Rapporti di ricerca sulla vita sessuale delle formiche australiane e sugli ultimi avvistamenti di corridori onirici

martedì 22 aprile 2008

POLVERE

Viveva in quella casa una donna cieca che per conoscere le cose leccava la polvere. Una lunga malattia l’aveva resa paralitica e le aveva atrofizzato i sensi.
La sua lingua soltanto era viva. S’insinuava in una fessura fra i mobili, dove la polvere s’era nascosta da anni, e di ogni granello riconosceva la provenienza. Sentiva i frammenti della pelle di sua madre, che forse s’erano staccati dalle mani screpolate dalla dermatite, quando le grattava dopo aver lavato i piatti, e la lanugine di una gonna che aveva indossato quand’era bambina, e il polline che entrava in casa quando c’erano ancora i pioppi sulla strada, e i pilucchi delle lenzuola al cloroformio dell’ospedale vicino, grevi del sudore dei malati.
Leccava i vecchi mobili con gratitudine, poiché la sua lingua vedeva più lontano di quanto in passato avevano potuto vedere i suoi occhi.

[CONTINUA.... su "Al buio non parliamo delle stagioni" in uscita presso Albus Edizioni]

È possibile leggere una versione non integrale del racconto sul sito di oblique, qui.

martedì 8 aprile 2008

Baby Dee - Safe Inside The Day


Autore: Baby Dee
Genere: songwriter
Etichetta: Drag City
Uscita: Gennaio 2008

Tracklist:
Safe Inside The Day
The Earlie King
A Compass Of the Light
The Only Bones That Show
Fresh out of Candles
Big Titty Bee Girl (from Dino Town)
A Christmas Jig For A Three-Legged Cat
Flowers On the Tracks
The Dance Of Diminishing Possibilities
Bad Kidneys
You'll Find Your Footing







Chi è Baby Dee? Fatevi un giro sulla rete: non c’è recensione che non parli del personaggio e della sua diversità come introduzione o ciliegina al rum sulla crema delle canzoni. Ci interessa sapere che è una performer transgender, che ha esordito come artista da strada suonando l’arpa vestita da orso, che è amica di Antony e di David Tibet, ci serve tutto ciò per ascoltare la sua musica? (Eh sì… ci interessa. Chi se lo fila un disco così fuori tempo e strambo se non fai leva sulla curiosità del personaggio?)

Ora parliamo della musica però.

Il disco inizia con la piano ballad sentimentale “Safe Inside the Day”: voce intensa che scivola fra crescendo emotivi e diminuendo malinconici in pieno stile Antony (ma Baby Dee, seppur intonata ed espressivamente dotata, non ha il pathos naturale dell’amico Antony, che farebbe sciogliere il cuore di ogni supercattivo).

Segue “The Earlie King”, divertita e atipica canzone da cabaret. E di nuovo una lacrimevole ballata “A Compass of the Light”. E il jazz barocco da avanspettacolo di “The Only Bones Thet Show”. E poi? Ora dovreste aver capito: altro pezzo lento e sentimentale.

L’alternanza triste/sentimentale e allegro/sfrontato è di una rigorosità disarmante. L’inventiva e le sorprese non stanno certo nella struttura del disco (e neanche in quella delle canzoni: sono “semplici” pezzi jazz, swing, cabaret songs, piano ballads sentimentali, o addirittura piccole composizioni di musica classica, come “A Christmas Jig For A Three-Legged Cat”).

Ad impreziosire queste divagazioni fra generi fuori moda sono lo stile vocale teatrale e sopra le righe e l’indubbio talento melodico di Baby Dee, che non spezzerà i cuori come l’amico Antony, ma li farà sicuramente divertire e commuovere, come un buon musical off off Broadway.

Valgono da sole l’acquisto dell’album almeno tre canzoni: “Flowers on the Tracks” (fragile e bellissima composizione da camera per pianoforte e archi), “Bad Kidneys” (incipit jazz noir con sax da locale notturno che sfocia in sguaiato canto zingaresco per voci ubriache e fisarmonica) e “You'll Find Your Footing” (deliziosa malinconica canzone in punta di piano, arpa e violini).

Xiu Xiu - Women As Lovers

Autore: Xiu Xiu
Titolo: Women As Lovers
Genere: alternative rock
Etichetta: Kill Rock Stars
Uscita : Gennaio '08
Tracklist:
I Do What I Want, When I Want
In Lust You Can Hear the Axe Fall
F.T.W.
No Friend Oh!
Guantanamo Canto
Under Pressure
Black Keyboard
Master of the Bump
You Are Pregnant, You Are Dead
The Leash
Child at Arms
Puff and Bunny
White Nerd
Gayle Lynn


14 canzoni in perfetto formato radiofonico (2-3 minuti) che col radiofonico c’entrano meno che il prezzemolo con la torta alla crema (ebbene sì, il famoso detto popolare sul prezzemolo è sbagliato: pensate che schifo mettere il prezzemolo nei bignè al cioccolato o nel caffè).
Infatti le 3 minutes pop song degli Xiu Xiu sono quanto di più lontano possa esserci dal piattume rock posticcio e carta carbone di cui ci nutrono mtv e le nostre emittenti.
Sicuramente non puoi ascoltare questo “Women As Lovers” (come qualsiasi altro disco dei nostri) facendo qualcos’altro, perché ti disturberebbe parecchio. Non sono le solite inoffensive e paciose canzonette pop rock che puoi mettere su mentre studi, chatti o guidi, perché quelle pause interrotte da trilli, riff anarchici di chitarra e irruzioni graffianti di sassofono e altri strumenti difficilmente identificabili ad un primo ascolto, ti farebbero saltare i nervi con conseguenze devastanti (chessò, insultare il fidanzato in viaggio studio all’estero in chat, o il fuoristrada che ti fa il sorpasso, con successivo probabile incidente). No, l’ascolto di queste 14 tracce richiede completa attenzione e dedizione.
Ma ne è meritevole? A voi la risposta. Ci sono persone che traggono un intenso piacere dallo svolgere astratte equazioni o risolvere rompicapi. Altre che usano il cubo di rubik solo come schiaccianoci o fermacarte. Personalmente sono a metà fra questi estremi. Dalla musica chiedo sperimentazione, stimolazione ed emozione.
In questo disco non manca il tentativo di emozionare con la splendida chiosa di “Gayle Linn” o la ballata “Master of the Bump”. Ma è un sentimento esangue.
Menzione a parte merita “Black Keyboad”, una struggente, delicata ballata in levare, sospesa fra le corde pizzicate della chitarra e il canto senza risoluzione di Stewart.
Altri pezzi, come “Child at Arms” con le sue variazioni isteriche, o “Puff and Bunny” coi suoi giochini cacofonici, potrebbero farti saltare i nervi soprattutto dopo che vi hai prestato attenzione.
La sgangherata cover di “Under Pressure”, che vede la partecipazione di Michael Gira, è un simpatico divertissement. E l’apprezziamo per questo. E per Gira, naturalmente.
Che lo troviate fastidioso e irritante, o che lo amiate per le sue intelligenti e stimolanti trovate musicali, è certamente un disco che non lascia indifferenti e non scivola via facilmente, come le tante, troppe, tonnellate di 3 minutes songs che quotidianamente ci ammorbano le orecchie e appiattiscono lo spirito.

