Rapporti di ricerca sulla vita sessuale delle formiche australiane e sugli ultimi avvistamenti di corridori onirici

mercoledì 27 giugno 2007

AFTER LIFE, una rubrica ricca di consigli utili per la scelta dell'oltretomba.

Mi piacerebbe curare una rubrica settimanale su una rivista dedicata al post mortem. Il primo numero potrei dedicarlo a Dante, tanto per rimanere sul classico. Nei successivi appuntamenti ci sarebbe spazio per tutti gli oltretomba immaginati, dai Greci agli Egizi, dagli Induisti ai Maya del Popol Vuh. Ci sarebbero anche delle uscite speciali, riservate agli scenari più recenti del cinema e della letteratura.

Non potrebbe mancare infatti un numero su After Life, il film di Hirokazu Kore-eda, in cui i defunti hanno una settimana di tempo per scegliere il ricordo più bello della loro vita da immortalare nel film che vedranno per il resto dell'eternità. Alcuni decidono subito, altri si pentono della prima scelta o, dopo aver rivisto tutte le videocassette della propria vita non sanno ancora quale sia il ricordo che vogliono eterno. Per i più indecisi c'è la consulenza dei gentili impiegati di questa azienda di filmaker del limbo, che consolano e consigliano perché tutti, inderogabilmente, allo scadere del settimo giorno, devono poter morire per rinascere all'eternità, ovvero devono scegliere. Perché tra le infinite possibilità ne accade una soltanto, perché fra tutti i momenti della propria vita solo uno sarà filmato (il cinema come metafora della vita).
Io penso che sarei entrata a far parte dello staff (è il destino di chi si rifiuta di scegliere).

L'oltretomba più congeniale che mi sia capitato d'incontrare è quello descritto da Neil Gaiman in American Gods. E' molto semplice e liberale: ognuno ha la vita dopo la morte che preferisce o che ha immaginato. C'è chi se ne va all'inferno, chi si ritrova al cospetto di Anubi o San Pietro, chi rinasce... persino l'ateo è accontentato. Poiché si è liberi anche di desiderare il silenzio e il nulla eterno.

Il mio oltretomba preferito, quello che sceglierei sicuramente se il buon Gaiman avesse ragione, è descritto in un oscuro romanzetto di fantascienza di cui ho lasciato una recensione in questo blog. Ne "Il libro del fiume" di Ian Watson, chi muore se ne va per sempre libero nel tempo e nello spazio, entrando e uscendo dai corpi dei vivi di qualsiasi epoca e pianeta. In questo modo vive infinite storie, ha tutte le emozioni, le avventure, le sensazioni che mai avrebbe potuto avere in un corpo solo e in una sola vita.
E' molto meglio della reincarnazione (o molto peggio, dipende dai punti di vista), poiché chi rinasce si trova pur sempre limitato ad un corpo, un tempo, una serie unica di eventi che formano la sua personalità, il suo passato e delimitano il suo futuro.

Oppure mi piacerebbe diventare musica. Una volta girai un cortometraggio in cui una ragazza diventava musica. Si alzava una mattina, si preparava una spremuta di arance e un caffè e cominciava a fare piccole cose belle e imprevedibili, come gettare all'aria i panni stesi invece di raccoglierli, solo perché era affascinata dal modo in cui le camicie si gonfiavano, simili ad uccelli, prima di cadere, o alle lenzuola che planavano come tappeti magici... il suo ragazzo le dava della stupida e usciva di casa piuttosto incazzato. Nel resto della giornata, prima di diventare musica, faceva altre cose: andava a fare la spesa al mercato, si fermava in mezzo alla strada, posava le buste e cominciava a girare su se stessa, giocava a calcio con dei ragazzini, eccetera. Infine, semplicemente camminando, diventava musica.
Esattamente diventava Summertime cantata da Janis Joplin.
L'avevo resa così: piano fisso sulla ragazza che si allontana diventando sempre più trasparente. Man mano che lei si smaterializza si alza il volume della musica, finché la ragazza scompare completamente e nella strada deserta si sente solo il roco canto blues di Janis. Per far capire che era proprio diventata musica avevo ripreso anche un barbone che si alza e si allontana nella direzione opposta fischiettando Summertime.

