Il trasloco.
"Fico! Come te lo sei procurato?" esclama Luca indicando il feto in barattolo poggiato s'una pila di libri.
"Credevo fosse tuo. L'ho trovato nello scatolone del pentolame" risponde Lisa, continuando a svuotare i pacchi.
"Come ci sarà finito?"
"Appunto. Se non è tuo, preferisco liberarmene."
"Starà da dio accanto alle action figure!"
"Non
voglio quella roba in casa. Tanto più che non sappiamo come sia finita
fra le nostre pentole. E poi è illegale tenere feti in... formalina, o
qualunque cosa sia quella sbobba verde."
"Ma
figurati! Se viene uno sbirro qui, prima ci arresta per l'hashish e per
le tonnellate di roba piratata e poi, forse, per il feto. Ti prego,
Lisa, lasciamelo tenere."
"Va bene, basta che lo nascondi quando viene qualcuno."
Una settimana dal trasloco.
"Smettila di tossire e fare quei versi, non riesco a dormire” fa Lisa con voce roca, dando una gomitata al ragazzo.
“Che... che c'è? Non sono io.”
“Accendi la luce.”
“Ok... calmati.”
“Viene dal barattolo. Guarda: si è mosso!”
Luca le carezza la guancia. Lei non distoglie lo sguardo dal feto.
“Sarà la vecchia di sotto che russa.”
“Ma erano sibili e gorgoglii, come una caffettiera con troppa acqua.”
“Uguale a come russa mio padre!”
Luca la stringe a sé, allungando il braccio verso l'interruttore della luce.
“Lasciala accesa, per favore. Solo stanotte.”
Un mese dal trasloco.
“Luca...
tu non pensi mai... insomma, siamo sposati da un anno e non ne abbiamo
ancora parlato e... lo so che prima ci dobbiamo sistemare, trovare un
lavoro vero, ma non pensi mai ad avere un bambino?”
Luca fa girare fra le dita il filtrino a S che ha appena preparato, come un micro-bastone da majorette.
“Ma abbiamo già il nostro fetino!”
“Non scherzare su questo! Non scherzare!” strilla Lisa.
Scappa a chiudersi in cucina, sbattendo la porta.
Luca si fuma la canna.
Lisa torna per gli ultimi due tiri.
Ha gli occhi arrossati.
“Comunque
non siamo sicuri che sia il feto di un essere umano. A poche settimane
si somigliano tutti... potrebbe essere un vitello, una tigre o... che ne
so.”
Tre mesi dal trasloco.
“Dai, lasciami, starò via solo due mesi. Siamo già stati separati qualche settimana, no?”
“Ma non eri così lontana. Melbourne è agli antipodi, lo sai?”
“E tu lo sai che sei uno scemotto?”
“Facciamolo solo un'altra volta.”
“No,
perderò l'aereo. Fa' il bravo e non distruggermi la casa. E niente
festini con gli amici. E ricordati di nascondere il feto se viene
qualcuno.”
Cinque mesi dal trasloco.
“Che puzza! Ma che hai combinato? Sembra un cimitero di topi morti.”
Lisa posa le chiavi sul tavolo, appende il soprabito e inizia a disfare la valigia.
“Ti ho portato un regalo... ehi, che hai? Neanche un abbraccio, un bacio, e che cavolo!”
Lisa nota che il barattolo del feto è in pezzi accanto al letto.
“L'hai rotto, meglio così. Dove l'hai buttato? Non è che l'hai lasciato a putrefarsi in giro?”
Il ragazzo, immobile, col volto contro il muro, emette un sibilo.
“Non stai bene? Dai, togliti quel cappuccio, tanto non mi fai paura.”
Un altro sibilo.
Lisa
si avvicina. “Sei il solito scemo.” Lo abbraccia. Le sue mani affondano
nel torace molliccio e appiccicoso. Non riesce a staccarle, grida,
mentre la figura lentamente si volta, emettendo fischi e gorgoglii, come
una caffettiera con troppa acqua.
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