Rapporti di ricerca sulla vita sessuale delle formiche australiane e sugli ultimi avvistamenti di corridori onirici

lunedì 31 gennaio 2011

Meret Becker - Nachtmahr

Dei sogni e degli incubi penso quello che Tolstoi scrisse delle famiglie: tutti i sogni felici si assomigliano.

Per questo preferisco gli incubi.

"Nacthmar" dell'attrice berlinese Mert Becker è una collezione di ballate macabre, mostri carezzevoli, incubi da salotto. Non trasmettono l'inquietudine dolorosa delle canzoni dei Coil, ad esempio, ma neppure si limitano a evocare i fantasmi addomesticati del dark cabaret.

Ritmi tradizionali di marcette e ballate dilatati dalla voce infantile ed erotica della Becker, strumenti non convenzionali, tipici dell'industrial più raffinato (non a caso l'album è coprodotto da Alexander Hacke degli Einstürzende Neubauten).

Ogni volta che ascolto quest'album vado in un luogo conosciuto eppure terribilmente estraneo, che cambia forma in continuazione, come certi posti visitati nel sonno che ci sembrano familiari solo perché ci siamo già stati in un altro sogno.


Ora chiudi gli occhi e tira fuori la lingua per assaporare questi fiocchi di musica tenera e acida.
Le tracce di questo disco ti porteranno al tuo incubo preferito, come molliche di pane lasciate sul sentiero.
Nacthmar è cibo per l'immaginazione.





domenica 23 gennaio 2011

Perché scrivi?

Qualche tempo fa, su repubblica, uscì un articolo sulle risposte date da otto scrittori alla domanda: perché scrivete?  Un mio fbf (facebookfriend) scrittore rigirò la domanda. Io, dopo aver pensato di liquidare la questione con un annichilimento delle sue implicazioni retoriche ("perché mi piace", "perché sì" "perché no?"), mi sono accorta di non sapere cosa rispondere. E questo mi disturbava. Beh, mi disturba anche non saper rispondere a un problema di fisica quantistica o alle domande su dio, l'universo e tutto quanto. Ma col tempo, me ne sono fatta una ragione. E la fisica quantistica passi. Non hai studiato. Ma non sapere la risposta a questa domanda è come andare male in educazione fisica (ehm... in realtà io avevo l'insufficienza in educazione fisica. Quindi, so di cosa parlo).
Insomma, dovevo trovare una risposta.
Era necessario andare alle radici del problema. Come in una seduta di alcolisti anonimi, mi sono fatta le classiche domande: quando hai cominciato? Perché continui a farlo?
Ho cominciato a sette anni. Mia zia mi aveva regalato il libro illustrato di Biancaneve. Avevo già letto altre favole e mia madre me ne aveva raccontate tante prima che imparassi a leggere. Le favole erano una droga. Ne volevo sempre di più e avevo messo a punto una serie di tecniche per non restare mai a secco: "un boccone in cambio di un paragrafo", "leggimi la sirenetta o butto il biberon nel water" e così via. Ero arrivata a ricattare persino mia nonna per ottenere una dose di Grimm o di Andersen. Per loro fu una vera liberazione quando imparai a leggere. E poi arrivò Biancaneve. La storia la conoscevo già. Avevo pure visto il cartone! Ma, con quel piccolo libro illustrato, per la prima volta, vidi il burattinaio e toccai i fili.
Il piacere che provavo (e che provo ancora) nell'ascoltare e poi nel leggere storie era troppo grande da contenere, dovevo condividerlo, dovevo restituirlo. Un po' come nel sesso: dare e ricevere piacere sono interdipendenti. Certo, quando avevo sette anni, non pensai esattamente questo.
Avevo appena scoperto che la mia droga non era naturale, ma poteva essere creata. Mi sentivo come doveva essersi sentito Albert Hoffman quando aveva deciso che da grande avrebbe fatto il chimico.
Ero turbata, vivevo emozioni intense e sconosciute (l'invidia della matrigna-mamma, tanto per dirne una) e, dopo aver compreso che quella storia l'aveva pensata e raccontata una persona, decisi che volevo provare anch'io a tenere i fili. Per il piacere di dare piacere. Allora non sapevo del sesso, ma ancora meno sapevo che nella scrittura non si nasce equipaggiati.
Cavoli se è difficile imparare a stimolare le zone erogene dei lettori! È vero che anche nel sesso la tecnica si perfeziona. Ma persino chi è alle prime armi all'orgasmo in qualche modo ci arriva. E magari ci fossero solo i lettori. C'è tutta l'infrastruttura. Questo argomento lo affronterò nel prossimo post: come trovare il punto G dell'industria editoriale.
Ora veniamo alla seconda domanda: perché continui a farlo?
Questa è più difficile. Sento che la spiegazione di prima non basta. Potrei anche rispondere: porco dinci, mi alleno da quando ero una tappetta di sette anni! Che faccio, secondo te? Mollo tutto?
E potrebbe anche bastare come risposta, no? No. Dati mancanti. Biiiip.
Poi ho pensato alla morte (eh, beh, ci penso spesso) e dopo aver superato, per istinto di sopravvivenza, il solito momento di paralisi totale (in cui è impossibile "pensare" davvero) mi sono detta: ok, e se... e se non dovessi morire, se potessi vivere per sempre? Il gioco dell'"e se" nel caso della morte ha degli ovvi limiti di logica, ma ho giocato lo stesso (anche perché prima o poi si deve passare alla fase dell'accettazione) e ho provato a rispondere con sincerità. Ecco, potrei continuare a fare tutto quel che faccio adesso e di più (non faccio l'elenco, si avvicina all'infinito). Potrei esplorare tutto l'universo, leggere tutti i libri. Che figata l'immortalità! E potrei scrivere... no, smetterei di scrivere. Dare e ricevere? Tiè. Non devo morire, posso permettermi di ricevere soltanto.
Un supersatellitericevitoreuniversaleinfinito.
Sono sicura: se non dovessi morire, non scriverei più una singola storia.
Quindi scrivo perché sono mortale.
Qui può sorgere un equivoco che ci tengo molto a chiarire.
Non scrivo per lasciare qualcosa di me. Nemmeno un figlio lo farei per questo motivo. Un figlio è una persona. Indipendente, unica. E un libro se ne va per conto suo, si trasforma e si moltiplica per ogni persona che lo legge. Non credo all'eternità dopo la morte e neppure ai suoi surrogati terreni.
Io la penso così: posso anche fare 10 figli e pubblicare 100 libri e piantare 1000 alberi, ma quando schiatto è finita. Di me non resta niente di niente. Una cosa ho imparato da Biancaneve: lascia che figli, alberi e libri siano belli senza di te e vivano la loro vita. Chiusa parentesi.
Quando ho pensato di smettere di scrivere (a causa dell'ipotetica immortalità) mi sono sentita terribilmente triste. E vuota.
La morte mi fa paura. Tantissimo. Ma, in qualche modo, l'eterna frigidità mi spaventa ancora di più.

