Rapporti di ricerca sulla vita sessuale delle formiche australiane e sugli ultimi avvistamenti di corridori onirici

sabato 19 dicembre 2009

25° Anniversario della mia vita da lettrice

A fine anno internet si riempie di liste dei migliori film, libri, dischi, marche di sigarette (ah, quelle no, mi sa), palline da tennis, riviste di caccia e riviste di musica e riviste sul panda coreano, blog, personaggi dei cartoni, cioccolata, carta da pacchi e carta da parati, le migliori bolle da scoppiare (quelle piccole o quelle belle grosse che danno soddisfazione ma finiscono prima?) e così via.
Sto terminando il 2010 con uno dei libri più straordinari che mi sia mai capitato di leggere: "Edwin Mullhouse: vita e morte di uno scrittore americano" di Steven Millhauser. Leggo lentamente, gustando ogni minuziosa descrizione di questo incredibile capolavoro perché so che non mi capiterà un libro simile per molto tempo. Non che non ce ne siano di altrettanto belli, ma questa biografia immaginaria di uno scrittore di dieci anni è la quintessenza della rarità, è, a dire il vero, unica.
In onore della biblioteca di Edwin a 5 anni, farò una lista dei migliori libri letti in 25 anni. Uh, sì, compio 25 anni come lettrice e voglio festeggiare.
Ecco, in ordine del tutto casuale, i libri che mi hanno formata, che più ho amato, che hanno costruito, pagina dopo pagina, lo skyline del mio immaginario e i confini della mia visione del mondo.
Sicuramente avranno fatto la loro bella parte anche gli altri 900 e passa libri che non includerò nella lista, per essere onesta. Anche i brutti libri formano. I mediocri sono i migliori a lavorare nei sotterranei dell'inconscio. I bei libri si dispongono come fedeli, solidi mattoni. Ma qui citerò solo quelli che per me sono i migliori, quelli che porterei nell'isola deserta (anche se non riuscirei a trascinare la valigia) o che imparerei a memoria in uno scenario alla Fahrenheit.

Questi davvero quando avevo dieci anni li sapevo a memoria. Li ho letti una dozzina di volte a testa:
Mark Twain "Le avventure di Huckleberry Finn"
Astrid Lindgren "Ronja, la figlia del brigante"
Lewis Carroll "Le avventure di Alice nel paese delle meraviglie / Attraverso lo specchio"

Poi, a undici anni, ho scoperto il fantasy:
J.R.R. Tolkien "Il signore degli anelli"
(qui ci sarebbero una quarantina di libri che non meritano il podio, anche se mi erano piaciuti all'epoca)

A tredici anni ho letto il primo libro "formativo", quello che ti cambia il modo leggere:
Jack London "Martin Eden" di cui, letto qualche anno dopo, cito anche "Il vagabondo delle stelle"
Ho buttato i fantasy e mi sono data alle letture "serie" e ai "grandi classici" per così dire, intervallati da qualche contemporaneo. Questi i libri che rileggerei (se non ce ne fossero tanti altri in giro da scoprire)
Arthur Rimbaud "Opere in versi e in prosa"
William Blake "Visioni"
Jean Genet "Notre-Dame-des-Fleurs", "Querelle de Brest" e "Le serve"
Charles Baudelaire "I fiori del male e tutte le poesie"
Fedor M. Dostoevskij "I fratelli Karamazov", "Delitto e castigo", "L'idiota" e "I demoni"
Nietzsche "Crepuscolo degli idoli", "Così parlò Zarthustra"
Hermann Hesse "Siddharta", "Il lupo della steppa" e "Narciso e Boccadoro"
Thomas Mann "Doctor Faustus"
Luigi Pirandello "Uno, nessuno e centomila"
G. G. Màrquez "Dell'amore e di altri demoni"
John Updike "Brazil"
Fleur Jaeggy "La paura del cielo" e "I beati anni del castigo"
Antonin Artaud "Eliogabalo o l'anarchico incoronato" e "Il teatro e il suo doppio"
Coleridge "La ballata del vecchio marinaio"
Josè Lezama Lima "Paradiso"
Albert Camus "Lo straniero"
Samuel Beckett "Aspettand Godot"
Federico Garcìa Lorca "Libro de Poemas", "I sonetti dell'amore oscuro" e il "Romancero Gitano"
D.H. Lawrence "Il serpente piumato"
Edgar Allan Poe "Racconti del terrore"
Franz Kafka "Il processo" e "I racconti"
Giacomo Leopardi "Canti"
Jack Kerouac "Sulla strada"
Virginia Woolf "Orlando"
M. A. Bulgakov "Il Maestro e Margherita" e "Cuore di cane - Diavoleide - Le uova fatali"
Nikolaj V. Gogol "Il cappotto; il naso"
Shakespeare "Amleto"
Marguerite Yourcenar "L'opera al nero"
Somerset Maugham "La luna e sei soldi"
Elsa Morante "Menzogna e Sortilegio" e "La storia"
Jerome K. Jerome "Tre uomini in barca"
Fernando Pessoa "Il libro dell'inquietudine di Bernardo Soares"
Italo Calvino "Le città invisibili"
Arundhati Roy "Il dio delle piccole cose"
 