Quando poi ho visto After Life ho passato un sacco di tempo a decidere quale sarebbe stato il ricordo che avrei scelto per l'eternità. Anche l'oltretomba libero di Gaiman mi ha dato non poco filo da torcere: non sono mica sicura di voler fare il fantasma trasmigrante per sempre. E se dovessi diventare musica, come vorrei suonare? Che canzone sarei?

In fin dei conti potrei davvero proporre questa rubrica ad una rivista: chi negherebbe la pubblica utilità di una esaustiva guida settimanale sugli oltretomba possibili? Perché, se il buon Gaiman ha ragione, è sempre meglio essere preparati a scegliere quello giusto, quello più adatto a noi, ai nostri gusti, alla nostra personalità.

mercoledì 20 giugno 2007

I Blonde Redhead nel futuro

Ieri sera sono stata al concerto dei Blonde Redhead.
E stanotte li ho sognati che viaggiavano nel futuro. Non si sa perché nè percome ma facevano tutti e tre un lungo salto temporale, nel bel mezzo di un concerto. E capitavano in un mondo dove gli uomini erano molto cambiati esternamente - la pelle tutta ricoperta di scaglie e croste, come un'armatura, forse una mutazione che li aveva fatti sopravvivere ai cambiamenti climatici - ma poco interiormente. Infatti anche nel futuro, guardacaso, erano in guerra.
I gemelli Pace e Kazu Makino nel salto temporale erano tornati bambini ed erano comprensibilmente confusi e scioccati, non solo per essersi ritrovati in età prepubere, senza neanche il fisico per impugnare una chitarra elettrica, e nemmeno per gli uomini-rettile che stavano lì dove pochi istanti prima c'era una folla di fan. No, prima ancora che i tre potessero intuire l'incredibile accaduto, gli uomini del futuro li avevano catturati, mostrando anche poco stupore e reverenza di fronte a degli autentici viaggiatori temporali, nonché antenati dalla pelle rosa e morbida e fantastici musicisti. E non avevano trovato niente di più originale da fare che mettergli degli imbuti in testa a mò di elmo e spedirli, separatamente, come super arma segreta, in mezzo ai tre eserciti che stavano partendo per la guerra.
I Blonde Redhead non solo erano tornati bambini, ma nel salto avevano subito una accelerazione molecolare o qualcosa del genere che li aveva resi simili a bombe H instabili. Una ferita, un colpo di troppo, e sarebbero apocalitticamente esplosi. E nel mezzo di uno scontro è piuttosto facile essere feriti.
Il primo a partire è il piccolo Simone Pace, stordito e inconsapevole, oramai lontano dall'assomigliare al favoloso cantante e chitarrista che sarebbe diventato o che era stato qualche secolo addietro.  Kazu e Amedeo, che hanno avuto qualche ora in più per pensare, iniziano ad elaborare un piano di fuga. E, deus ex machina, un ufficiale del consiglio di guerra, vagamente somigliante a Vincent Price, tranne forse che per scaglie, viene loro in soccorso. Non solo perché segretamente era un appassionato del noise rock del ventesimo secolo, che era qualcosa di simile all'apprezzare sinceramente oggi i canti gregoriani, ma anche per le solite mire segrete che gli ufficiali ambiziosi covano sempre da che trama è trama. Ho talmente assorbito le più becere e classiche strutture narrative che le applico anche nei sogni. Ed è questo a renderli divertenti, più simili a un piccolo film privato che a quell'accozzaglia confusa e incoerente di immagini e ricordi che solitamente sono i sogni. Tornando al nostro ufficiale simile a Vincent Price, la cui mira segreta era di chiudere i Blonde Redhead in un laboratorio, per dissezionarli e scoprire non il segreto della loro musica, ma della loro atomicità, vi risparmio una buona mezz'ora di sogno per dirvi subito che riesce nel suo piano, ma solo a metà.
Difatti riesce a recuperare il piccolo Simone Pace, che già stava ritrovando il suo talento componendo per i compagni agrodolci inni di guerra, un pò sperimentali, ma non per questo meno esaltanti. Ma fallisce quando tenta di portare i tre proto-musicisti finalmente riuniti nel laboratorio. Grazie all'astuzia e al precoce fascino di Kazu i Blonde Redhead riescono a fuggire e si avventurano da soli nel mondo del futuro, bellissimi e pericolosi.
Non possono passare inosservati con la loro pelle priva di scaglie, ma nessuno sa che basta ferirli per provocare un'esposione nucleare. E ad inseguirli ci sono un ufficiale pazzo, nonché fan deluso, e un intero consiglio di guerra. Cosa accadrà ai piccoli gemelli Pace a alla dolce Kazu? Riusciranno a sfuggire ai loro inseguitori, a non esplodere e a tornare in tempo per rispettare la scaletta del concerto?
Attualmente non lo so, poiché sfortunatamente stamattina ha suonato la sveglia. Spero di sognare il seguito e tornare a riferirvelo. Buonanotte.

