Le commedie raramente vincono gli oscar. L'umorismo, in tutte le sue forme, è sottovalutato. Mi capita la sera di cercare disperata fra i dvd una bella commedia per dare un po' di vita alla giornata e trovo solo drammoni, zompa e spara, splatterini di varia natura... E con i libri è ancora peggio. Non che non ce ne siano. Anzi. Ma il 90% dei film, dei libri e delle serie tv che dovrebbero strappare qualche risata, mi fanno solo innervosire. Troppo volgari. Troppo razzismo nascosto. Troppo stupidi.
Sarà capitato a tutti di restare ingrugniti a fissare uno schermo che provoca negli altri spettatori torrenti di risate, tempeste di pop corn sputacchiati e preoccupanti tremolii di sedili. E non perché non riusciate a capire le battute, anzi, vi sembra di capirle anche troppo bene. Allora siete alieni, vi manca il senso dell'umorismo? Be', forse... oppure semplicemente quel film non è nelle vostre corde. Ora, mi scuso se semplifico e dico qualche bestialità, ma credo che il dramma e la tragedia siano più viscerali, tocchino sentimenti più "universalmente" condivisi. In un certo senso, sono più "basse". La commedia, invece, è più "alta", per toccare davvero deve attraversare molteplici strati di complessità, è molto meno viscerale-naturale e più "culturale". Vabbe', il concetto andrebbe sistemato, l'ho buttato lì così... ma parliamo del Segreto del Morbillaio, che diamine!
Ho conosciuto Danilo Giovanelli con i tre brevissimi racconti inseriti nell'antologia delle Edizioni XII "Corti, seconda stagione. L'invasione degli ultracorti"
Mi erano piaciuti tanto... tanto che per una settimana ho sfrancicato le scatole a tutti declamando in fila i tre raccontini di Danilo (che formavano una storia unica). L'ho letto a mio marito appena tornato da lavoro, a una mia amica al telefono, a mia madre in diretta su skype... Alla fine ero davvero brava a interpretarli e li conoscevo a memoria. Non che fossero qualcosa di mostruosamente originale... mi facevano ridere e mi facevano sentire bene. E non è tanto? A quel punto avevo bisogno di nuova pappa. Avrà pure scritto qualcos'altro questo Giovanelli, mi dico... e così scopro il suo Segreto del Morbillaio, vincitore del premio iNarratori per il miglior romanzo fantastico.
Il Morbillaio del titolo è il soprannome di Saturnetto Venceslao, un poeta di leopardiana memoria, malaticcio, butterato e color polenta, che aveva elevato culturalmente il piccolo provincialissimo paesello in cui era nato a vissuto. In suo onore viene costruita una scuola dalle architetture surreali. A tener viva la memoria del sommo poeta c'è il gruppo dei fedelissimi Amici del Morbillaio, che accompagnano la declamazione dei versi con fantasiosi piatti di polenta (fra cui anche l'Aspic di Polenta e Polenta e Sushi... mmm!). Dei ragazzini trovano una poesia inedita di Saturnetto e sollevano il giocoso polverone di misteri e scoperte che vi terrà col fiato sospeso, tranne che per sghignazzare, fino alla fine del romanzo.
Ora, se vi piace un umorismo surreale e raffinato questo è il libro che fa per voi. Io l'ho trovato perfettamente nelle mie corde e ho passato un paio d'ore davvero piacevoli leggendolo. Alcuni capitoli mi hanno fatto venire quella che mia nonna chiama la strignarella (risate continue e incontrollabili, che provocano scoppi di risa peggiori proprio quando cerchi di soffocarle). L'interrogazione-quiz con le mani dei fratelli Acaso da infilzare con le matite, a mo' di campanello, ad esempio. O la riunione degli Amici del Morbillaio.
È una scrittura piana, gradevole, con toni ironici e surreali, ma priva di certi eccessi alla Benni. Un umorismo amabile, con sarcasmo delicato, in fondo bonario, tipo quello di Terry Pratchett. Faccio questi nomi per dare delle coordinate, perché credo che Danilo Giovanelli abbia una sua voce. Aspettando il suo prossimo romanzo (pleeeese) sono andata a fare un giro sul suo blog di vignette.
Se avessi un giornale gli affiderei subito uno spazio per le strisce. In un'altra vita, forse.
sottoscrivo tutto, dal disagio con le cose "che fanno ridere" e a me mi sfiorano appena, alle impressioni su questo libro. mi permetto un altro paragone: "Pancreas" di Giobbe Covatta, che è a sua volta una parodia del libro cuore. ho trovato alcune affinità nel tono e nel tipo di umorismo, che è quello che più mi soddisfa.
RispondiEliminase devo dire la verità però, il suo trittico di racconti nei "corti" mi ha convinto meno.
Oh, sei peggio di me, che prima di cominciare a parlare del libro la giri e rigiri per trenta righe!
RispondiEliminaTi stimo fratella! :)
Ah ah! È vero, comincio a parlare del libro a metà post. Ma mi sono detta, se lo fa gelostellato posso farlo anch'io :)
RispondiEliminaPoi sto giro non ho neanche citato Bourdieu, strano... Rimedio subito: il finale è molto bourdeiano, con quella riflessione sull'importanza di coloro che conferiscono valore all'opera e all'artista che richiama "Le regole dell'arte".
A questo punto devo recuperare Pancreas di Giobbe Covatta ;-)
Non penso di poter trovare parole giuste per ringraziare di questa piacevolissima recensione, sicuramente la più lusinghiera che ho avuto.
RispondiEliminaL'ho letta di gusto allora, e rileggendola ora mi sembra ancora più bella.
Mi limito a un grazie di cuore.
Danilo