Ora, rigiro qui la domanda. Vendicati pure con papirozzi più lunghi e sbrodolosi del mio o con geniali aforismi o con nuove forme narrative, la perchescrivetenarratologia non ha limiti. Let's go.

giovedì 13 gennaio 2011

Blog Warming Party


Benvenuto nella nuova casa del Cronopio sul Comò. Appendi pure il cappotto e accomodati. Fai un giro nelle nuove stanze (libri, formiche e corridori) e lascia un commento sul libro degli ospiti. Fruga liberamente nei cassetti e, se vuoi tornare a farmi visita, salva il blog fra i preferiti, abbonati ai feed o iscriviti al club degli "avvistatori tenaci".
Su splinder avevo un monolocale e non potevo fare molte modifiche o personalizzare gli spazi. Ora ho un vero appartamento e sono libera di abbattere muri e appendere tutti i quadri che voglio.
Questo passaggio rispecchia quello che ho fatto l'anno scorso insieme a mio marito. Quando ci siamo trasferiti in un piccolo ma comodo bilocale, ci siamo chiesti come eravamo riusciti a sopportare la vita nello spazio asfittico di una monocamera di 24 mq per quasi cinque anni, con un'arcigna padrona di casa che non ci permetteva nemmeno di appendere un poster. Per la prima volta abbiamo dato una festa di benvenuto, perché per la prima volta ci sentivamo davvero a casa.
Dopo il trasloco di questo blog ho provato quasi le stesse sensazioni. È stato faticoso, ma ne è valsa la pena. Su splinder non permettono di esportare i blog, forse perché temono una fuga in massa. Alcuni volenterosi hanno sviluppato dei plugin che consentono di esportare un blog da splinder a wordpress. E da lì è possibile importare su blogger. Ma è necessario installare wordpress in locale. Ci ho provato. Non ha funzionato perché non riuscivo a scaricare il programma. Si interrompeva il download al 20% e, anche dopo una notte intera, non faceva progressi. E così, approfittando di una pausa lavorativa, ho copincollato tutti i post. Non sono tanti, ma è stato come usare il motorino per trasportare i pacchi uno a uno nella nuova casa. Dopo un po' ti vien voglia di mollare qualcosa per strada (una mezza dozzina di post, in effetti, l'ho buttata via).
L'idea di spezzare il blog l'ho presa in considerazione solo per un millesimo di secondo. Non volevo lasciarmi dietro il cadavere di un blog-archivio.