giovedì 3 aprile 2008

Le navi di carta


- Stai dormendo?

Gli tocca delicatamente la spalla, lascia camminare indice e medio fino al collo e giù lungo la spina dorsale.

- Cosa c’è?

Chiede lui con voce roca, sospira, si volta pesantemente.

- Non riesco a dormire

- Dai, dormi.

- Pensavo… come sarà tutto fra dieci, vent’anni? E noi come saremo?

Le si avvicina, le passa un braccio sulla vita, strofina piano i piedi freddi di lei fra i suoi, finché sente che il respiro rallenta, il corpo di lei si adagia nel suo, scivolando nel sonno.

- Saremo più vecchi.



La ragione per cui il signor Fanti ha fatto esplodere l’ultima nave delle Spes Industries non può essere conosciuta se non analizzando la sua storia personale. Andrea Fanti non risulta essere iscritto a nessuna associazione politica, para-militare, terroristica.

La ragione per cui il signor Fanti è penetrato nella residenza privata del Presidente delle Spes Industries, disarmato e in evidente stato confusionale, può essere supposta a partire dalle dichiarazioni dei vicini e dei testimoni. Una delle guardie personali del Presidente l’ha freddato con un colpo alla nuca. Pare che Fanti stesse frugando nella cineteca personale del Presidente, quando la guardia l’ha freddato. Pare che Fanti fosse un padre di guerra, che sua figlia avesse diciassette anni quando ricevette la chiamata. Come sappiamo, tutti i padri di guerra sono orfani dei loro figli. Nessuno e tornato. Scusate, pare che nessuno dei figli sia tornato. Dicono che la moglie di Fanti fosse una Sognatrice. Abbiamo ragione di credere – grazie alla testimonianza di una cameriera personale del Presidente – che Fanti stesse guardando la registrazione video del decollo della nave Spes 11 quando la guardia personale del Presidente l’ha freddato con un colpo di pistola alla nuca. Secondo le statistiche i Sognatori sono i migliori clienti delle Spes Industries. Per ogni nave che decolla, il 70% dei passeggeri sono Sognatori. Nessuno è tornato. Il Presidente delle Spes Industries dichiara di possedere le registrazioni che l’addetto alle comunicazioni di ogni nave Spes in missione gli invia mensilmente. Si suppone che Andrea Fanti stesse cercando le registrazioni della nave Spes 11 nella residenza privata del Presidente. Non c’è ragione di credere che non le abbia trovate. Non c’è ragione di credere che le navi siano scomparse, si siano disintegrate, o siano alla deriva nello spazio. I vicini dicono che il signor Fanti fosse una persona mite e gentile, sempre disponibile, molto riservata e umile. Dicono che uscisse molto di rado da quando sua moglie si era imbarcata sulla Spes 11. Aspettava il ritorno della figlia, dicono, perché non trovasse la porta chiusa. Ma tutti sanno che i figli di guerra non tornano.



- Stai dormendo?

Lui si volta; stava per addormentarsi.

- No. Cosa c’è?

- Fra una settimana parto.

- Hai avuto il lasciapassare?

- No. Lo sai che sono bloccati.

Non dice altro. Andrea inizia ad intuire, accende la luce, la guarda in viso.

Anna sta piangendo in silenzio.

- Lo sai che è buffo? – dice lui acidamente.

- Cosa?

- Non possiamo prendere l’auto o il treno per passare il confine, ma possiamo andare liberamente nello spazio.

- Non lo trovo buffo – dice lei, strofinandosi gli occhi – E’ ingiusto, ma sensato.

Lei parla di quanto sia ragionevole il blocco ai confini, di quanto siano state coraggiose le Industrie Spes a investire nelle navi. Lui non ascolta più. Guarda le pareti ingiallite della stanza in cui hanno passato gli ultimi vent’anni, la sedia a dondolo dell’IKEA che adesso fa da attaccapanni, il cesto della biancheria che Luce aveva usato come casa delle bambole, i vecchi cd, i poster dei film che amavano a vent’anni e che non avevano tolto neanche quando avevano imbiancato le pareti.

- Resta con me.

Lei non risponde subito. Prima lo guarda con affetto, poi arriccia le labbra. Si è accorta che non l’ha ascoltata. Ma è un momento troppo grave per fingersi offesa.

- Non posso, cerca di capire. Lo sai che ti amo, ma non posso continuare a lasciarmi vivere così, ad invecchiare e aspettare di morire, mentre muore tutto. Muore tutto.

Ha sempre avuto questo vezzo di ripetere le frasi drammatiche, come se stesse recitando, come se avesse un pubblico invisibile.

- E se Luce torna? Cosa penserà se torna e non ti trova?

- Smettila, sei patetico. Lo sai che non torna.

Lui non risponde. Vorrebbe trovare argomenti per farla restare, ma si sente svuotato, come in sospensione, le orecchie ovattate. Sente che è il momento, che deve fermarla ora, o la perderà per sempre, che con lei perderà ogni cosa, ma non riesce a muoversi, a parlare, come in un incubo è paralizzato.

