Rapporti di ricerca sulla vita sessuale delle formiche australiane e sugli ultimi avvistamenti di corridori onirici

mercoledì 24 marzo 2010

Schegge di carta. Di romanzi e specchi

Oggi mi è arrivato un messaggio su Anobii: uno studente (di sociologia, presumo), per la sua tesina sul romanzo, mi chiedeva di rispondere a un breve questionario.
La prima domanda era: "Cosa c'è di meraviglioso nella lettura di un romanzo?"
Dopo aver succhiato, come zucchero sciolto sotto la lingua, tutti gli echi della parola "meraviglioso", che erano perlopiù strani mondi lontani, esotiche dolci violenze al senso del gusto e dell'ordinario, passeggiate sulle sabbie di vulcani inesistenti, in compagnia dei mostri (con cui, inspiegabilmente, avevo una sospetta familiarità), mi sono soffermata sulla pertinenza lessicale della domanda formulata dallo studente. Non un secco "bello", o un banale "fantastico" oppure - orrore! - un clinico "interessante". Ma "meraviglioso"... quella parola che in un lampo può far venire l'acquolina in bocca al nostalgico astinente lettore, che per lavoro o per analoghe sciocchezze sta sottraendo tempo prezioso all'esplorazione dei mondi dei suoi romanzi.
E dunque, cosa c'è di meraviglioso nella lettura di un romanzo?
C'è una speranza, quella stessa speranza che ci mantiene vivi. C'è il coraggio, pagina dopo pagina, di sfidare la morte, la brevità delle nostre vite. I romanzi ci permettono di vivere, sia pure di riflesso, innumerevoli altre vite, esperienze che per vari motivi non potremo mai fare. Poco importa se in questa casa degli specchi, dove ogni romanzo letto deforma o abbellisce la nostra immagine, gli unici illusi siamo noi che ci specchiamo, perché la morte non si lascia ingannare dai riflessi e alla fine ci prenderà lo stesso. Ogni lettore sogna, in segreto, di trovare il romanzo perfetto, quello che gli restituirà un riflesso talmente reale da ingannare la morte stessa.

venerdì 5 marzo 2010

Città di carne

Da bambina sognavo case fatte di corpi, strade di carne, mobili composti da braccia incrociate e tavoli con gambe umane. Pettinando le mie bambole fredde fantasticavo di camminare su tappeti di finissimi capelli intrecciati e di abbandonarmi in morbidi grembi-poltrone. Vedevo il mio corpo fra mille altri, a formare un immenso palazzo di carne, dove nessuno piange, nessuno è solo.

Nella città di carne i bambini si addormentano in stanze piene di occhi e quando hanno freddo non trovano il severo silenzio delle lenzuola, ma si riavvolgono in calde pance rumorose, posando il capo su morbidi glutei rosati. Quando vogliono guardar fuori non trovano l'ostilità del vetro, ma gambe che si aprono su schiene illuminate e braccia in fiore.

Nella città di carne non ci sono specchi. I corpi hanno la felicità immobile delle cose. Solo le ombre vivono, si affannano e sognano.

mercoledì 3 marzo 2010

Nuovi appuntamenti al buio

Segnalo due nuove inziative per la promozione del mio libro "Al buio non parliamo delle stagioni".
Finché non gli faccio un sito tutto suo, dovrò ospitarlo nel blog. Ma ci sto lavorando...

Pagine di donne

Un reading tutto al femminile di autrici Albus.

Mercoledì 10 marzo, ore 17.30
Salone delle suore trinitarie
via Giovanni de Matha, Somma Vesuviana (NA)

Introduce: Anna Maria Pone (presidente F.I.D.A.P.A.)
Interventi delle scrittrici: Marialuisa Amodio, Anna Bruno, Irene Caliendo, Emanuela Esposito, Elena Grande, Marta Pagliaro.

Presentazione di "Al buio non parliamo delle stagioni" a Rovigo.

Sabato 13 marzo, ore 18.30
Libreria "Spazio Libri"
Corso del Popolo, 219, Rovigo
Relatore: Giovanni Chiarini, giornalista del Corriere del Veneto.

Vi aspetto!
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