Tutta la vicenda mi ha fatto venire in mente gli scenari possibili di un futuro in cui, anziché i blog, siano le persone stesse a vivere online, dopo la morte fisica. Sull'argomento c'è già una discreta letteratura. Cito i primi che riesco a ricordare: l'anime "Ghost in the Shell", il racconto "Alice 2.0" di Sergio Cicconi, presente nel numero 61 di Robot, un episodio di Doctor Who (Silence in the library).
Ora, immagina che, anziché le imprese di pompe funebri, le prime a essere contattate dopo un decesso siano le piattaforme di hosting. Ci saranno quelle gratuite e quelle a pagamento.
Nella scelta della piattaforma su cui passare il resto dell'eternità bisogna porre molta attenzione a tanti aspetti: la stabilità e la capienza del server, la possibilità di avere una vita sociale, di viaggiare, di essere sempre raggiungibile da amici e parenti, di rendere gradevole e accogliente la nuova casa nel cyberpazio, di essere protetto da malware e spie. E di poter traslocare in un altro quartiere o città quando desideri. Nessuno vorrebbe essere cyberizzato in un ghetto. O in una cybernazione con le frontiere chiuse.

Per inaugurare la casetta nuova del blog ho scritto tre racconti freschi freschi sull'argomento.

#1 Storia di M. (un dramma)


M. nella cortavita faceva il saldatore. La sua seconda vita è cominciata su una Soul Hosting appena creata. Sua sorella, l'unica parente in cortavita, aveva un'impresa di virtualcoffee brasiliano, ma era andata in bancarotta quando fra i defunti era tornato di moda lo spleensleep (una miscela di sonniferi che consentiva di andare in modalità sleep finché nel proprio sito non succedeva qualcosa d'interessante). Inoltre, mantenere tre generazioni di zie, zii, nonni, bisnonni, nipoti sulle varie piattaforme aveva prosciugato i fondi di famiglia. Così, alla fine della cortavita, M. era finito su Freeworld. Ma la libertà era solo nel nome e nelle invasive pubblicità che andavano a intasare le caselle di spam delle persone in cortavita.
M., dopo aver sopportato due decadi di dittatura, ha tentato la fuga. Si è rivolto a dei programmi pirata che gli hanno fornito un plugin per navigare nel web aperto senza essere tracciato e approdare su un'altra piattaforma. Il sogno di M. è di ricongiungersi ai suoi parenti in Moonland. Ma la Soul Hosting ha una capacità di archiviazione ridotta e accetta nuovi arrivi solo dopo selezione in cortavita. M., dopo aver rischiato di perdere tutti i suoi ricordi, i pensieri e persino i programmi operativi nell'avventurosa traversata, è giunto in una delle più grandi Soul Hosting internazionali. Ma i cycop l'hanno beccato subito.
Ora M. è rinchiuso in una cartella di detenzione temporanea. Domani lo reimporteranno su Freeworld. La grossa Soul Hosting, di cui non faremo il nome per non essere censurati, è a conoscenza del destino dei fuggitivi su Freeworld. M. sarà cancellato. Firma ora la petizione per l'abbattimento delle barriere e per un libero Soul Hosting. Non portiamo anche in paradiso gli orrori della cortavita.


                                                                                                        


#2 La nonna vi odia, provinciali del botdick! (una commedia)