- Se queste navi fossero fatte per arrivare davvero da qualche parte lascerebbero salire solo i giovani e coloro che possono riprodursi. Poi renderebbero pubbliche le comunicazioni. Perché non sappiamo niente di quelli che sono partiti con le altre navi? – sente le parole che escono distanti dalla sua bocca, come se fosse un altro a pronunciarle. – Salire su quelle navi è un modo molto fantasioso e costoso di suicidarsi – questa l’aveva letta su una rivista.

- Smettila di ripete quelle stronzate che leggi sulle riviste – dice lei aspra. – Tengono le comunicazioni segrete proprio per depistare i conservatori xenofobi che scrivono su quei giornali e fomentano i gruppi terroristi.

- L’unico segreto qui è che non esiste nessuna comunicazione, non c’è nessuna registrazione nella maledetta residenza del maledetto presidente della Spes. Ci sono solo le sue casseforti piene dei soldi di quei pazzi che hanno comprato i suoi biglietti di sola andata.

- Queste sono le bugie che mettono in giro per screditarlo. La verità è che il Presidente è stato l’unico che ha avuto il coraggio di investire nello spazio, di trovare una speranza, un’altra strada, mentre tutti stanno ad azzuffarsi come iene su una carogna.

- Anna non hai più vent’anni! Vuoi smetterla di fare la bambina? Non ho detto niente quando sei entrata in quella specie di setta dei Sognatori, non ho mai criticato nessuna delle tue scelte. Ma davvero credi ancora a queste cose?

- E cosa vuol dire che non ho più vent’anni? – fa lei, glissando abilmente sui Sognatori e sulle sue fughe prima che fossero istituiti i blocchi.

- Vuoi dire che non dovrei mai sperare, mai immaginare, mai tentare altre strade, e stare ad aspettare senza far niente come te?

- Non alzare la voce, ti prego

- E perché? Perché i vicini non possano sentirci? Ti è sempre importato di più del parere di perfetti sconosciuti che dei miei sentimenti.

Ormai gridava a pieni polmoni, tanto perché neanche i perfetti sconosciuti del palazzo di fronte potessero dormire continuando placidamente a ignorare per il resto dei loro giorni che erano dei perfetti sconosciuti.

Lui la guarda sorridendo.

- Non sei cambiata, lo sai? Ti amo

Lei è sorpresa, non sa come reagire. Smette di urlare e sbotta in una risata nervosa.

Lui le prende il viso fra le mani e la bacia forte sulla fronte, la bacia teneramente sulle guance arrossate, la bacia sulla bocca dischiusa, come per la prima volta. E sa che si baceranno tutta la notte, come la prima volta, che faranno l’amore, e sa che non potrà fermarla, che lei morirà lontano nello spazio con gli altri Sognatori, e che non saranno mai due settantenni che si tengono per mano su una panchina, come aveva immaginato.

- Neanche tu sei cambiato. Siamo più vecchi.

News

Unico proponimento: devo riprendere il controllo almeno di questo blog.
A tal fine manterrò tutte le promesse lasciate in sospeso qua e là nei vari post e riprenderò le cose lasciate a metà.
Cominciamo:
- Pamelo, grazie alle richieste della sua nutrita schiera di fan (Zambo dopo che ha fatto colazione e altri fedeli amici) ritornerà a breve sugli schermi dei vostri pc.
- Ho ricaricato la seconda parte del corto "This Bauble", dividendola in due file più leggeri. Ora si dovrebbe vedere.
- Avevo accennato ad alcuni dischi di cui avrei voluto parlare: da domani recensioni a raffica. I migliori dischi del primo trimestre 2008 (non è vero, alcuni sono soltanto buoni).
- Qualche mese fa alcuni mi avevano chiesto di leggere il racconto che avevo scritto sulla scia del film di Cuaron (Children of Men). E' incluso nel libriccino che hanno dato insieme al DVD, ma avevo promesso di metterlo sul blog... l'ho dimenticato, sorry. E' il prossimo post.

Credo di aver finito con le cosette in sospeso. A presto.

martedì 25 marzo 2008

Onora il padre e la madre

Il plot è perfettamente deducibile dal trailer e si capisce subito che questo film è costruito su un ottimo soggetto, uno di quelli che fanno sentire odor di successo solo a raccontarli. Se poi lo affidi al regista giusto, uno con una solida carriera alle spalle condita da tre, quattro capolavori, sei sicuro di non sbagliare. Infatti il film ha avuto buone recensioni e discreto successo al botteghino. Personalmente questo film mi sembra uno di quei vestiti di marca e di ottima fattura che, per qualche ragione, tendono sempre a finire nei recessi oscuri dell'armadio dopo appena una settimana che li hai comprati.
Certo Lumet ha ottantré anni e fa ancora dei signori film. Ma ho sempre detestato i bonus anagrafici, del tipo "Suonano bene per avere dodici anni" (e ti ritrovi un disco di merda, sì, suonato da dodicenni, ma pur sempre un disco di merda); oppure "A novant'anni sa ancora tenere in mano la macchina da presa" (sì, ma trema un pochino... vogliamo considerarla una scelta registica?).
Non è questo il caso, perché Lumet ha ancora la mano ferma: il film è ottimo, montaggio interessante, eleganza registica consolidata, gran soggetto, attori superlativi. Eppure...
Il problema credo sia una eccessiva fiducia nella forza del soggetto, una concentrazione appena sufficiente ad affinare gli aspetti tecnici che tralascia la lavorazione drammatica.
Provo a raccontare la trama di quello che reputo uno dei capolavori di Lumet: "Quel pomeriggio di un giorno da cani".
Due tizi rapinano una banca e fanno degli ostaggi, ma perdono il controllo e finiscono male.
Mmmm... insomma, il soggetto è discreto, ma piuttosto comune. Ce ne saranno centomila di film con un plot simile. Non basta (o basta?) aggiungere che i rapinatori sono omosessuali e stanno facendo tutto il casino per amore. Tuttavia nel film c'è una verità, una luce drammatica che ti apre gli occhi e il cuore, mentre la tragedia cresce fra cruda ironia e sentimento represso.
Ora racconto in breve la trama di "Onora il padre e la madre".
Due fratelli rapinano la gioielleria dei genitori. Ma va tutto storto e la madre muore nel tentativo fallito.
Metti di mezzo la famiglia e le varianti dell'omicidio intra-famigliare (o del sesso) e la storia acquista 10mila punti. Su questo sembra contare Sidney Lumet (oltre che sulla propria esperienza e su un cast della madonna) quando imbastisce questo drammone domestico di sicuro impatto. "So' bravo, c'ho degli attori che prendono l'oscar solo se respirano, un soggetto che i produttori ti firmano l'assegno a occhi chiusi, il colpo è sicuro. Facile, facile, come rapinare la gioielleria di mamma e papà..."
Ma qualcosa va storto. D'accordo, non così storto come nel film, ma questa sicurezza dell'avere un buon dramma sulla carta e sul notevole faccione di Hoffman blocca le potenzialità del film. Non sembra sentito. Ottimo mestiere: un grande stilista con della stoffa di qualità. Ma chissà perché dopo una volta che l'hai messo, il vestito si eclissa nell'armadio.

