Rapporti di ricerca sulla vita sessuale delle formiche australiane e sugli ultimi avvistamenti di corridori onirici

sabato 25 dicembre 2010

L'angelo

Clara scopa solo i vecchi, i malati terminali e i poveri di spirito.
In quanto angelo non ha sesso, ma ama farlo con devozione assoluta.
Vive in una stanza angusta in via di Torpignattara.
Una delle sue amanti abita nello stesso condominio, al primo piano. Sta sempre sulla soglia di fronte a un piccolo televisore, come faceva da ragazza, quando viveva al paese e aveva già quattro figli. E' sorda, per questo mette la TV a tutto volume e, quando i vicini scendono per protestare, offre biscotti al miele e mostra le foto dei figli e le cartoline che le mandano a Natale.
Un altro amante è un vecchio pieno di rancore. E' l'incubo delle centraliniste del CUP e degli autisti dell'ATAC, perché passa le giornate sugli autobus – ha sempre qualche esame delle urine da consegnare, qualche analisi da ritirare – a insultare giovani donne e a sputare sui liceali, come se ognuno di loro, con malignità, fosse venuto al mondo solo per rubagli il posto e la vita.
L'altro amante è morto stamattina. Si è iniettato una dose letale di eroina, nella vasca da bagno. “Non sopporto più questo schifo, la gente è cattiva. Voglio averti tutta per me, per sempre scoparti, nel paradiso, dove c'è solo la tua bellezza.”
La polizia ha chiamato Clara, perché c'era il suo indirizzo sulla lettera del suicida.
“Perché mi hai lasciata?” sospira l'angelo. “Non lo sapevi, amore mio, che io sono qui, soltanto qui.”

lunedì 13 dicembre 2010

Merry Comedy

Sarà l'atmosfera natalizia, sarà la mancanza di idee, ma oggi voglio condividere con voi le tre comedy che apprezzo di più e che spero siano sempre più amate e seguite.

Bored to Death è la storia di uno scrittore che si sente uomo d'azione, è annoiato, non riesce ad affrontare il secondo romanzo e la ragazza l'ha lasciato perché fuma troppa erba e beve troppo vino bianco. Tutto ciò lo porta a mettere un annuncio si craiglist e a improvvisarsi investigatore privato. Senza licenza. Lo affiancano l'amico fumettista, pazzoide e iper-emotivo e il brillante e piacevolmente egocentrico direttore di una rivista. Comicità raffinata e surreale, fra Wes Anderson e Woody Allen, tanto per dare delle coordinate da non prendere troppo alla lettera. Nella prima stagione i tre caratteri stentano a coordinarsi e le tre rispettive storie non sempre sono legate e appaiono frammentarie. Ma nella seconda stagione tutto si amalgama e fila liscio, regalando picchi di comicità e umanità che pochissime altre commedie riescono a raggiungere. Ecco quali...


Raising Hope Una famiglia della lower lower lower class americana e una bambina pucciosissima. È prodotto dalla stessa cricca di My Name is Earl. E se lì il cinismo era nella "media", qui ci sono andati giù pesante per contrastare, immagino, la pucciosità del tutto. Nella puntata natalizia, tanto per fare un esempio, il babbo cerca di ammazzare "passivamente" la suocera per non pagare le tasse sulla successione della casa, gratis fino a natale. Le lascia punzecchiare il fuoco finto nella TV, aspettando che prenda la scossa, non interviene quando si fa il caffè solubile col veleno per topi (la ferma solo quando lo offre alla moglie) e solo alla fine, quando la vecchia sta per strozzarsi con una polpetta, le dà un colpetto sulle spalle per fargliela sputare e fra i denti mormora: buon natale.
Ecco, per chi non ha mai visto la serie, questo dettaglio può essere un po' fuorviante, ma era solo per rassicurare gli scettici che non ci troviamo affatto di fronte alla solita comedy sulla famiglia, magari un po' particolare e disfunzionale, i buoni sentimenti e via dicendo. Perché sì, i sentimenti ci sono, ma si esprimono in modo quanto mai puro e realistico.