«Ma', avete pensato all'esportazione della nonna da Amicipersempre.it?»
«No, non abbiamo i soldi»
«Ma mi sta dando il tormento. Mi intasa la casella di posta e ieri mi ha mandato un virus che mi ha sputtanato il Game Center. Non ce la faccio più»
«Sopporta. Le passerà»
«Senti, rinuncio alla paghetta e giuro che mi manterrò da solo all'università lavorando al McDonald»
«Non se ne parla. Hai diritto a goderti la tua cortavita. Ci stanno vampirizzando. Ormai sembra che l'unica vita sia quella degli Hosting. È una questione di principio»
«Tua madre ha ragione. Nell'ultimo mese si sono suicidati altri tre dei miei colleghi. Se continua così andremo in fallimento e verremo licenziati tutti. Chi manterrà i server se vanno a fare tutti la bella vita sugli Hosting?»
«Dovrebbero fare una legge che vieti la trasmigrazione dei suicidi»
«Sì, e perché non sostieni anche la legge anti-aborto? Cavoli, non vi facevo così cattofetish»
«Che c'entra? Solo perché il Vaticano, una volta tanto, sostiene una legge giusta, non dovremmo rifiutarla a priori»
«Infatti. Io e tua madre ti abbiamo sempre insegnato a pensare con la tua testa e a valutare le idee indipendentemente da chi le professa»
«Vabbe', sì, grazie. Farò sempre tesoro delle vostre pillole di saggezza. Ma ora chi mi libera dalla nonna?»
«Aaah, che pazienza! E dove vuole andare di preciso?»
«Su Friendsforever.com. Dice che Amicipersempre.it è troppo provinciale»
«Ma se non sa nemmeno l'inglese!»
«Dice che se continua a vivere su Amicipersempre non lo imparerà mai»
«Comprale un corso di lingua e dille che può comunicare via simpletext in chat con tutti gli inglesi che vuole»
«Mamma, non hai capito. Vuole farsi un americano che ha conosciuto in chat»
«Farsi in che senso?»
«Fare sesso, scopare! Cavoli, nonna ha ragione, siete proprio dei provinciali»
«Torniamo al punto di partenza: non abbiamo i soldi»
«Ed è una questione di principio»
«Vi prego, aiutatemi. Ha minacciato di distruggermi il computer»
«Va bene. Dobbiamo bloccarla»
«Non lo diresti se fosse tua madre!»
«Caro, mia madre era troppo intelligente per andarsi a infognare in una Hosting nazionale. Amicipersempre se l'è scelto lei e ci è pure costata cara»
«Sì, sì, bloccatela»
«E va bene. Ma solo per un paio d'anni. Finché non si sarà calmata. Dio, cosa penseranno i miei colleghi se blocco l'accesso a mia madre?»

                                                                                                        


#3 Ultimo messaggio (una storia d'amore)


Amore mio,
quando ti svegliarai, non mi troverai al tuo fianco. Sei morta da cinquant'anni ormai e se mi vedessi, forse non mi riconosceresti nemmeno. Sono grigio, flaccido, stanco. Tu sei sempre giovane e meravigliosa. Ti conosco più di quanto avrei potuto conoscerti se fossimo invecchiati insieme.
Ho trascorso ogni minuto degli ultimi cinquant'anni a traferire i tuoi ricordi, i tuoi pensieri, la tua bellissima anima in una Soul Hosting. Ora la tecnologia è migliorata ed è possibile trasferire anche chi è morto all'improvviso, senza poter fare un pre-downloading.
Ti ricordi, stavamo andando a trovare i tuoi genitori per annunciare il nostro matrimonio. Un camion ci è venuto addosso. L'asfalto era gelato. Il guidatore ubriaco. Ho caricato sette minuti fa il tuo ultimo ricordo. Ho il cancro.
Non m'importa di morire. Sei tu la mia vita.
Ora che ho finito, non so cosa fare. Mi avevano detto che un trasferimento manuale era impossibile, che nessuno l'aveva mai tentato perché avrebbe richiesto almeno cento anni di lavoro. Io ci sono riuscito in cinquant'anni. Ho dormito poco e, quando dormivo, sognavo te.
Ho appena ricevuto la lettera di rifiuto dell'ultimo Soul Hosting a cui avevo chiesto il pre-download. Dicono che dal test sono risultato ridondante. Tutti i miei ricordi coincidono con i tuoi. Quelli che avevo prima dell'incidente sono una percentuale troppo bassa. Nessuno accetta mirror-life. Non so come convincerli che non sono una copia. Sai, alcuni tentano di creare una seconda copia di se stessi nel timore di essere cancellati per sbaglio o per un bug di sistema. Le mirror-life sono giustamente vietate.
Ma un caso come il mio non si è mai manifestato prima e il sistema centrale non capisce l'amore.
Una piccola Hosting mi ha proposto un trasferimento parziale. Accetterebbero solo la mia vita fino al giorno del nostro incontro. Da allora i ricordi si fanno troppo simili ai tuoi, perché ho rivissuto troppe volte i nostri momenti insieme dal tuo punto di vista per conservare una prospettiva personale.
Potrei continuare a vivere in una Hosting e tu potresti cercarmi. Mi racconteresti delle nostre cortevite e potremmo ricominciare la nostra storia. Prima o poi, forse, riusciremmo a ottenere un ricongiungimento. Ma non voglio perderti, non voglio dimenticare chi sei. No, non cancellerò gli ultimi cinquant'anni.
Io e te ora siamo una cosa sola.
Ti  conosco, amore mio, e so cosa penserai. Sarai confusa, arrabbiata, mi odierai per averti amato con quello che ti sembrerà mostruoso egoismo.
Ma, quando avrai vissuto qualche anno nelle Hosting, capirai perché l'ho fatto. Perché ho scelto la vera morte.
Lì non è possibile amare.
Lascio a te la scelta. Ho installato un plugin criptato di eutanasia. Non preoccuparti, anche questo messaggio è criptato, ma fai attenzione: se te lo trovano, lo cancellano e dovrai restare nell'Hosting per sempre. Non è la vita che conosci. Avrai migliaia di amici, potrai scambiare pensieri, scaricare ricordi. All'inizio ti sembrerà fantastico. Ma scoprirai di essere sola e di non poter amare mai più. Non come ama chi è destinato a morire.
Tuo, per sempre
A.


