Rapporti di ricerca sulla vita sessuale delle formiche australiane e sugli ultimi avvistamenti di corridori onirici

venerdì 8 gennaio 2010

L'ultimo uomo sulla terra

Luca P. aveva un talento innato per la procrastinazione. Si era manifestato molto precocemente, permettendogli di restare ben dieci mesi nel ventre materno. Aveva resistito anche ai tentavi di induzione al parto e l'avevano dovuto estrarre col cesareo. La fortuna l'aveva dotato di tanti altri talenti. Era intelligente e creativo e sarebbe potuto diventare uno scienziato geniale o uno stimato medico o uno scrittore da nobel. Ma il talento della procrastinazione rimandava a un eterno domani l'esercizio di ogni altra qualità e Luca dovette accontantersi di smistare la posta nella ditta dello zio materno. Le pile di lettere che si ammucchiavano sulla sua scrivania potevano ricordare certe installazioni di arte moderna delle gallerie alla moda, ma lo zio capiva di arte quanto di noccioline (non per colpa sua, era allergico) e lo licenziò, nonostante le proteste accorate della sorella.
Mentre Luca era febbrilmente occupato nel procrastinare la ricerca di un nuovo lavoro, si presentò la Morte.
Driiin
"Non posso aprire, sono occupato."
Driiiin driiiiiiiiiiiiiiiiin.
"Ho detto che ho da fare"
"Va bene, passo domani."
La Morte era una procrastinatrice quanto lo zio di Luca un amante di noccioline e arte contemporanea e il giorno successivo si presentò puntuale alla porta.
Driiiin.
"E daje!"
"Senti, sono la Morte. Anch'io sono molto occupata, si sta avvicinando l'Apocalisse e ho un sacco di vite da prendere. Facciamo così, domani ti uccidi da solo, così io non vengo più a disturbarti e mi porto anche avanti con il lavoro, va bene?"
"Domani? Affare fatto."
E l'Apocalisse cominciò. Trombe d'aria, gelate improvvise, tsunami, guerre, pestilenze e fame.
Ogni tanto la Morte telefonava a Luca.
"Hai fatto?"
"Se ti rispondo al telefono vuol dire che non ho ancora fatto, no?" rispondeva Luca seccato e riprendeva a pensare alle cose che avrebbe dovuto fare. Ormai la lista era più lunga dei numeri dell'elenco telefonico di New York (quello stampato prima dell'Apocalisse), quindi aveva davvero tanto da pensare.
Quando si disattivarono tutte le linee telefoniche, la Morte regalò a Luca un cercapersone alimentato a radiazioni, così non avrebbe più avuto la scusa che la linea non prendeva perché le bombe H avevano distrutto il vicino ripetitore.
Sulla terra rimasero in vita solo Luca, gli scarafaggi e qualche banda di mutanti insediatasi nel sottosuolo.
L'ultimo uomo sulla terra stava andando a caccia di bacarozzi per la cena sulla cresta di un profondo cratere creato da una bomba H, quando la Morte gli arrivò alle spalle e fece: "Buh!"
Era tutta allegra, la Morte, perché aveva finito il lavoro e si sentiva molto soddisfatta e a posto con la coscienza. Però c'era un dettaglio che la crucciava.
"Senti, Luca, ho fatto un lavoro così buono che rischio di restare disoccupata per l'eternità e l'eventualità mi ucciderebbe."
"Eh, lo vedo. Non potevi prenderti pure i bacarozzi e lasciare qualche pollo? A te che cambiava? Tanto sei vegetariana."
"Infatti, pensavo proprio di ripopolare un po' la terra. E per fortuna sei rimasto tu. Se ti mettessi con una di quelle donne mutanti del sottosuolo... hanno anche dei polli, sai? Polli con le zampe di maiale, ma pensa che buona la cotoletta che viene fuori... Insomma, dovresti fare dei figli, crescerli, allevare i maialpolli, piantare semi, ricostruire. Che ne dici di cominciare domani?"
"Sì, sì... domani." rispose Luca e, appena la Morte si voltò, fece un tuffo a palla, sfracellandosi nel fondo del cratere.

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