Rapporti di ricerca sulla vita sessuale delle formiche australiane e sugli ultimi avvistamenti di corridori onirici

venerdì 5 marzo 2010

Città di carne

Da bambina sognavo case fatte di corpi, strade di carne, mobili composti da braccia incrociate e tavoli con gambe umane. Pettinando le mie bambole fredde fantasticavo di camminare su tappeti di finissimi capelli intrecciati e di abbandonarmi in morbidi grembi-poltrone. Vedevo il mio corpo fra mille altri, a formare un immenso palazzo di carne, dove nessuno piange, nessuno è solo.

Nella città di carne i bambini si addormentano in stanze piene di occhi e quando hanno freddo non trovano il severo silenzio delle lenzuola, ma si riavvolgono in calde pance rumorose, posando il capo su morbidi glutei rosati. Quando vogliono guardar fuori non trovano l'ostilità del vetro, ma gambe che si aprono su schiene illuminate e braccia in fiore.

Nella città di carne non ci sono specchi. I corpi hanno la felicità immobile delle cose. Solo le ombre vivono, si affannano e sognano.

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