lunedì 4 giugno 2007

...ancora perché

Quando in un vago revival di entusiasmo ho deciso di aprire questo blog non avevo fatto i conti con alcune semplici verità:
- Non so niente in realtà delle formiche australiane
- E' meglio non fare qualcosa (in questo caso un blog) se non sai perché lo stai facendo. Quindi è meglio non fare niente, poiché non possiamo mai definire con certezza il motivo delle nostre azioni. Tuttavia se sono viva inesorabilmente faccio qualcosa. Se ne deduce il difetto ontologico di ogni azione e di questo blog.
- E' sempre difficile cercare di smettere di fumare. Farlo in un periodo di depressione è altamente autolesionista, diabolico e insano. Nonché dannoso per il blog, poiché la mia forza di volontà è limitata.

Ho fatto l'I Ching ed è uscito l'esagramma Chieh (La Delimitazione). In sintesi:
"Il lago ha un'estensione limitata. Se vi entra una maggiore quantità d'acqua esso trabocca. Bisogna perciò porre delle barriere. [...] Le possibilità illimitate non sono fatte per l'uomo. Così la sua vita non farebbe altro che dissiparsi nell'illimitato. Per diventare forte, l'uomo deve istituire volontarie barriere di doveri."
Maledetti I Ching! Ci azzeccano sempre. Visto che mi hanno confermato che non sono immortale proverò almeno a seguire il consiglio per "diventare forte".
Quando mi prendevano dei raptus da temporanea dipendenza da videogiochi, al termine della sbornia ero colta da pentimenti e sensi di colpa e scrivevo un giuramento del tipo "Giuro che non giocherò più a Diablo (o ai Sims ecc.) fino al 2005, neanche per cinque minuti (questa era una clausola importante perché a volte rompevo il giuramento con la scusa che avrei giocato solo 5 minuti e poi ci stavo ore)". Firmavo e facevo controfirmare da un testimone (di solito il mio ragazzo, che se la rideva una casino e mi accusava di essere "cattolica dentro" a causa dei sensi colpa. Accusa infondata a mio parere: mica i sensi di colpa li hanno solo i cattolici. O no?)
Per curare la mia curiosità e insoddisfazione cronica metterò delle barriere e farò un giuramento su questo blog, in modo che ci siano dei testimoni.

"Giuro che:
- Scriverò su questo blog almeno una volta a settimana (da rispettare sempre, ad eccezione del caso in cui mi trovi in viaggio in un luogo privo di connessioni ad internet)
- Smetterò di fumare (occasionalmente potrò fumare, ma mai più di tre sigarette nell'arco di 24 ore.) Questo punto non c'entra niente con le barriere, ma visto che sto facendo un giuramento ce lo metto dentro lo stesso: fanno così anche per le leggi in parlamento.
- Sceglierò una delle cose fatte fin'ora e cercherò di portarla a termine. (questo punto lo capisco solo io, ma non importa: in ogni caso non è fondamentale che un testimone controlli se il giuramento è stato portato o no a compimento. Il suo significato di testimone sta nel valore che gli dà chi presta il giuramento. Se rompo il giuramento, anche il testimone perde il suo significato.)

Firma:
M. A."
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