Rapporti di ricerca sulla vita sessuale delle formiche australiane e sugli ultimi avvistamenti di corridori onirici

lunedì 21 gennaio 2008

Die hölzerne Puppe di Julia Franken

 


Accade che in un periodo di bilanci, autocritica e rimpianti (ma non ho paura dei rimpianti, bisogna esser stati privi di immaginazione per non averne), un'amica mi invita a guardare il suo ultimo lavoro. Accade che è bellissimo e mi tocca profondamente. Ed ogni volta che lo guardo sento di nuovo salirmi l'emozione in gola, e restare lì, poiché nel video c'è abbastanza sottrazione e distacco (tende, cornici, ostacoli visivi) per non permetterle di uscire.
Tecnicamente è un lavoro elegante, ma intenso. C'è una continua tensione fra la sottrazione data da una fotografia raffinata e rarefatta e da inquadrature "incorniciate" e il pathos introdotto da improvvisi momenti di avvicinamento. Così la musica gioca fra minimalismo, silenzio e repentini crescendo emotivi. (Soundtrack originale di opossible)Trovo che sia una riuscita opera poetica, e come tale il senso è aperto all'interpretazione.
Vedo la bambola di legno del titolo come il momento perfetto della giovinezza matura. Il momento che non arriva mai, che non esiste, e che, d'improvviso, è già passato. E perduto.
La bambina è affascinata dalla bambola nella teca poiché è la promessa della sua futura femminilità, è quello che attende, la realizzazione delle sue possibiltà. La donna anziana  conserva la bambola immobile nella teca, e disapprova che la bimba la tocchi, poichè è il suo ricordo prezioso, la sua testimonianza, la sua giovinezza perduta, scolpita per sempre nella gabbia di vetro della memoria.
Di notte, complice la luna e il rumore dell'acqua (il corto è pieno di femminilità e simboli femminili), la bambina ruba la bambola, sottrendola all'immobilità del ricordo, finché la perde nell'acqua profonda del lago. E nel momento in cui quel simbolo di femminilità completa e giovinezza matura prende vita e danza per un istante per le due donne (incomplete), c'è il passaggio del testimone fra le generazioni e le età della vita.
E c'è la consapevolezza che non siamo mai completi, che quel momento di vita vera e piena, di femminilità matura, di giovinezza perfetta non è mai presente. Esiste solo in quel che deve ancora essere e in quel che è stato ed è perduto per sempre.

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