- Stai dormendo?
Gli tocca delicatamente la spalla, lascia camminare indice e medio fino al collo e giù lungo la spina dorsale.
- Cosa c’è?
Chiede lui con voce roca, sospira, si volta pesantemente.
- Non riesco a dormire
- Dai, dormi.
- Pensavo… come sarà tutto fra dieci, vent’anni? E noi come saremo?
Le si avvicina, le passa un braccio sulla vita, strofina piano i piedi freddi di lei fra i suoi, finché sente che il respiro rallenta, il corpo di lei si adagia nel suo, scivolando nel sonno.
- Saremo più vecchi.
La ragione per cui il signor Fanti ha fatto esplodere l’ultima nave delle Spes Industries non può essere conosciuta se non analizzando la sua storia personale. Andrea Fanti non risulta essere iscritto a nessuna associazione politica, para-militare, terroristica.
La ragione per cui il signor Fanti è penetrato nella residenza privata del Presidente delle Spes Industries, disarmato e in evidente stato confusionale, può essere supposta a partire dalle dichiarazioni dei vicini e dei testimoni. Una delle guardie personali del Presidente l’ha freddato con un colpo alla nuca. Pare che Fanti stesse frugando nella cineteca personale del Presidente, quando la guardia l’ha freddato. Pare che Fanti fosse un padre di guerra, che sua figlia avesse diciassette anni quando ricevette la chiamata. Come sappiamo, tutti i padri di guerra sono orfani dei loro figli. Nessuno e tornato. Scusate, pare che nessuno dei figli sia tornato. Dicono che la moglie di Fanti fosse una Sognatrice. Abbiamo ragione di credere – grazie alla testimonianza di una cameriera personale del Presidente – che Fanti stesse guardando la registrazione video del decollo della nave Spes 11 quando la guardia personale del Presidente l’ha freddato con un colpo di pistola alla nuca. Secondo le statistiche i Sognatori sono i migliori clienti delle Spes Industries. Per ogni nave che decolla, il 70% dei passeggeri sono Sognatori. Nessuno è tornato. Il Presidente delle Spes Industries dichiara di possedere le registrazioni che l’addetto alle comunicazioni di ogni nave Spes in missione gli invia mensilmente. Si suppone che Andrea Fanti stesse cercando le registrazioni della nave Spes 11 nella residenza privata del Presidente. Non c’è ragione di credere che non le abbia trovate. Non c’è ragione di credere che le navi siano scomparse, si siano disintegrate, o siano alla deriva nello spazio. I vicini dicono che il signor Fanti fosse una persona mite e gentile, sempre disponibile, molto riservata e umile. Dicono che uscisse molto di rado da quando sua moglie si era imbarcata sulla Spes 11. Aspettava il ritorno della figlia, dicono, perché non trovasse la porta chiusa. Ma tutti sanno che i figli di guerra non tornano.
- Stai dormendo?
Lui si volta; stava per addormentarsi.
- No. Cosa c’è?
- Fra una settimana parto.
- Hai avuto il lasciapassare?
- No. Lo sai che sono bloccati.
Non dice altro. Andrea inizia ad intuire, accende la luce, la guarda in viso.
Anna sta piangendo in silenzio.
- Lo sai che è buffo? – dice lui acidamente.
- Cosa?
- Non possiamo prendere l’auto o il treno per passare il confine, ma possiamo andare liberamente nello spazio.
- Non lo trovo buffo – dice lei, strofinandosi gli occhi – E’ ingiusto, ma sensato.
Lei parla di quanto sia ragionevole il blocco ai confini, di quanto siano state coraggiose le Industrie Spes a investire nelle navi. Lui non ascolta più. Guarda le pareti ingiallite della stanza in cui hanno passato gli ultimi vent’anni, la sedia a dondolo dell’IKEA che adesso fa da attaccapanni, il cesto della biancheria che Luce aveva usato come casa delle bambole, i vecchi cd, i poster dei film che amavano a vent’anni e che non avevano tolto neanche quando avevano imbiancato le pareti.