Community Io ho amato fin dalla prima puntata la comicità intelligente e l'originalità di questa serie. Ma so che alcuni hanno cominciato ad apprezzarla davvero solo a metà della prima stagione... quindi datele tempo e sarete ampiamente ricompensati. È un vulcano di idee, un crossover di generi, una esplosione di battute brillanti e giochi meta-linguistici inarrestabile. Forse è questo che le impedisce di avere il successo che merita. Un po' perché ci sono a volte troppe citazioni, un po' perché le battute sono fin troppo intelligenti e raffinate, quando non si alternano a una demenzialità surreale spiazzante, un po' perché... che ne so, certe volte le cose molto belle proprio non sono destinate a sfondare. È una serie camaleontica che riesce sempre a sorprendere perché non segue le imposizioni e i limiti del genere ed è di una profondità rara. In una delle puntate che più ho amato, in cui c'è una curiosa rivisitazione del "Giardino Segreto" e si parla anche di razzismo e differenze di genere, due personaggi così commentano la distruzione del loro piccolo eden segreto:
"La purezza che non può essere per tutti non è vera purezza.
Forse il paradiso è una bugia."

sabato 4 dicembre 2010

Il caldo e il freddo

È una tradizione solida e radicata quella di formare due partiti opposti ogni volta che viene introdotto un cambiamento. C’è anche chi si pone nel mezzo e cerca di individuare razionalmente rischi e vantaggi di tale cambiamento, ma si tratta di pochi, freddi pensatori “neutrali” (come se ovunque fosse necessario allestire un campo di battaglia). Se parli con passione, se sei caldo, devi schierarti. Così anche per gli ebook si sono formati due schieramenti ed entrambi si crogiolano al fuoco d’una parola presa in prestito dai due linguaggi più caldi della nostra storia: quello del sesso e quello della religione. Ah, la parola è feticismo.
Ci sono da una parte i feticisti della carta, dall’altra i feticisti della tecnologia.
Non voglio parlare qui del futuro dell’editoria, dei vantaggi e degli svantaggi dei nuovi supporti di lettura, dei nuovi scenari economici e culturali che tale innovazione può aprire. Mi interessa parlare degli “affetti”, dei sentimenti profondi, irrazionali, ma non per questo meno validi, che suscita l’ipotetica fine del libro stampato.
Probabilmente ai magnate dell’editoria che si apprestano a varare le navi del nuovo formato, non gliene importerà una cippa di fragili, evanescenti nostalgie per l’odore dell’inchiostro, per la ruvida, calda consistenza della carta e via dicendo. Oppure gliene importa, ma sanno che le passioni, in guerra come nel business, si costruiscono. Con la pubblicità, con i dibattiti in tv, con tutti gli strumenti di persuasione che, nella nostra epoca, rinunciando in gran parte alla violenza esplicita, hanno raggiunto vette impensabili in tempi meno "illuminati".
Il libro, comunque, è un colosso difficile da battere nella coscienza collettiva. È una cosa grossa, forse al livello della teoria della terra piatta o del sole che ci gira attorno. Stiamo parlando di qualcosa su cui sono state fondate intere religioni. E non venite a dire che contano le parole che sono nel cuore e che viaggiano nello spirito, perché quelle parole sono state vergate prima nella pietra, poi sulle pergamene o altre robe che dovrei aver studiato archeologia per sapere, poi ricopiate a mano da monaci pazienti e infine stampate su fogli di carta, ma sempre, sempre palpabili, annusabili, leccabili… e provate pure a leccare lo schermo di un computer e vedete se non prendete la scossa.
Sono state scritte su supporti solidi, caldi. Non sono parole immateriali, fredde.
Ecco, di questo m’interessa parlare. Di cosa consideriamo caldo e di cosa freddo e di tutti i sentimenti suscitati da queste parole e del peso che assumono in una conversazione “razionale”.
Provate a leggere uno qualsiasi dei forum in cui si parla di ebook o a parlarne con un amico. Verranno fuori sempre queste parole.
