoso vestito di carta gialla che pedalava su una bici, a testa in giù sul soffitto. Ha investito l'insetto stecco e mi ha guardata.

Faceva due giri di pedale e mi fissava, con i suoi occhi senza palpebre nella tonda faccia fuligginosa. Aveva un nonsoché di ostile e beffardo.

Devo farlo fuori o mi caccerà di casa. L'unico modo è staccare la testa di uno scarafaggio con un morso. Lo faccio, nonostante la repellenza.

Infine mi fisso la testa dello scarfaggio fra i capelli con un fermaglio. Il fuligginoso in giacca gialla si liquefa e cola dal soffitto. Sto per pulire i resti del ciclista quando vedo avanzare minaccioso uno scarafaggio grande quanto una scarpa. Mi morde il dito. Riesco a staccarlo e lo butto dalla finestra, perché non mi muoia in casa innescando altre vendette. Capisco che ad attirarli è la testa di scarafaggio che ho fra i capelli.

Mi tolgo il fermaglio e cerco fra i capelli. Non la trovo più. Mi prende l'ansia....

Si accende il timer dello stereo. La sveglia di oggi è 2+2=5 dei RADIOHEAD.

Are you such a dreamer?

Dove cazzo è finita la testa dello scarafaggio?

Oggi devo assolutamente aprire un blog.

Queste le tre cose che ho pensato in contemporanea mentre mi svegliavo.


Così eccomi qui. Data l'urgenza dell'operazione non ho ancora ben chiari gli argomenti che affronterò in questo blog. Forse scriverò di cinema, di libri, di storie segrete e sorprendenti. Se mi dovessi trovare a corto di argomenti, potrei sempre pubblicare un rapporto sulla vita sessuale delle formiche australiane, come promesso. Temo di aver poco da riferire al momento sui corridori onirici, peché è da un anno che non ci sono avvistamenti.

In definitiva presumo che tenere un blog sia meglio che mordere la testa di uno scarafaggio. O forse no.
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