mercoledì 19 marzo 2008

3 cose

Questa è la prima cosa che ho visto appena uscita dalla stazione di Ostbanhof. Non ricorda "Il Cielo sopra Berlino"?

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Potsdamer Platz dall'interno del bar Caras. Sui grattacieli si vede il riflesso del dipinto sulla parete all'interno del locale.
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Non so perché questa foto. Volevo metterci il meraviglioso dipinto murale di Blu o un qualsiasi edificio illustrato di Friedrichshain.

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Il senso di questo post? Non ho nessuna voglia di inventarmelo adesso. Un video che non si carica ha occupato quasi tutto il mio spazio mensile. Avevo qualche MB libero, un paio di album che mi piacciono ma che non ho voglia di recensire, il raffreddore, la noia, il palazzo che trema quando passano le macchine e chissà se crolla un giorno, gli incubi notturni che mi lasciano addosso scie catarrose di lumaca, le cose che dovrei fare e ho il tempo di fare ma non la voglia ed è ancora troppo presto per dare la colpa all'afa estiva, gli elenchi del cazzo che fanno un pò stile ma non servono a niente, anche se a volte sono veri, ma per la maggior parte svolgono la stessa funzione di un paio di stivali in pelle o di un cappotto alla moda, il pensiero della morte, il pensiero di cosa preparare per cena. Insomma, avevo queste cose, e ho pensato: ehi, perché non carichi qualche foto così ti togli il pensiero di aggiornare il blog, visto che hai qualche MB libero, un paio di album che ti piacciono ma che non hai voglia di recensire, il raffreddore, la noia eccetera eccetera

venerdì 14 marzo 2008

Banhof Zoo

Di ritorno da Berlino ho pensato: forse dovrei scriverne sul blog. I racconti di viaggio sono un'istituzione, anche se a nessuno interessa più sapere com'è fatto Kotbusser Tor o la porta di Brandeburgo nell'era multimediale e di google earth. Tuttavia questo è stato un viaggio speciale, una ricerca interiore, e Berlino appare sullo sfondo oppure come personaggio astratto - Berlino maestro di chiavi, Berlino-mistero, Berlino-guardiano del cancello che fa stupidi indovinelli, Berlino-amante che seduce e abbandona -. No, temo che un racconto di viaggio non sarebbe interessante. O, più precisamente, sono fatti miei.
Ho tenuto un diario, ma non posso attingervi, perché non descrivo mai la città e i miei vagabondaggi alla scoperta di club e monumenti. Ci sono pezzi del tipo "Sto qui a Potsdamer Platz e rifletto sul senso di questa mia ricerca..." oppure "Oggi sono stata al Banhof Zoo e sento che mi sto perdendo". Capite, sono registrazioni di un altro viaggio, come se avessi vagato in un mondo parallelo che si interseca continuamente con la città di Berlino. E non posso raccontarlo qui, su un blog pubblico.
Invece vorrei parlarvi di Dylan. Ho incontrato Dylan in uno degli appartamenti in cui sono stata ospitata, nel quartiere di Schöneberg. Dylan veniva da Varsavia - dove aveva insegnato inglese per un semetre, alloggiando in uno spartano studentato, con un bagno che era sempre "fuckin' cool!" - ma era originario di San Francisco. Non so altro di lui, tranne che era timido, gentile e generoso, che non aveva un orologio da polso, ma andava in giro con un orologio da tavolo inglese di legno dei primi del '900 stipato nello zaino, e quando qualcuno per strada gli chiedeva l'ora, Dylan apriva la cerniera del suo zainetto di cotone gonfio e liso e tirava fuori questo grosso, antiquato orologio da tavolo. So anche che era gentile e generoso, dicevo, ed ho ottime ragioni per affermarlo. La prima notte a Schöneberg la stanza degli ospiti era piuttosto affollata. Eravamo in nove a dormire in 16 mq scarsi di pavimento. Ed io ero l'unica senza sacco a pelo e senza materassino. Mi stavo rassegnando stoicamente ad avvolgermi nel mio cappotto e ad affrontare una notte scomoda e gelida, quando Dylan mi ha offerto il suo sacco a pelo. "Tanto io sono sotto il termosifone" ha detto.  Un sacco a pelo magnifico, di quelli soffici e caldissimi in piuma adatti alle notti  artiche. Grazie Dylan.
Il mattino seguente l'ho accompagnato in stazione. Al Banhof Zoo ci siamo separati. Io potevo comprare il biglietto anche lì e lui aveva il treno ad Hauptbahnhof, la stazione centrale.
Dylan ha tirato fuori il suo orologio da tavolo inglese in legno massiccio per controllare l'ora.
"Torni a Varsavia?" gli ho chiesto.
"No, a San Francisco."
"Non ti piace Varsavia?"
"Troppo triste. Troppo freddo" risponde con un mezzo sorriso. "E tu?"
"Non lo so. Speravo di trovare a Berlino un specie di rivelazione, di capire cosa fare, come vivere. Ma sono ancora più confusa. Ho anche pensato di venire a vivere qui. Non so, sono molto confusa."
"Anch'io." ha detto lui pensieroso. "Non so cosa farò adesso".
Ci siamo abbracciati. Poi Dylan è scomparso su per la scala mobile dell'U-bahn ed io mi sono messa in fila per il biglietto.
"E allora?" mi ha chiesto una persona quando gli ho raccontato questo episodio. Come se vi cercasse un senso, una morale, una fine. Non c'è.
Solo due anime che si incontrano al Banhof Zoo e si confessano il proprio smarrimento. E si separano (forse) per sempre.
Non so molto di Dylan. So che è timido, gentile e generoso. So che viaggia con un orologio da tavolo inglese dei primi del '900 nello zaino. So che è di San Francisco ed ha insegnato inglese per un semestre a Varsavia. Ma l'ha lasciata, perché è troppo triste e fredda. So che non sa cosa farà, che il futuro è una nube ingarbugliata e oscura, e i segni del passato sono infidi come i sogni, difficili da interpretare. So che Dylan è un'altra strada incrociata solo per un istante, che si perde lontano.