domenica 9 gennaio 2011

Arrivedorci! Arrivedorci!

Ho aperto questo blog perché avevo sognato uno scarafaggio in bicicletta. Perché mi ero svegliata con una canzone dei Radiohead che mi chiedeva se ero ancora una sognatrice. Perché non scrivevo da tanto tempo e, anche se avevo parecchie idee e storie da raccontare, non avevo più un briciolo di entusiasmo e con uno sterile piacere autolesionista aspettavo solo il momento in cui le avrei dimenticate.
Non sapevo cosa sarebbe diventato, non sapevo cosa avrei scritto. All'inizio ho cercato di dare una parvenza di ordine. Ho progettato e annunciato rubriche che contano solo un paio di articoli. Le recensioni di libri, film e musica, il racconto a puntate (interrotto proprio quando stava cominciando a seguirlo qualcuno). La rubrica sul post mortem.
Per un anno l'ho abbandonato. Quando ho ripreso ad aggiornarlo ho rinunciato a ogni pretesa di ordine: questo è un blog-miscellanea, un minestrone di tutto quel che mi interessa e mi piace condividere, un mostriciattolo ibrido e disordinato che mi sono rassegnata ad accettare.
Sono un cronopio che nutre una ammirazione segreta e ossessiva per i fama, anche se i miei tentativi di imitazione vengono prontamente smascherati.
Dal tono di questa premessa può sembrare che stia per annunciare la chiusura del blog. No, non ci penso nemmeno (bugia: ci penso almeno una volta a settimana), sono affezionata al mio cronopio. Voglio solo cambiare piattaforma. Sto facendo alcune prove per passare a blogger. Con le "pagine" permette di raggruppare i post per aree tematiche e ci sono tante altre funzioni interessanti. Forse alcune cose potrei farle anche con splinder, ma non ho tempo e voglia di smanettare con i template. Blogger è intuitivo, pratico: finalmente mi permetterà di creare una sezione con la presentazione dei miei libri editi, una che raccoglierà i vari raccontini e, in definitiva, il blog, grazie alla suddivisione tematica in pagine, avrà un aspetto quasi ordinato e rispettabile.
Ora, prima del trasloco, devo solo capire come esportare il blog e scrivere un post di saluto per i venditori porta a porta (non si sa mai, dovesse andare storto qualcosa). Mi sembra doveroso salutare i principali lettori e commentatori del blog prima di tentare questa avventurosa trasmigrazione (dicono che sia alquanto arduo, se non impossibile, esportare da splinder a blogspot).
Sarà perché è un mostriciattolo indisciplinato e mutaforma che il cronopio è finito nella prima pagina dei risultati su google quando cerchi "venditore porta a porta"? Si merita solo assurdità del genere, lo so.
Fino a stamattina non capivo il successo di questo post. Che diamine: sembrava che il blog fosse visitato solo da venditori porta a porta ansiosi d'insultarmi. Il tema del post, fra l'altro, è il desiderio. La natura mimentica del desiderio, per l'esattezza. E mi sembrava anche uno dei migliori post che avessi scritto. Probabilmente non lo è visto che viene continuamente frainteso. Per farmi perdonare ho deciso di scrivere un post per i venditori, un elenco di veri consigli sulle vendite o qualcosa del genere. Ma non so nulla sull'argomento (in realtà, fra le insensate e caotiche cose che ho fatto nella mia vita posso contare anche un mini-corso di marketing). La verità è che mi vengono in mente solo racconti. La prossima volta ne butterò giù qualcuno.
Ah, se qualche generoso passante, venditore o no, ha qualche consiglio da darmi sul trasloco del blog, avrà la mia sincera gratitudine.
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