- Resta con me.
Lei non risponde subito. Prima lo guarda con affetto, poi arriccia le labbra. Si è accorta che non l’ha ascoltata. Ma è un momento troppo grave per fingersi offesa.
- Non posso, cerca di capire. Lo sai che ti amo, ma non posso continuare a lasciarmi vivere così, ad invecchiare e aspettare di morire, mentre muore tutto. Muore tutto.
Ha sempre avuto questo vezzo di ripetere le frasi drammatiche, come se stesse recitando, come se avesse un pubblico invisibile.
- E se Luce torna? Cosa penserà se torna e non ti trova?
- Smettila, sei patetico. Lo sai che non torna.
Lui non risponde. Vorrebbe trovare argomenti per farla restare, ma si sente svuotato, come in sospensione, le orecchie ovattate. Sente che è il momento, che deve fermarla ora, o la perderà per sempre, che con lei perderà ogni cosa, ma non riesce a muoversi, a parlare, come in un incubo è paralizzato.
- Se queste navi fossero fatte per arrivare davvero da qualche parte lascerebbero salire solo i giovani e coloro che possono riprodursi. Poi renderebbero pubbliche le comunicazioni. Perché non sappiamo niente di quelli che sono partiti con le altre navi? – sente le parole che escono distanti dalla sua bocca, come se fosse un altro a pronunciarle. – Salire su quelle navi è un modo molto fantasioso e costoso di suicidarsi – questa l’aveva letta su una rivista.
- Smettila di ripete quelle stronzate che leggi sulle riviste – dice lei aspra. – Tengono le comunicazioni segrete proprio per depistare i conservatori xenofobi che scrivono su quei giornali e fomentano i gruppi terroristi.
- L’unico segreto qui è che non esiste nessuna comunicazione, non c’è nessuna registrazione nella maledetta residenza del maledetto presidente della Spes. Ci sono solo le sue casseforti piene dei soldi di quei pazzi che hanno comprato i suoi biglietti di sola andata.
- Queste sono le bugie che mettono in giro per screditarlo. La verità è che il Presidente è stato l’unico che ha avuto il coraggio di investire nello spazio, di trovare una speranza, un’altra strada, mentre tutti stanno ad azzuffarsi come iene su una carogna.
- Anna non hai più vent’anni! Vuoi smetterla di fare la bambina? Non ho detto niente quando sei entrata in quella specie di setta dei Sognatori, non ho mai criticato nessuna delle tue scelte. Ma davvero credi ancora a queste cose?
- E cosa vuol dire che non ho più vent’anni? – fa lei, glissando abilmente sui Sognatori e sulle sue fughe prima che fossero istituiti i blocchi.
- Vuoi dire che non dovrei mai sperare, mai immaginare, mai tentare altre strade, e stare ad aspettare senza far niente come te?
- Non alzare la voce, ti prego
- E perché? Perché i vicini non possano sentirci? Ti è sempre importato di più del parere di perfetti sconosciuti che dei miei sentimenti.
Ormai gridava a pieni polmoni, tanto perché neanche i perfetti sconosciuti del palazzo di fronte potessero dormire continuando placidamente a ignorare per il resto dei loro giorni che erano dei perfetti sconosciuti.
Lui la guarda sorridendo.
- Non sei cambiata, lo sai? Ti amo
Lei è sorpresa, non sa come reagire. Smette di urlare e sbotta in una risata nervosa.
Lui le prende il viso fra le mani e la bacia forte sulla fronte, la bacia teneramente sulle guance arrossate, la bacia sulla bocca dischiusa, come per la prima volta. E sa che si baceranno tutta la notte, come la prima volta, che faranno l’amore, e sa che non potrà fermarla, che lei morirà lontano nello spazio con gli altri Sognatori, e che non saranno mai due settantenni che si tengono per mano su una panchina, come aveva immaginato.
- Neanche tu sei cambiato. Siamo più vecchi.