giovedì 13 marzo 2008

This Bauble




Ho deciso di chiudere con la nostalgia. Perciò niente più vecchi corti. Questo è l'ultimo, perché avevo promesso di mostrarlo qualche mese fa, quando vi avevo accennato in un post sull'oltretomba qui
Sì, è corto della ragazza che diventa musica.
Il titolo l'ho preso dal primo verso di una poesia di Emily Dickinson:
This Bauble was preferred of Bees -
By Butterflies admired
At Heavenly - Hopeless Distances -
Was justified of Bird -

Did Noon - enamel - in Herself
Was Summer to a Score
Who only knew of Universe -
It had created Her -

venerdì 8 febbraio 2008

*1

Sono in viaggio giä da una settimana, ma ho dimenticato di avvisarvi. Questo mese, finche' non torno a Roma, non aggiornerö il blog. Indovinate un pö dove mi trovo.... l'umlaut al posto dell'accento puö essere un indizio. In realtä su questa tastiera non ho ancora capito come mettere gli accenti. Tschüss

martedì 29 gennaio 2008

I venditori porta a porta di aspirapolvere e la natura mimetica del desiderio.

Qualche settimana fa ho ricevuto la visita di un venditore porta a porta e l’evento mi ha fatto riflettere sulla natura mimetica del desiderio. Ma questo era già annunciato nel titolo e si presume che io ora debba spiegare il come e il perché. Dunque, quando ho accettato di prendere l’appuntamento per la dimostrazione sapevo già che non avrei mai comprato l’aspirapolvere costruito con materiali della NASA che il tizio voleva propormi alla oceanica cifra di 4000 euro, anche se le sue parole sembravano suggerire che il miracoloso aggeggio era in grado di fermare le pestilenze e gli altri tre cavalieri dell’Apocalisse, nonché gli invisibili batteri alieni che si nascondono nei materassi per fiaccare lo spirito degli onesti lavoratori  e dei loro pargoli con nefaste malattie respiratorie, e neanche se si fosse trasformato in una navicella spaziale l’avrei comprato (anzi, forse in quel caso ci avrei fatto un pensiero). In definitiva, io volevo solo farmi pulire il materasso e magari anche i cuscini del divano-letto, che, non avendo un telo coprente, stanno accumulando polvere da circa quattro anni.
Immagino che le miei intenzioni siano balenate con chiarezza nella giovane ma arguta mente del venditore non appena ha messo piede nel mio monolocale. Anzi, forse giusto un secondo dopo che si era ripreso barcollante dall’inciampo nella bicicletta parcheggiata all’ingresso in mezzo a pile traballanti di riviste e buste per la raccolta differenziata. E se anche il monolocale fosse stato solo una copertura per un palazzo a 110 stanze in cui si accedeva dal ripostiglio soppalcato (e da ciò si deduce A- che avevo i soldi; B- che se avevo un castello magico nel soppalco non avevo mica bisogno dell’aspirapolvere!), l’evidente disordine e qualche sano deposito di polvere negli angoli dove non arriva la scopa lasciavano presagire che comunque non avrei comprato niente. Nonostante ciò, il ragazzo è stato gentile e ha fatto il suo dovere, pulendo, nel suo completino elegante, un po’ il pavimento, il materasso e, sotto mia richiesta, anche i cuscini del divano-letto. Nel frattempo, chiacchierando del più e del meno (no, in realtà lui recitava i poteri dell’aspirapolvere, ed io gli davo corda con esclamazioni e commenti ammirati, tanto perché non si dimenticasse di pulirmi tutto il materasso e anche i cuscini, che non erano previsti nella dimostrazione), ha scoperto che cerco un lavoro e si è prodigato nel tentativo di reclutarmi nel magico mondo dei venditori porta a porta.
Venditore: Guarda che si guadagna tantissimo. Un ragazzo che lavora da noi da due anni si è già comprato la mercedes e ha aperto il mutuo per un appartamento in centro. Ma ti rendi conto che a vent’anni già ti puoi fare il macchinone?
Io: Uhm
Venditore: E poi si sta bene. La mattina ci incontriamo in sede, mettiamo la musica, e facciamo degli esercizi di autoconvinzione per migliorare la fiducia. Stiamo lì un’ora, ci carichiamo tutti insieme…
Io: Uh. (………) Ci penserò. Lasciami il numero, magari.
No, non ho mai chiamato, anche se la prospettiva di assistere a questi riti mattutini di caricamento mi incuriosiva non poco.
Ora, senza mezzi termini, è chiaro che il ventenne venditore in carriera deve avermi classificata come una intellettualoide sfigata, ed io devo aver pensato a lui come a un amorfo fighetto. Non ha immaginato neanche per un secondo che il macchinone e i soldi non fossero al top delle mie priorità. Ed io, nel profondo e nonostante il mio relativismo, ho sempre reputato tali aspirazioni vuote e sinceramente poco allettanti (a parte che odio guidare), considerando degli idioti quelli che le coltivano. I nostri desideri sono differenti perché imitiamo modelli differenti (per il concetto di “natura mimetica del desiderio” vedi il saggio “La violenza e il sacro” di Renè Girard). Secondo Girard tutti abbiamo uno o più modelli e desideriamo quello che crediamo siano i desideri del nostro modello. E, data la natura del desiderio, tendiamo a reputare di valore assoluto i nostri modelli e a svalutare quelli degli altri, se non a rifiutare di riconoscerli. Se le differenze culturali si fanno tanto aspre e irrisolvibili sarà perché sono alimentate dell’ardore primario, viscerale e irrazionale del desiderio?
Ovviamente questi modelli e relativi desideri devono essere “legittimati” (per usare un concetto di Pierre Bourdieu), ovvero devono essere riconosciuti dal contesto sociale e culturale di riferimento. L’immediata conseguenza è avere dei rivali anche se desideri cose scomode o di nicchia. Perché vi è la necessità che l’oggetto del desiderio sia convalidato da qualcun altro, sia condiviso. E, conseguentemente, sia conteso. E di qui la violenza della competizione.
Condiviso e conteso sono termini interdipendenti nel campo del desiderio.
E’ possibile che qualcuno desideri un oggetto che nessuno ha mai desiderato? Penso di sì, ma solo involontariamente, perché interpreta male (o meglio, in modo singolare e innovativo) i desideri del suo modello. E da qui che hanno origine i pazzi. E i santi, credo. Solo che questi originali ermeneuti tendono a diventare immediatamente dei modelli per altri. E, per imitazione, diventano discepoli di se stessi. E rientrano nel corpo della società, mai più soli nel desiderio, in competizione con se stessi e con i propri discepoli.
Ok, se siete arrivati a leggere fin qui, passiamo alle conclusioni:
  1. Lo confesso, nascondo un palazzo di 110 stanze nel soppalco ed è lì che si riuniscono i venditori dell’aspirapolvere della NASA. Gli esercizi che fanno per caricarsi in realtà sono forme di indottrinamento rapido di arti marziali, tecniche di guerra psichica di Vega 10 e pensiero unilaterale pluricentrico, detto altrimenti: si preparano a conquistare il mondo.
  2. A causa dello studio dell’antropologia non riesco più a disprezzare davvero chi la pensa in modo diverso da me, chi ha gusti diversi, e non posso più odiare sinceramente chi ha modelli e desideri differenti (per non parlare del disagio di non poter più considerare naturali i miei sentimenti, gusti e desideri, ma di riconoscerli come derivazioni culturali). Per questo motivo, per poter esercitare quei meccanismi di competizione e violenza che ho inevitabilmente incorporato dall’infanzia, ho deciso di odiare l’antropologia.