A vent'anni ho capito che ghettizzare le opere di genere era una gran cazzata e che Philip K. Dick poteva stare benissimo accanto a Dostoevkij nella mia personale lista di capolavori (e anche in quella generale, va...) Ho letto tonnellate di fantascienza e fantasy. Ho scoperto i fumetti. And the best, nel solito ordine casuale
Philip K. Dick "Un oscuro scrutare", "La svastica sul sole", "Ubik", "I Simulacri", "Scorrete lacrime, disse il poliziotto" e "Radio libera Albemuth"
Theodore Sturgeon "Cristalli sognanti" e "Nascita del superuomo"
Gregory Bateson "Verso un'ecologia della mente"
Angela Carter "Le infernali macchine del desiderio del dottor Hoffmann"
Ango Sakaguchi "Sotto la foresta dei ciliegi in fiore"
Hugo Pratt "Corto Maltese"
Douglas Adams "Guida galattica per autostoppisti" e "La vita, l'Universo e tutto quanto"
Ursula K. Le Guin "I reietti dell'altro pianeta" e "La falce nei cieli"
Neil Gaiman "Sandman" e "American Gods"
Julio Cortàzar "I racconti"
George Orwell "1984"
Richard Matheson "Io sono leggenda" e "Tre millimetri al giorno"
Marjane Satrapi "Persepolis"
Alejandro Jororowsky - Moebius "Incal"
William Golding "Il signore delle mosche"
Roger Zelazny "Le cronache di Ambra"
Haruki Murakami "L'uccello che girava le viti del mondo"
Jorge Luis Borges "Finzioni" e "L'Aleph", "Altre inquisizioni"
Ray Bradbury "Fahrenheit 451"
Dylan Thomas "Poesie e racconti"
Joseph Conrad "La linea d'ombra"
Carlo Ginzburg "Il formaggio e i vermi"
Tzvetan Todorov "La conquista dell'America."
Alan Moore "Watchman"
Enki Bilal "Trilogia Nikopol"
Pierre Bourdieu "La distinzione"
Michael Chabon "Il sindacato dei poliziotti Yiddish"
Josè Saramago "Cecità"
Shaun Tan "L'approdo"
Charles Burns "Black Hole"

ah... e anche se non l'ho ancora finito:

Steven Millhauser "Edwin Mullhouse: vita e morte di uno scrittore americano"

A che e a chi serve questa lista? Che ne so... a che servono le liste? A non dimenticare, forse, a creare un po' di polemica se sono classifiche. Questo è il mio personale distillato alchemico di 25 anni di letture. Magari non tutti sono capolavori, alcuni semplicemente li ho amati troppo o sono stati talmente importanti da cambiare la mia vita e il mio modo di essere.

giovedì 10 dicembre 2009

Corpse fashion


Negli Stati Uniti hanno una cura e una fantasia nell'imbellettare e vestire i defunti che ci fa sembrare pastori neanderthaliani di fronte a una modella parigina. Dall'America del Nord (dopo il rimprovero di un mio studente peruviano cerco sempre di specificare) vengono pure le ultime tendenze in campo funebre.
C'è chi usa le ceneri del caro estinto per far sviluppare la sua ultima fotografia (azienda fotografica InkAfterlife) e chi le usa per creare un diamante. Una volta si portava al dito l'anello della nonna, adesso si può portare direttamente la nonna, cremata e pressurizzata in uno splendido diamante da far incastonare in un anello o in un pendente. Sul sito dell'azienda Life Gem promettono anche diamanti ricavati dai capelli di Michael Jackson.
C'è anche chi usa solo i capelli dei morti per creare esclusivi gioielli (mourning objects, come li definisce la designer Anna Schwamborn). Certo, indossare solo una ciocca di capelli della nonna non è come averla tutta nel diamante, ma il concept è più antico, non lontano dalle usanze funebri di molti popoli.
Pensate che tragedia se un ladro ti sfila la nonna dal dito in metropolitana o te la strappa dal collo sfrecciando in motorino mentre vai a fare shopping. Potrebbe essere un nuovo sbocco per le imprese di rapitori ("ho il diamante con tua nonna, portami centomila euro e niente polizia!")

Aldilà del titolo scemo di questo post e del tono altrettanto scemo con cui ho elencato alcune nuove tendenze nell'elaborazione del lutto e nei riti funebri, il tema merita di essere trattato in modo più serio e approfondito da qualche antropologo (e sicuramente l'hanno già fatto).

Bellezza del virus

Da qualche giorno cerco e salvo sul desktop ingrandimenti di virus. Mi affascinano quelle forme, spesso sferiche o oblunghe, punteggiate di aghi, escrescenze fiorite, filiformi o elicoidali. Un trittico di gigantografie di papilloma, dengue e virus dell'aviaria non sfiguerebbe in salotto, al pari di un bel paesaggio giapponese o di una serie impressionista.
Mi rasserena più di ogni cosa vedere come la natura riproduca la bellezza nell'invisibile, fin nel più piccolo dettaglio.


Dove non arriva l'occhio umano, dalle vastità dell'universo a quelle della polvere di casa, dai colori delle galassie alle striature del corpo di un batterio, ci pensano i progressi nelle ottiche.
Con la consapevolezza che la bellezza è ovunque, fin negli agenti della morte e nelle forme della putrefazione, potrei eliminare la paura della morte, della totale infinita non esistenza.
Proverò a sfogliare le foto dei virus, prima di andare a dormire, e vi farò sapere se funziona.
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