C’è chi giura che non leggerà mai un libro sul freddo schermo di un computer.
Non ho mai avuto modo di toccare un lettore ebook in funzione, ma sono abbastanza sicura che lo schermo del computer acceso è caldo. Spesso molto caldo.
Sicuramente più caldo di un foglio di carta.
Allora perché alla tecnologia si accompagna sempre l’aggettivo “freddo”?
Sarà colpa della fantascienza e delle infinite opere letterarie e cinematografiche che hanno dipinto civiltà future e ipertecnologiche nelle quali gli uomini si muovono in spazi asettici e hanno cervelli enormi e cuori (spesso anche sessi) striminziti?
Io per prima vorrei tanto dare la colpa (e il merito) alla fantascienza, a questo genere ghettizzato e disprezzato che, a mio parere, ha influito nella nostra cultura, intesa in senso antropologico, più di tutte le opere della cultura alta messe insieme. Credo anche che, se sopravvivremo agli sconvolgimenti climatici portati dal riscaldamento globale, un giorno le opere che definiranno la nostra epoca saranno soprattutto quelle fantascientifiche, come in passato lo sono stati il romanzo psicologico borghese, la poesia cavalleresca, i pipponi romantici. E il postmoderno? Manierismo.
Tornando all’accusa di freddezza a carico della tecnologia, temo di dover chiamare in causa imputati ben più “incorporati”(sempre nel senso dell’amico Bourdieu) e ancestrali di un genere letterario (basso e popolare, per giunta) del XX-XXI secolo.
Oggi sentiamo parole e non vediamo chi le pronuncia. Vediamo oggetti che non possiamo toccare e annusare. Interi mondi, immensi corpi solidi, non solo piccoli rettangoli di fogli rilegati, vengono risucchiati in microscopici chip.
Non comprendiamo come funzionano gli oggetti che usiamo quotidianamente e poco importa che, in fondo, anche una banale forchetta sia composta da atomi e micro-universi di cui non conosciamo il funzionamento. La quantità di “ignoto” percepita in un cellulare è più alta di quella percepita in una forchetta. È il percepito, non il “reale” che fa girare il mondo. (Ehm… non mi sembra il caso di accennare a Heisenberg e alla fisica quantistica in questo momento).
Inoltre, un libro, quando finisce nell’oscuro, invisibile spazio di un lettore ebook, diventa immateriale. Non si può sentire, toccare, annusare. Un morto non sente più nulla. La morte è fredda.
Eppure anche i pensieri e i sogni sono immateriali e nessuno definirebbe freddo e asettico il proprio cervello.
La tecnologia ha estromesso i nostri sensi e ci ha immersi nell’immateriale flusso del pensiero puro.
Non credo che i sostenitori del partito tecnologico e degli ebook abbiano argomenti più razionali dei “feticisti della carta”. Sono in gioco sentimenti profondi. È in discussione, come sempre, la definizione del mondo, di ciò che è caldo e di ciò che freddo. Di ciò che porta la vita e di ciò che porta la morte.
Qualcuno sarà pure arrivato a leggere fin qua e vorrà sapere in che partito sono io riguardo agli ebook. Bè, non sono nel mezzo. Ma non sono nemmeno un’estremista “tecnologica”. Sono favorevole, da molto prima che se ne parlasse anche nella nostra provincia Italia. A volte mi dispiace che non siano arrivati prima, quando dovevo aspettare che mio padre mi portasse in biblioteca o dovevo mettere da parte la paghetta destinata al pranzo per potermi comprare un libro. Penso all’enorme quantità di libri che avrei avuto a disposizione… In fondo, però, è meglio così. Già passavo tutto il tempo a leggere da piccola, se avessi avuto pure gli ebook sarei diventata bianca come un vampiro.
Tuttavia, non m’interessava scrivere un articolo a favore degli ebook. Mi piace contribuire, come una minuscola, effimera operaia, alla costruzione della grande torre di Babele del senso, ma ancor più mi piace allontanarmi dal lavoro, di tanto in tanto, e guardare da lontano come sta venendo su bene la torre.
 
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