lunedì 21 gennaio 2008

Die hölzerne Puppe di Julia Franken

 


Accade che in un periodo di bilanci, autocritica e rimpianti (ma non ho paura dei rimpianti, bisogna esser stati privi di immaginazione per non averne), un'amica mi invita a guardare il suo ultimo lavoro. Accade che è bellissimo e mi tocca profondamente. Ed ogni volta che lo guardo sento di nuovo salirmi l'emozione in gola, e restare lì, poiché nel video c'è abbastanza sottrazione e distacco (tende, cornici, ostacoli visivi) per non permetterle di uscire.
Tecnicamente è un lavoro elegante, ma intenso. C'è una continua tensione fra la sottrazione data da una fotografia raffinata e rarefatta e da inquadrature "incorniciate" e il pathos introdotto da improvvisi momenti di avvicinamento. Così la musica gioca fra minimalismo, silenzio e repentini crescendo emotivi. (Soundtrack originale di opossible)Trovo che sia una riuscita opera poetica, e come tale il senso è aperto all'interpretazione.
Vedo la bambola di legno del titolo come il momento perfetto della giovinezza matura. Il momento che non arriva mai, che non esiste, e che, d'improvviso, è già passato. E perduto.
La bambina è affascinata dalla bambola nella teca poiché è la promessa della sua futura femminilità, è quello che attende, la realizzazione delle sue possibiltà. La donna anziana  conserva la bambola immobile nella teca, e disapprova che la bimba la tocchi, poichè è il suo ricordo prezioso, la sua testimonianza, la sua giovinezza perduta, scolpita per sempre nella gabbia di vetro della memoria.
Di notte, complice la luna e il rumore dell'acqua (il corto è pieno di femminilità e simboli femminili), la bambina ruba la bambola, sottrendola all'immobilità del ricordo, finché la perde nell'acqua profonda del lago. E nel momento in cui quel simbolo di femminilità completa e giovinezza matura prende vita e danza per un istante per le due donne (incomplete), c'è il passaggio del testimone fra le generazioni e le età della vita.
E c'è la consapevolezza che non siamo mai completi, che quel momento di vita vera e piena, di femminilità matura, di giovinezza perfetta non è mai presente. Esiste solo in quel che deve ancora essere e in quel che è stato ed è perduto per sempre.

mercoledì 16 gennaio 2008

Scarabocchi a margine

#1
Del pericolo che una serata in discoteca e un cocktail di troppo inducano al misticismo.
Gambe, scarpe in moto robotico. Conformazioni differenti di carne, galassie di ossa capelli stelle di bigiotteria. Cerco di indossare un "carattere ombroso". Mi chiedono se mi annoio. Sono senza entusiasmo. Davanti a me una ragazza con una lunga cicatrice sul braccio sinistro. Non esistono.
Se tutti i componenti di questa folla esistessero per me, mi perderei.
Forse Dio è colui che sente l'esistenza di ognuno.

#2
Del non sapere cosa fare.
Cosa ti trovi ad essere?
Trovare un lavoro, apprendere le regole del vivere sociale, farsi passare una canna, svegliarsi alle 4 di mattina per assistere alla creazione del mondo, controllare la data di scadenza prima di comprare il latte. Attendere una morte giusta.

#3
Dell'alienazione e del dirigere proficuamente i flussi chimici del cervello.
Non partecipare alla grande alienazione, ma coltivare la propria piccola, personale alienazione come un giardino prezioso.
In fondo viviamo tutti differenti livelli di alienazione, selezionando solo determinati aspetti della realtà. La visione totale ci è preclusa. Siamo sempre esclusi da uno o più settori. Quelli che nel senso comune si definiscono "alienati" sono semplicemente esclusi dai settori più importanti, o più efficaci, o più alla moda. Sono forse meno svegli, o non hanno saputo interpretare i segni dell'alienazione all'ultimo grido, e probabilmente un'educazione sociale sbagliata li ha portati a disperdere i flussi chimici del cervello in azioni e sensazioni fuori moda. O profetiche. Se vedete un barbone trascinare un carrello della spesa pieno di bottiglie d'acqua piovana mentre grandina a dirotto forse sta dirigendo i flussi chimici verso una necessità futura, quando dopo la glaciazione ci saranno il deserto e la sete infinita. Non è un alienato, è solo prudente e previdente.
Ma l'alienzazione perfetta è quella degli scarafaggi, che erediteranno la terra. Forse dovremmo tutti allenarci ad allineare i nostri flussi chimici alla frequenza di quelli essenziali e saggi degli scarafaggi.

domenica 6 gennaio 2008

Love Stories

Il mio secondo cortometraggio. Nonostante gli effetti casalinghi è ancora quello che preferisco.



venerdì 4 gennaio 2008

Siti per ascoltare e scaricare musica gratuitamente e legalmente

Internet è l'Eldorado per gli instancabili esploratori di nuovi lidi musicali o per i turisti che vivono la musica come semplice intrattenimento. Tutti sappiamo come ascoltare e scaricare musica illegalmente (siiii... lo sappiamo). Ma è possibile nutrire la nostra insaziabile passione anche rannicchiandoci nelle rassicuranti braccia della legalità. Probabilmente molti conosceranno già i siti di cui fornirò una breve descrizione, ma c'è sempre chi non ne ha mai sentito parlare, ed è un piacere per me indicare la via della redenzione dal download illegale.

LAST FM: E' la RADIO SOCIALE su internet per eccellenza. Ed è anche la mia preferita, poiché mi ha permesso di scoprire moltissima nuova musica e di ampliare notevolemente i miei orizzonti sonori. E' possibile creare il proprio profilo e tenere traccia dei propri ascolti, creare playlist, ascoltare la radio dei vicini o dei consigli (i vicini sono gli ascoltatori con gusti musicali simili e i consigli vengono individuati in base alla musica ascoltata durante la settimana). Da non sottovalutare, infatti, è la dimensione SOCIALE di last.fm, avvero la possibilità di avere "amici" e "vicini", di iscriversi a gruppi di discussione (ce ne sono di ogni tipo: dai fan group a quelli tematici; ci sono persino quelli anagrafici), di lasciare messaggi nella bacheca di altri utenti, dei gruppi, dei musicisti. Il sito possiede anche un dettagliato calendario degli eventi: la ciliegina sulla torta è che non devi fare neanche lo sforzo di cercare i concerti dei tuoi artisti preferiti, poiché accedendo al link "eventi consigliati", trovi luogo e data dei live che potrebbero interessarti, calcolati sempre in base ai tuoi ascolti. In questo modo non rischi di perdere neanche un concerto.
Il sito funziona anche da database di informazioni sui gruppi: per ogni artista sono presenti una biografia, delle foto e recentemente anche dei video, oltre alla discografia e alla preview degli album. I tag permettono di individuare il genere.
Riassumendo: i pro sono la dimensione sociale, la possibilità di scoprire nuova musica (che il 90% delle volte ti piace sicuramente perché è calcolata in base agli ascolti di utenti con gusti simili ai tuoi. La componente "umana" e democratica della selezione, rende questa funzione molto più interessante di un mero calcolo di somiglianze fra gruppi fatto da case discografiche o critici musicali), le dettagliate panoramiche sui gruppi: video, album, foto, biografie ecc.
I contro: non è possibile ascoltare esattamente il brano o l'album che si desidera. A volte alcuni artisti mettono a disposizione lo streaming di tracce complete o il download di brani. Ma sono alquanto rari.

JANGO: Altra "Social Internet Radio", diretta concorrente di Last.fm. Il sito è in versione BETA, quindi i difettucci che elencherò potrebbero essere migliorati in futuro.  Differenze: non c'è un software da scaricare, perciò la radio non tiene traccia degli ascolti quotidiani, ma solo di quelli effettuati tramite il sito. Questo non permette di restituire un ritratto realistico delle proprie preferenze. Altro difetto rispetto a last .fm è una piattaforma di socializzazione molto meno sviluppata, quasi germinale, e un catalogo musicale abbastanza completo, ma non ai livelli della concorrente, dove è possibile trovare anche artisti ascoltati letteralmente da 4 gatti. Vantaggi: puoi ascoltare direttamente l'artista (e anche il brano) che ti interessa. I musicisti simili proposti sono più "fedeli" alle proprie aspettative, poiché si basano su affinità ufficiali. Inoltre puoi eliminare dalla lista quelli che non ti interessano e aggiungerne altri.
Per spiegare meglio la differenza di calcolo delle affinità fra i due siti, farò un esempio concreto.
Su Jango cerchi gli  Einstürzende Neubauten, e come artisti simili ti vengono proposti i Coil, i Ministry, i Nin Inch Nails, i Throbbing Gristle ecc. Insomma, gli industrial ufficiali.
Se invece cerchi gli EN su Last.fm, oltre ai succitati, potrebbe capitarti di ascoltare anche un Nick Cave And The Bad Seeds, che non è affatto un male, anzi... però non è sicuramente industrial.

Queste le radio sociali. La ragione per frequentarle non è ascoltare un determinato brano, ma a scoprire nuova musica e socializzare. Se invece non te ne importa niente di socializzare ed esplorare, ma vuoi semplicemente scaricarti un album legalmente o ascoltarlo per intero per valutarne l'acquisto (e non con quelle inutili preview di 30 secondi: qualcuno mi spieghi come si fa a valutare un brano ascoltando solo i primi 30 secondi! Magari un pezzo progressive o di elettronica sperimentale), leggi oltre.

Il sito è italiano e permette di scaricare gratuitamente interi album. E legalmente. I diritti sono pagati attraverso la pubblicità (devi sorbirti 30 secondi di spot ogni volta che scarichi un brano, ma puoi anche abbassare il volume e guardare altrove.) Il catalogo è abbastanza ampio e variegato, anche se insoddisfacente poiché manca circa il 95% della discografia mondiale. E sono stata generosa. Tuttavia, anche questo sito è in versione BETA e l'offerta sarà sicuramente ampliata. Attualmente, pescando dei nomi a caso, si possono scaricare album dei Led Zeppelin, dei Red Hot Chili Peppers, dei Dream Theater ecc. C'è anche un buon catalogo jazz e blues. Altri piccoli difetti: i brani sono in formato wma e protetti da drm. Questo significa che sono controllati e non puoi ascoltarli sull'ipod. Inoltre i brani scaricati sono privi di tag. Questo magari è un difetto solo per me che sono pignola e amo catalogare i miei dischi, ma se desiderate tenere in ordine la vostra musica attraverso una catalogo multimediale, i tag sono essenziali.
N.B.: Attualmente il sito presenta problemi nel funzionamento del download per i possessori di Mac.

Questo sito francese è la realizzazione del sogno di tutti gli appassionati di musica. Permette di ascoltare gratuitamente (quasi) tutta la musica che vuoi. Scegli esattamente il brano, l'artista o l'intero album e premi play: la qualità è discreta e il catalogo è espandibile. Significa che se manca il brano che vuoi ascoltare... puoi caricarlo tu stesso (previo consenso del webmaster). E' un pò un controsenso, ma è normale che un sito appena nato non possa contenere tutta la discografia prodotta su questa terra. Quindi o aspetti qualche mese che altri volenterosi procedano all'implementazione del catalogo, oppure ne approfitti, perché non si sa quanto a lungo un'iniziativa del genere possa sopravvivere. Altre chicche del sito: possibilità di creare playlist e di condividerle sul proprio blog.

Questo si può fare anche con last.fm, ma con ingenti limiti, alcuni superabili con qualche trucco, altri no. Ad esempio la playlist di last.fm deve contenere almeno 15 artisti diversi e può essere ascoltata solo in ordine casuale. Il primo limite si può superare con un trucco (vedete infatti la mia playlist della settimana. Si chiama NIXA (indovinate perché...) ed è composta solo da brani di Nick Cave And The Bad Seeds e degli Einstürzende Neubauten. Il trucco è questo: caricate i 15 artisti richiesti. Da lì in poi siete liberi di mettere anche 20 brani dello stesso artista. Dopo che avete creato la vostra sequenza, cancellate i primi 15 brani di artisti diversi, et voilà... il limite è aggirato. Purtroppo la riproduzione casuale non si può eliminare.)
Invece con Deezer condividete la playlist che avete creato, anche con i brani di un solo artista e con la possibilità di ascoltarli nell'ordine desiderato. Perché non ho sostituito la playlist last.fm con quella di Deezer? Eh, quella di Deezer andava lentissima e si bloccava. Infatti, in alcuni momenti particolarmente sovraccarichi della giornata, Deezer va a singhiozzo. Se il problema è stato risolto per quanto riguarda l'ascolto diretto sul sito, pare ci siano ancora rallentamenti nella fruizione delle playlist condivise.

Spero di esservi stata utile, e BUON ASCOLTO!

martedì 1 gennaio 2008

Genesi... e ritorno.

Ho passato l'ennesimo capodanno a ricordare nostalgicamente quelli che sono stati gli anni più belli della mia vita.  Studiavo cinema all'Accademia de L'Aquila e passavo la maggior parte del tempo a lamentarmi di quanto fosse vuota e provinciale quella città, e ad autodistruggermi un pochino.  E l'altra metà a fare dei folli corti dilettanteschi . Solo che allora non lo sapevo che erano giorni tanto preziosi.
I corti che da oggi presenterò su questo blog sono girati in modo artigianale e montati con le centraline in analogico. Ora ho la possibilità di risistemarli con avid, ma ho preferito non ritoccarli, poiché li sento più simili a dei "filmini" dei ricordi, che a dei prodotti con pretese "artistiche". Perché quando li guardo penso a quanto era stato difficile trovare una donna incinta. E al fatto che allora non avevo internet. E quindi per trovare i versetti della Genesi, visto che nessuno dei miei amici aveva la Bibbia, ero andata in chiesa. E la perpetua mi aveva aperto con sospetto. E avevo finto una crisi mistica per entrare nell'appartamento del prete a leggere la Bibbia. E mentre ricopiavo i versetti su un foglietto il prete mi guardava incerto se chiamare la polizia o trovare credibile una tale urgenza di leggere i testi sacri (e comunque non è facile fingere con efficacia una crisi mistica se si è atei). E di quando alle 5 del mattino per un corto di un mio amico abbiamo mummificato un nostro compagno con un lenzuolo stracciato e l'abbiamo sepolto fra le foglie in un bosco. E gli ho prestato le mie calze di nylon per tenerlo un pò caldo, che c'erano 7 gradi sotto lo zero. Poi si è preso comunque la bronchite (collant o no, stare nel terreno umido a quella temperatura non è salutare), ma eravamo disposti a tutto, ci prestavamo ad ogni azione massacrante, sadica e assurda per attuare le reciproche visioni. E di quando ho riempito il frigo di mani mozze e croci di cioccolato (per gli "effetti speciali" di un altro corto), destando le comprensibili preoccupazioni dei genitori della mia coinquilina in visita. Erano corti assurdi, girati male, anche brutti, ma erano anche stupendi e vivi.
Ho deciso di pubblicarli sul blog per ricordare. E perché amo le persone con cui ho vissuto in quegli anni. Persone che sono cambiate, hanno preso altre strade, come è naturale che sia. E forse per alcuni di loro non è stato un periodo così importante come lo è stato per me. Probabile che sia io l'unica sfigata. E, semmai qualcuno dei miei vecchi amici dovesse capitare su questo blog, spero che possa guardarli come li vedo io, come ricordi preziosi.
Gli altri amici e visitatori sono comunque invitati a guardare questo mio primo corto e a lasciare, se vogliono, un commento.


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